redazione il torinese

TUTELA DEGLI ANIMALI, ALL'ON. BRAMBILLA LA “STELLA AL MERITO SOCIALE”

BRAMBILLA

“Per aver dato voce a chi non ha voce e migliorato la convivenza tra uomo ed animali”, l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’ Ambiente, ha ricevuto ieri sera la “Stella al merito sociale 2015”dell’associazione “Cultura&solidarietà”

 

Il prestigioso riconoscimento, “destinato a coloro che si sono distinti nel sociale”, è stato consegnato dal presidente dell’associazione, Francesco Vivacqua, durante la 7.a edizione dell’”International social commitment Award” al Teatro Dal Verme di Milano. Premia il lungo impegno dell’on.Brambilla per la tutela dei diritti degli animali. Tra le principali iniziative, la campagna contro la vivisezione e l’allevamento di cani da laboratorio di Green Hill, la lotta al randagismo e per fermare il traffico di cuccioli, la proposta di riconoscere, anche in Costituzione, sull’esempio del trattato di Lisbona, gli animali come “esseri senzienti” portatori di diritti, gli accordi con i Comuni, con Ferrovie dello Stato e con Autogrill per promuovere una migliore convivenza tra l’uomo e gli animali domestici, la battaglia contro la caccia e quella contro il consumo e il traffico di carne di cane in Asia. L’on.Brambilla, imprenditrice, giornalista professionista e scrittrice, ha fatto parte del IV governo Berlusconi, prima come sottosegretario al Turismo (2008-9) e poi come ministro (2009-2011).

 

 

 

Saccheggiavano cimiteri, recuperati portafiori in rame e ottone

CIMITERO

Denunciati dai carabinieri e  dalla polizia municipale di None

 

Due uomini, di 44 e 68 anni, sono stati denunciati dai carabinieri e  dalla polizia municipale di None, con l’accusa di furto aggravato di arredi cimiteriali e ricettazione. A casa di uno dei due italiani sono stati sequestrati più di 100 portafiori in rame e ottone – informa l’Ansa – per un valore di circa 12 mila euro, tutti  rubati al cimitero di None. Sono sospettati di aver organizzato ed effettuato numerosi altri furti in cimiteri del pinerolese.

I Balcani nelle immagini di Paolo Siccardi

balcani3La mostra è esposta in un luogo-simbolo della storia del Novecento: la Casa della Resistenza di Fondotoce, a Verbania. In quelle immagini, rigorosamente in bianco e nero, sono riassunti dieci anni di guerre, di speranze e di cambiamenti di confini 

 

siccardi foto“Per me i Balcani, oltre a guerre e secessioni, richiamano note bastarde, voci e frequenze che bucano i confini, ignorano i visti, i passaporti e le lingue, per andare dritti al cuore dell’uomo”. Così descrive le terre ad est, oltre l’Adriatico, Paolo Rumiz, giornalista e scrittore. Ed è più o meno lo stesso per Paolo Siccardi che però non usa le parole ma le immagini delle sue fotografie. “Balcani, oltre i confini” è il titolo della mostra esposta in un luogo-simbolo della storia del Novecento:la Casa della Resistenza di Fondotoce, a Verbania. In quellebalcani2 immagini, rigorosamente in bianco e nero, sono riassunti dieci anni di guerre, di speranze e di cambiamenti di confini nei Balcani attraverso un viaggio itinerante che parte dalla rete di Gorizia e corre lungo un sottile filo virtuale unendo queste terre ad un unico destino. Un viaggio attraverso linee di confini che non rappresentano solo cicatrici nella geografia dei luoghi   ma un grumo d’emozioni, gioie e soprattutto dolore che pesano nell’anima della gente che abita e abitava queste regioni. Soprattutto a cavallo del millennio, nell’ultimo decennio del “secolo breve”.

