DALL’EMILIA ROMAGNA
E’ stato denunciato in stato di libertà un artigiano calabrese 61enne, residente a Bologna, per violenza sessuale nei confronti di una 20enne, originaria di Campobasso. L’uomo l’avrebbe contattata con la scusa di offrirle la possibilità di svolgere le pulizie domestiche. La ragazza ha riferito che l’uomo, dopo averla invitata per un colloquio a casa sua, le avrebbe somministrato dei farmaci e avrebbe abusato di lei. Risvegliandosi confusa si è rivolta ai Carabinieri che hanno avviato le indagini. La perquisizione a casa dell’uomo, con diversi precedenti, è stato rinvenuto un farmaco ansiolitico e sedativo.
La situazione forse migliorerà con le piogge di questi giorni, ma non sono mai state tanto limitate negli ultimi 50 anni, nel primo trimestre dell’anno, le risorse idriche nella metà dei bacini del Piemonte. Solo un aprile molto piovoso potrebbe ricondurre la situazione generale alla normalità in breve tempo, ma pare che non pioverà molto. L’ Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) ha rilevato che all’inizio dell’anno mancano in media 160 mm di acqua, essendone caduti 60, anziché 220. Dal mese di novembre il deficit di neve è compreso tra il 20% e il 50%, mentre il Lago Maggiore è in carenza di 200 milioni di metri cubi. Il fiume Po a Isola S.Antonio nell’alessandrino ha avuto a marzo una portata del 46% al di sotto del valore storico. Intanto è caduto quasi un metro di neve in 24 ore sulle Alpi del nord della regione mentre , a quote più basse, sono scesi fino a 100mm di pioggia.
(foto Mario Alesina)
Doppietta del “Gallo” Belotti: blucerchiati battuti 2-1. E la Champions League non è poi così distante…
Un bel Torino torna alla vittoria (dopo la sconfitta interna 2-3 col Bologna di prima della sosta ed il pareggio 1-1 di Firenze di domenica scorsa) nell’importantissimo scontro diretto con la Sampdoria, piegata per 2-1 grazie alle reti del “Gallo” Andrea Belotti, a segno al 33′ e al 46′ del primo tempo. La rete di Manolo Gabbiadini all’83’ non impaurisce il Toro, che fa suoi tre punti importantissimi in ottica europea. Europea, ma quale? L’Europa League oppure la più importate (e ricca) Champions? La classifica vede ora i granata al quinto posto (a quota 48), a pari merito con Atalanta (che gioca stasera in casa col Bologna), Lazio (sconfitta per 0-1 a Ferrara dalla SPAL, ma anch’essa con una partita in meno -quella con l’Udinese-, che recupererà il prossimo 17 aprile) e Roma (bloccata sul 2-2 interno dalla Fiorentina): la quarta piazza, attualmente appannaggio del Milan (52 punti, fermato sull’1-1 a San Siro dall’Udinese) dista quattro lunghezze, che non sono poche, ma neppure tantissime, quindi è più che comprensibile fare un pensiero “indecente” all’ex Coppa dei Campioni. Con un Belotti al massimo, il Toro ha le carte in regola per conquistare l’accesso all’Europa League, cullando quel sogno chiamato Champions. Il prossimo turno di campionato vedrà i granata impegnati sabato (ore 15) a Parma, al cospetto degli emiliani sconfitti (2-3) in Ciociaria da un Frosinone penultimo ma (giustamente) per nulla rassegnato al ritorno in cadetteria.
Giuseppe Livraghi
Con il Progetto Beethoven accorda la Sinfonia al tuo Sentire, la RAI fornirà uno spazio accessibile per le persone sorde con impianto cocleare e protesi acustica all’interno dell’Auditorium Rai di Torino ‘Arturo Toscanini’
Un ‘sentire comune’ che ha unito nel percorso Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica, Centro di Produzione di Torino e Responsabilità Sociale e coinvolge anche l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.Il progetto si è sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Otorinolaringoiatria della Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Università di Torino e l’Associazione APIC (Associazione Portatori Impianto Cocleare). Da Giovedì 4 aprile alle 20.30, un settore della platea sarà attrezzato con un anello ad induzione magnetica per consentire l’ascolto del concerto con il sistema TCoil. Le persone con deficit di udito, portatori d’impianto cocleare e protesi acustica, potranno così vivere pienamente una serata all’insegna della grande musica.