 

balcani1Tempo di guerre e dissoluzione, raccontato da Siccardi, photoreporter freelance noto per i suoi reportage dalle zone di guerra più “calde” del mondo, fissando ogni tappa del viaggio con le immagini  più significative, corredate da un brevissimo scritto a commento. Un progetto visivo che si apre con una fotografia simbolica del riflesso in una pozza d’acqua della rete di Gorizia abbattuta nel 2004 che divideva i quartieri periferici della città italiana con quella slovena di Nova Gorica. Le fotografie che seguono sono un flash-back all’indietro del lavoro proposto, cioè alcune immagini dei clandestini che negli anni novanta,per sfuggire alle guerre balcaniche, attraversavano come oggi quella frontiera. Fermati dalla Polizia, schedati ebalcani4 rimandati ai loro paesi di origine, lasciando per terra lungo le maglie bucate della rete la propria memoria storica dei ricordi (fotografie dei propri cari, documenti ed oggetti personali per non essere identificati dalle autorità di frontiera). Quella rete per i migranti diventava la porta per l’Europa di Schengen come oggi il passaggio a nord di Subotica, in Ungheria. Il percorso segue poi la linea della complessa geografia dei confini nella ex-Jugoslavia negli ultimi vent’anni, con le singole popolazioni stritolate da u conflitto pazzesco con i propri vicini di casa e con la propria storia.

 

Tutte le fotografie sono tratte da un lungo lavoro nell’arco degli anni del conflitto, spostandosi sui vari fronti della guerra e toccando non l’aspetto militaristico, ma bensì quello sociale delle popolazioni della ex-Jugoslavia. Siccardi, in quegli anni, scatta immagini dalla Croazia alla Bosnia, dal Kosovo alla Serbia e dedica un intenso capitolo al lungo assedio di Sarajevo. Una di questa straordinanza testimonianza fotografica include l’Albania, “il paese delle Aquile”, prima del grande esodo di Bari del 1991 e chiuso per quart’anni balcani5da un regime nel cuore dell’Europa, per giungere alla rivolta dei Comitati Spontanei Rivoluzionari nel 1997 con la caduta delle società finanziarie albanesi creando il “caos” tra la popolazione e una guerriglia di bande rivali all’interno dello stesso territorio. La Romania, con la pesante eredità lasciata dal “Contucator” Ceausescu si propone con i suoi tremila ragazzi di strada che vivono nelle fogne di Bucarest, sniffando colla. Gli orfanotrofi e ospedali dove sono ricoverati i bambini sieropositivi, usati al tempo del dittatore come cavie umane dalle case farmaceutiche straniere per la sperimentazione medica. Le storie raccontate in questo capitolo sono il vissuto personale dell’autore con i ragazzi di strada, vivendo sotto terra nei cunicoli a Bucarest per ottenere la loro fiducia ed essere accettato all’interno dei loro clan.

 

Così come il racconto all’interno dell’ospedale “Babes” di Bucarest e nella Casa Famiglia di Mino D’Amato dove vivono i bambini colpiti da HIV. C’è poi a Moldavia, piccola parentesi all’interno della Romania, attraversata dal Danubio che solo in terra balcanica ritorna con il nome al maschile “Die Donau”; una regione considerata, dopo il crollo del socialismo, la nuova frontiera occidentale, ma attualmente dopo vent’anni si trova ad essere “l’est più ad est” che si possa immaginare di quelle terre. Lo stesso si può dire per la Bulgaria, dove le immagini narrano la lenta trasformazione del paese che dal socialismo passa alla privatizzazione delle piccole e medie industrie tra mille contraddizioni. Un viaggio che, nella quarta ed ultima sezione, comprende la Macedonia, triangolo di terra conteso tra Albania e Grecia, dove nel ’99 scoppiarono alcuni tumultibalcani6 da parte dalla minoranza kosovara albanese contro il governo centrale per l’indipendenza di alcune parti del territorio. E qui, l’esistenza dell’ultimo capo spirituale del sufismo nei Balcani,  consente d’imprimere una boccata di spiritualità alla complessità del lavoro fotografico che incontra poi la Grecia a Salonicco, l’antica Tessalonica, dove si mescolano le popolazioni di diverse etnie migranti, considerata la porta tra occidente ed oriente, sul bordo di un confine inesistente.