Messer Tulipano compie 20 anni
Al Castello di Pralormo
Messer Tulipano, il grande evento botanico nel parco del Castello di Pralormo annuncia ogni anno la primavera con la straordinaria fioritura di 100mila tulipani e narcisi. Il piantamento è sempre rinnovato nelle varietà e nel progetto-colore, ed ospita tante varietà curiose. La manifestazione coinvolge tutto il parco, progettato nel XIX secolo dall’architetto di corte Xavier Kurten, artefice dei più importanti giardini delle residenze sabaude. Nei grandi prati sono state create aiuole dalle forme morbide e sinuose, progettate ponendo particolare attenzione a non alterare l’impianto storico e prospettico. Le aiuole dunque “serpeggiano” tra gli alberi secolari, mentre nel sottobosco occhieggiano ciuffi di muscari, di narcisi e di giacinti.
EVENTI COLLATERALI E APPUNTAMENTI
Conversazione “LA FOLLIA DEI TULIPANI”
a cura di Maria Lodovica Gullino, Davide Pacifico e Consolata Pralormo
Domenica 7 aprile, ore 11
Davide Pacifico illustrerà con l’aiuto di immagini e filmati l’appassionante storia, l’origine e le caratteristiche dei tulipani, la struttura e le tecniche di ibridazione, le famiglie create dagli ibridatori, curiosità e aneddoti su questi incredibili fiori.
Consolata Pralormo lo affiancherà proseguendo con il racconto dell’incredibile storia della tulipomania che travolse l’Olanda nel XVII secolo. Inoltre l’ideatrice e organizzatrice di Messer Tulipano racconterà come viene progettato e realizzato il piantamento di bulbi nel parco del Castello che quest’anno per il ventennale dell’evento è stato di 100.000 bulbi, completamente rinnovati nelle varietà e nel progetto-colore.
Infine Maria Lodovica Gullino completerà la conversazione annunciando il Festival sulla Salute delle Piante che avrà luogo nel 2020 con un approfondimento sulle malattie delle piante, soffermandosi in modo particolare sui virus che ne alterano l’aspetto originario e che, nel caso dei tulipani, li rendono screziati e magnifici.
Medioevo digitale al Polo del '900
Con Corrado Melluso direttore editoriale Not e Giorgio Gianotto responsabile editoriale presso l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana G. Treccani
L’appuntamento conclusivo del ciclo Gramsci Off, promosso dall’istituto Antonio Gramsci e curato da Hamilton Santià, in programma giovedì 4 aprile alle ore 18.30 presso la Sala ‘900 del Polo e intitolato Medioevo digitale prende le mosse dal percorso effettuato dall’editore Not attraverso il proprio catalogo di pubblicazioni che affrontano il tema di come Internet abbia portato l’affacciarsi di logiche regressive nella gestione della vita pubblica. Ne discutono Corrado Melluso, direttore editoriale di Not e con Giorgio Gianotto, responsabile editoriale presso Istituto della Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani. Medioevo digitale è quello che stiamo vivendo negli ultimi decenni. Un secolo buio in cui è in atto una sempre maggiore e palese regressione nella condotta dialogica e democratica oltre che nelle dinamiche relazionali degli individui, e che ci mostra come l’estrema propedeutica libertà che Internet ci ha illuso di poter raggiungere, si sia rilevata nella realtà dei fatti un meccanismo lesivo tale per cui i contro sono più dei benefici che produce. Al centro del dibattito, la riflessione su come i nuovi media abbiano favorito l’emergere di forze di destra e non abbiano portato a un’emancipazione dell’individuo dentro lo sviluppo di culture della tolleranza ma lo abbiano bensì condotto a una polarizzazione dentro logiche di annientamento reciproco.
Ingresso libero su prenotazione su Eventbrite
Per info 01183.95.402 | gramscitorino.it | segreteria@gramscitorino.it
Giovanni Migliara. Viaggio in Italia
Le immagini dell’ “Italia restaurata”, nelle opere del pittore alessandrino esposte al Museo “Accorsi-Ometto” di Torino
Pittore romantico a tutto tondo. E a modo suo. Libero dai venti d’“impeto e tempesta” spiranti d’oltralpe, grazie alla lievità – pur nel rigore assoluto della definizione pittorica – dei suoi narrati paesistici e delle sue famose “vedute” urbane, non meno che a quel singolare tocco di gustosa e vivace ironia che spesso popola le sue tele di genere e di costume, ispirate a scene popolari di vivace creatività. Pittore anche di storia patria e cronaca dei tempi, vicino quindi all’Hayez, riconosciuto padre del Romanticismo italiano, così come al torinese D’Azeglio o al fiorentino Bezzuoli, con Giovanni Migliara (Alessandria, 1785 – Milano, 1837) prosegue, al Museo di via Po a Torino, l’omaggio alla grande pittura dell’Ottocento piemontese. Curata da Sergio Rebora e organizzata dalla Fondazione “Accorsi-Ometto” con lo “Studio Berman” di Giuliana Godio e la collaborazione della Città di Alessandria e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, la rassegna si focalizza su uno dei temi centrali della ricerca dell’artista, quello del “viaggio”. O meglio, dei “viaggi” da lui intrapresi, fra gli anni Venti e Trenta dell’Ottocento, toccando molteplici località (dalla Toscana all’Emilia, alla più volte visitata Venezia, alla Liguria, al Piemonte e alla Savoia fino al Lazio e alla Campania), puntualmente raccontate in opere “dalla fisionomia inconfondibile”, capaci di offrire un caleidoscopico panorama della penisola negli anni della Restaurazione. Oltre cento sono i pezzi esposti, fra oli, acquerelli, tempere, disegni e raffinati fixès sous verre (miniature a olio su seta applicata su vetro), arrivati a Torino grazie all’apporto del Museo e Pinacoteca Civica di Alessandria e della
Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, oltreché di raccolte private e di numerose Istituzioni, non meno che attraverso la collaborazione offerta dai discendenti dell’artista, che hanno messo a disposizione preziosi materiali documentari, fra cui il celebre “Album” in cui Migliara conservava i disegni e gli acquerelli, eseguiti sul posto (a supporto del successivo lavoro in studio) e da lui ritenuti particolarmente significativi. L’iter espositivo procede attraverso sette sezioni, a partire dai “Capricci” e “Vedute di fantasia”, ancora attardati a certe ascendenze settecentesche e ispirati in gran parte alla Venezia di Canaletto e Guardi, dove realtà e fantasia
giocano spesso a rimpiattino, per proseguire con “Scene popolari e paesaggi” in cui l’artista racconta la gente, il popolo minuto, uomini donne bambini e bestiole, osservandone con curiosità, le movenze i gesti la rabbia e gli sberleffi, attraverso toni cordialmente narrativi, divertiti e divertenti, come nel delizioso “Ciarlatano Dulcamara che vende l’elisir”, olio del 1837 in cui pittoricamente ripete la “macchietta” donizettiana che andava per piazze millantando le miracolose proprietà del suo “elisir d’amore”. Suggestive e di forte gusto troubadour, le sezioni dedicate agli “Interni di edifici conventuali e chiese” e alle “Composizioni storiche e letterarie” dalla resa pittorica “alla fiamminga”, di particolare effetto per i due acquerelli del ’26 dedicati a “Romeo e Giulietta” e a “Paolo e Francesca”. A “Storia e cronaca del tempo”, accanto ai dipinti raffiguranti i tumulti popolari milanesi antibonapartisti del ’14, appartiene una delle opere più celebri del Migliara, “La filanda a vapore Mylius di Boffalora” del ’28,
meraviglioso specchio dei traguardi raggiunti dalla meccanizzazione industriale italiana del primo Ottocento. Evidenti richiami allo studio della scenografia teatrale (Migliara si formò a Brera collaborando con Gaspare Galliari come aiuto scenografo ai teatri alla Scala e Carcano) si percepiscono, infine, nelle “Vedute urbane e viaggio in Italia”, dove la maggior parte delle opere è dedicata a Milano, città di elezione del pittore, o comunque a realtà urbane limitrofe. Prima fra tutte, Pavia con la sua Certosa. A chiudere l’iter espositivo, gli “Album”, disegni e taccuini a documento di viaggi, che erano veri e propri tours finalizzati al lavoro pittorico e accompagnati sempre da quell’inesauribile curiosità culturale che traspare ben palese in ogni opera dell’artista. Per farsi materia certosina di racconto. Mai monotona. Mai unicorde. Spesso impreziosita da visionarie improbabili fantasie. Così sottili, così lievi, così sussurrate da passare del tutto inosservate. E, dunque, perdonabili.