 

L’ultima immagine del percorso fotografico (riassunto nella sua totalità dal video che accompagna l’esposizione) ci porta in riva al mare, a quell’Adriatico che, simbolicamente, si propone come linea virtuale che corre in uno spazio obliquo infinito, a volte quasi irraggiungibile per i clandestini che affrontano un viaggio per la fuga. E’“il mare dell’intimità”, come lo definisce Predrag Matvejevic, uno dei più grandi intellettuali europei dei Balcani .Lo stesso specchio d’acqua su cui s’affacciano genti diverse per genere e provenienza, le cui storie sono inesorabilmente destinate ad intrecciarsi, come ci suggerisce Paolo Siccardi che, con le sue immagini, ci regala forti emozioni e  un potente richiamo alla realtà della storia. 

 

Marco Travaglini

Lettera a un amore mai nato

Vagavamo con aria serissima per la città al tramonto come due soldati che si tengono per mano, in silenzio, così, con qualche occhiata complice, come se ci conoscessimo da una vita

 

 

cuore coppia amoreCiao amore mai-nato, quanto ci saremmo divertiti insieme. Quante cose avremmo potuto fare se solo quel giorno anzichè camminare e guardarti di striscio ti avessi afferrato e tirato giu dal pullman in cui ti avevo occhieggiato per baciarti davanti a tutti, una scena proprio tanto da film.

 

Avremmo preso insieme un enorme gelato di quelli con la panna le nocciole e anche i marshmallows, e pure il cacao, ho deciso così. Io potevo sbrodolarmi tanto ero vestita di nero-ma no che triste il nero, facciamo che ero vestita di blu- e tu facevi finta di non vedere le ditine appiccicose e la faccia piena di cioccolato.

 

Vagavamo con aria serissima per la città al tramonto come due soldati che si tengono per mano, in silenzio, così, con qualche occhiata complice, come se ci conoscessimo da una vita. E gli altri pensavano “che coppia” lei tutta impettita nel suo metro e cinquanta la coda biondissima e la faccia piena di gelato e lui invece così alto e rosso di capelli e la faccia serissima. Sembrano felici però a vederli da qui.

 

E la cosa bella è che noi eravamo veramente felici, il sorriso non ci serviva a niente, avevamo uno scopo, ed era camminare allacciati sconosciuti e innamorati, senza fermarci mai.

 

Federica Billone

Allarme funghi velenosi al parco Rimembranza, troppi gli avvelenamenti in città

funghi forestale

Gli episodi in questi giorni sono stati numerosi, spesso nelle famiglie di romeni i cui ragazzi nati in Italia, a volte non conoscono la differenza tra funghi mangerecci o tossici

 

Il caso più eclatante è l’intervento alle Molinette eseguito dal professor Mauro Salizzoni e dalla sua equipe ( nel reparto che ha compiuto 25 anni in questi giorni), che  ha salvato con un trapianto di fegato un uomo che aveva mangiato funghi velenosi, causa di  un’epatite fulminante. Si tratta di un muratore romeno di 54 anni della provincia di Torino, che aveva cenato con funghi mercoledì sera. E’ molto probabile che abbia mangiato dell’amanita falloide, fungo di altissima tossicità, Il giorno dopo ha iniziato a star male, fino al ricovero all’ospedale di Ivrea. Poi è stato trasferito alle Molinette. In breve tempo, lanciato l’allarme per la ricerca di un fegato da parte di un donatore, l’organo si è reso disponibile: il fegato è arrivato la notte scorsa dall’ospedale Cardarelli di Napoli e il 54enne è stato salvato. Ma gli avvelenamenti in questi giorni sono stati numerosi, spesso nelle famiglie di romeni i cui ragazzi nati in Italia, a volte non conoscono la differenza tra funghi mangerecci o tossici. Una famiglia di origine romena di sette persone è stata avvelenata dopo il pranzo a base di risotto. Ora stanno tutti bene. Al Parco della Rimembranza, sulla collina torinese, a due passi dal Po,  si trovano numerosi esemplari Amanita Phalloides: si tratta dei funghi più velenosi, e in molti casi mortali se ingeriti. Lo comunica la Polizia Municipale, anche via Twitter,  che raccomanda ai frequentatori del parco di non raccoglierli e di prestare la massima attenzione al riguardo. Bisogna davvero avere molta prudenza, in passato si sono verificati casi mortali o gravi intossicazioni

Un'Aida da Oscar inaugura la stagione lirica del Teatro Regio

auditorium debussy

Scelta per celebrare la riapertura al pubblico dopo tre anni di lavori del Museo Egizio, l’Aida per la regia di William Friedkin è un’opera verdiana senza tempo

 

 

Di tutta l’opera dell’Aida verdiana forse l’aria più famosa rimane “Celeste Aida”, la romanza che lega sicuramente la sua celebrità a grandi interpreti come il tenore Enrico Caruso. Di rara bravura sono anche gli interpreti che saliranno sul palco mercoledì 14 ottobre, alle 20,  per interpretare l’Aida, cui il teatro Regio di Torino affida quest’anno l’inaugurazione della sua stagione lirica.  Il ruolo del capitano Radames è affidato al tenore Marco Berti, quello della schiava etiope al soprano Kristin Lewis, e quello di Amneris, la figlia del faraone invaghita di Radames, al mezzosoprano Anita Rachvelishvili.  Sarà un’Aida trionfale da Oscar quella che incanterà il pubblico torinese, da Oscar appunto, perché a firmare la regia è William Friedkin,  già premio Oscar per la regia dell’ “Esorcista”,  esponente di punta della “New Hollywood” degli anni Settanta e autore di capolavori polizieschi quali “Il braccio violento della legge” (The French connection).

 

Cresciuto nei quartieri malfamati di Chicago, con il film precedente è stato riconosciuto come un giovane prodigio. Vincitore di cinque Premi Oscar e tre Golden Globe, ha firmato la sua prima regia d’opera nel 1999. Da allora ha realizzato diversi allestimenti che hanno da sempre attirato l’attenzione della critica.  “Spesso impiego anche due anni – spiega Friedkin – per mettere a fuoco una regia; non amo le provocazioni inutili che si scontrano con le idee del compositore. Dal mio punto di vista il carattere più interessante in Aida è quello di Amneris,  perché in lei convivono emozioni opposte, di amore e odio per il capitano delle guardie, personaggio con il quale faccio fatica a identificarmi,  perché veicola un conflitto troppo violento. Appena lo incontriamo sulla scena, il suo desiderio più profondo è quello di condurre il suo popolo in battaglia, ma nel giro di pochi minuti è pronto a lasciar perdere e a tradire la sua gente per amore di una schiava,  Aida, figlia del re degli Etiopi”.

 

In questa produzione Kristin Lewis, originaria dell’Arkansas, sarà Aida. Dotata di un timbro sensuale, corposo e limpido, ha interpretato per la prima volta questo ruolo nel 2006, presso l’Opera del Cairo e ha fatto di questo personaggio verdiano un punto di riferimento.  Anita Kachvelishvili sarà Amneris. L’immensa quantità di suono e di armonici che possiede questa mezzosoprano dà nuova luce al difficile ruolo creato da Verdi, di gran peso vocale e drammaturgico. Il tenore Marco Berti, che il pubblico del Regio ha  avuto modo di ascoltare in ruoli a lui congeniali, quali don Jose’ , Pollione,  Cavaradossi, possiede un timbro luminoso e duttile, perfetto per il ruolo del condottiero, che risulta una parta impervia e complessa, per la quale Verdi scrisse passi di grande finezza espressiva. Il basso baritono Mark S. Doss interpreterà il ruolo di Amonasro, dimostrandosi capace di scolpire ogni sillaba del dettato verdiano con potenza e musicalità. Coerentemente con il lavoro realizzato per il primo allestimento, il regista ha scelto di mantenere in scena le ambientazioni originali dell’antico Egitto. A Torino, dove ha sede il Museo Egizio,  il secondo al mondo per le antichità egizie dopo quello del Cairo, con questo allestimento di Aida si è voluto rendere omaggio alla riapertura del Museo dopo tre anni di lavori.

 

“Ciò che più mi affascina di questa imponente partitura verdiana – spiega il regista – è la visione di Verdi, capace di spaziare da uno spettacolo maestoso, corale e di grande respiro, a piccoli momenti di profonda intimità.  Da un lato è presente la grandiosità dei panorami e delle marce trionfali, dall’altra l’intreccio affettivo tra i due amanti, Radames e Aida, che saranno legati per l’eternità,  cui si contrappone la solitudine di Amneris, che solo alla fine comprende che Radames prova un amore fortissimo e divorante per Aida, e che ciò è scritto nel destino. La musica di Verdi è dono di Dio, capace ancora oggi di stimolarci e  ispirarci, emozionandoci. Le sue opere, oltre a essere bellissime, sono meravigliose da vedere. Basti pensare al finale dell’Atto II, la scena più spettacolare che mai sia stata scritta per l’opera”.