Gianni Milani
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“Giovanni Migliara. Viaggio in Italia”
Museo di Arti Decorative “Accorsi-Ometto”, via Po 55, Torino; te. 011/837688 int. 3 o www.fondazioneaccorsi-ometto.it
Fino al 16 giugno
Orari: dal mart. al ven. 10/13 e 14/18; sab. dom. e festivi 10/13 e 14/19
Nelle foto
POESIE MATERICHE
Il racconto del percorso artistico fatto nell’ultimo biennio al Timone attraverso le opere realizzate dagli artisti
L’Associazione Il Timone – punto di riferimento per la città di Novara e il territorio per le persone con disabilità – presenta una mostra di opere d’arte, risultato del percorso di terapeutica artistica svolta presso la sede dell’Associazione nel biennio 2018/2019 e che ha visto coinvolti circa 40 utenti.
La mostra sarà inaugurata sabato 6 aprile alle ore 10.00, presso la Sala Accademia del Broletto a Novara e resterà aperta fino a domenica 7 aprile. Gli orari per visitare l’esposizione sono per entrambe le giornate dalle 10.00 alle 19.00 con ingresso libero.
Saranno esposte circa 20 opere – alcune singole altre sotto forma di composizione – frutto del lavoro e della personale espressione artistica degli utenti del Timone, che presenteranno al pubblico le proprie creazioni spiegando le varie tecniche utilizzate. L’obiettivo della mostra è quello di valorizzare i ragazzi per il lavoro svolto con impegno, sotto la supervisione di Laura Lebra, artista terapista, che ha aiutato i partecipanti a trovare la loro migliore forma di espressione attraverso l’arte e le diverse tecniche apprese nei due anni di percorso. Gli artisti del Timone saranno i principali protagonisti del weekend a Novara con questa bellissima mostra dove arte e disabilità si incontrano e si fondono in un racconto unico di esperienze e di emozioni senza confini, perché l’arte ha consentito a ciascun artista di trovare una personale forma di espressione e di comunicazione.
Nei due giorni di esposizione sarà presente al Broletto anche lo staff dell’Associazione Il Timone che affiancherà gli artisti per sostenerli nel momento in cui racconteranno al pubblico le proprie opere d’arte. L’Associazione Il Timone conta circa 120 utenti, e si avvale della collaborazione di numerosi volontari, oltre che di una squadra di educatori e professionisti esperti di psicologia, logopedia, fisioterapia, neuropsicomotricità, pet-therapy, ginnastica e arte terapeutica. La Fondazione De Agostini sostiene l’Associazione Il Timone in tutte le sue quotidiane attività, realizzate negli spazi della sede di Via Giovanni da Verrazano 13, nella consapevolezza di quanto sia importante per il territorio novarese poter usufruire di servizi di qualità, finalizzati all’inclusione sociale, a favore delle persone più svantaggiate.