 

Mara Martellotta

"Tarocchi" Volkswagen, la prima richiesta danni parte dal Piemonte per un'Audi

volkswagen

La coppia di Cuneo, proprietaria di una A3, fanno sapere i suoi legali, sta anche preparando una class action

 

Il prossimo 26 ottobre, in tribunale a Cuneo, è programmato un incontro di mediazione tra la Volkswagen e i proprietari di una vettura Audi, i quali chiedono, informa l’Ansa: “il risarcimento integrale dei danni”. Un episodio da ricondurre al ‘dieselgate’. La coppia di Cuneo, proprietaria di una A3, fanno sapere i suoi legali, sta anche preparando una class action e si tratta della prima mediazione in Italia nell’ambito dello scandalo che ha coinvolto il gruppo tedesco. Il pasticciaccio Volkswagen lascerà il segno anche in Italia e in Europa. La procura della repubblica di Torino aveva già  aperto un’inchiesta sul caso dei taroccamenti sulle emissioni atmosferiche. Gli accertamenti riguarderanno le vetture in circolazione sul territorio nazionale. Alcune settimane fa, infatti, il pm Raffaele Guariniello, con la collaborazione dei carabinieri del Nas ha aperto un fascicolo in cui sono ipotizzati alcuni reati come la frode in commercio. Gli accertamenti saranno in seguito estesi anche ad altre case automobilistiche.

   

Lapo testimonial del made in Italy a Londra

VIP Guests: Day 5 - MBFWI Presented By American Express Fall/Winter 2014

Sul canale Tv CNBC Worlwide News e CNBC Class

 

“Io credo nel fare impresa in Italia perché la qualità dei prodotti italiani è davvero alta”. Lo afferma Lapo Elkann, nelle vesti di testimonial del made in Italy sul canale Tv CNBC Worlwide News e CNBC Class. In diretta da Londra ha illustrato la sua ultima iniziativa imprenditoriale, denominata Garage Italia Customs: si tratta di un  ‘progetto sartoriale’ per personalizzare  con eleganza auto e moto. “Più semplice partire da mercati dove c’è più possibilità di fare fatturato – ha spiegato Lapo- ma credo nell’importanza della filiera italiana”.

MONTAGNA, RUFFINO E VIGNALE: ABOLITO IL BOLLO RACCOLTA FUNGHI

funghi raccolta

ISTITUITE LE TESSERE GIORNALIERE E SETTIMANALI

 

“Solo il nostro lavoro ad oltranza in Consiglio regionale ha permesso che venisse abolita la marca da bollo sul titolo per la raccolta funghi e che venissero previste le tessere giornaliere e settimanali”. Ad annunciarlo Daniela Ruffino e Gianluca Vignale consiglieri regionali di Forza Italia, commentando il risultato ottenuto dopo la dura battaglia condotta nell’assise regionale piemontese. Spiegano i due azzurri: “Avremmo apprezzato sicuramente una maggior sensibilità da parte dell’assessore sulle sollecitazioni che a più riprese gli abbiamo sottoposto. Per esempio continuiamo ad essere perplessi circa la scelta di demandare, in questo momento, alle Unioni Montane la previsione di eventuali riduzioni delle tariffe. Purtroppo le Unioni Montane tardano a decollare come tutti sanno, e quindi questa decisione della Giunta Chiamparino si traduce nella realtà in una non scelta”. Concludono Ruffino e Vignale: “Certamente resta il fatto che due grandi risultati sono stati ottenuti: abolizione della marca da bollo e possibilità di ottenere il titolo per la raccolta funghi giornaliero e/o settimanale. Proprio su quest’ultima novità possiamo annunciare che i voucher sono disponibili e che ad oggi le richieste da parte degli Enti interessati si aggirano attorno alle 2.300 tra abbonamenti giornalieri e settimanali”.