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Associazione “Il Timone”
Costituita a Novara nel maggio 2015 l’Associazione “Il Timone”, che nasce con l’obiettivo di perseguire finalità sociali, formative e ricreative nei settori dello sport, dell’assistenza e dell’educazione, opera nel sostegno alle persone diversamente abili e focalizza la propria attenzione nell’attività socio-assistenziale, terapeutica e sportiva. L’associazione promuove e sostiene anche eventi culturali, artistici e sportivi. La Fondazione De Agostini sostiene e accompagna l’associazione nella promozione delle sue attività.
www.iltimonenovara.it
Fondazione De Agostini
La Fondazione De Agostini nasce nel 2007 a Novara, per volontà delle famiglie Boroli e Drago, azioniste del Gruppo De Agostini. Fortemente radicata sul territorio, dove il Gruppo De Agostini è presente dal 1908, la Fondazione è principalmente impegnata in ambito sociale, con l’obiettivo di rispondere ai bisogni delle categorie più deboli, ma anche nella formazione e nella ricerca medico-scientifica. La Fondazione ha attivato una rete di relazioni e collaborazioni con Enti, Fondazioni e Istituzioni che condividono gli stessi obiettivi e le stesse finalità e, insieme a loro, si impegna a dare vita e a sostenere progetti sia in Italia sia in ambito internazionale. Dal 2007, anno della sua nascita, ad oggi la Fondazione De Agostini ha sostenuto 150 interventi per un importo complessivo di circa 14.500.000 Euro erogati.
www.fondazionedeagostini.it
“Non c’è alcuna differenza tra le minacce mafiose e le minacce alla sindaca : hanno la stessa gravità”. Lo afferma, nel giorno del suo insediamento, il nuovo questore di Torino Giuseppe De Matteis. “Sabato un centinaio di persone non sono scese in piazza per manifestare democraticamente, avevano un arsenale in grado di procurare danni seri. La degenerazione delle proteste degli ultimi giorni ci fa pensare a tempi che pensavamo superati. Quel che succede ricorda la fine degli anni ’70. Non è normale che a Torino si mandino proiettili al prefetto o ordigni esplosivi alla sindaca. Sono situazioni di inciviltà, bisogna evitare gli errori degli anni di piombo. Il segnale deve essere di condanna senza se e senza ma”.
Clelia Ventimiglia
Industriarsi per vincere
Nei giorni scorsi Carlo Robiglio, Presidente Nazionale Piccola Industria, ha presentato il libro “Industriarsi per Vincere. Le Imprese e La Grande Guerra” edito da Interlinea
Con lui, presso la Sala Giovanni Agnelli del Centro Congressi dell’Unione Industriali di Torino, per il ciclo degli appuntamenti del mercoledì mattina, il Generale di Brigata Roberto De Masi, Capo di Stato Maggiore dell’Istituto di Formazione dell’Esercito Italiano e Andrea Pozzetta ospitati da Giancarlo Bonzo Amministratore Delegato del Centro.
Il libro è un viaggio, un documentario illustrativo che racconta, per la prima volta, l’importante ruolo dell’industria italiana negli anni della Grande Guerra, una testimonianza corredata da oltre 100 immagini e riproduzioni d’epoca, molte delle quali inedite, provenienti dagli archivi industriali. Oggetti, arnesi e materiali di ogni tipo: borracce, piccozze, biciclette, navi, aerei, divise in grigioverde, documenti e cartoline storiche. Rappresentazioni e simboli degli Italiani in guerra, emblemi di una intera generazione di soldati e di civili coinvolti ed impegnati al fronte interno. Non solo un percorso esplicativo ed un memoriale, ma anche considerazioni e analisi sull’Italia della Prima Guerra Mondiale, il paese dei nostri genitori o dei nostri nonni, e di tutto quello che abbiamo ereditato, compresa la traccia e le prove dell’immane impegno che il nostro paese ha dovuto sostenere. I numeri di questo sacrificio collettivo sono notevoli: 5.903.000 chiamati alle armi, 680.000 caduti, 350.000 orfani. Fu una guerra di materiali nella prima fase che ebbe poi una evoluzione tecnico tattica in seguito agli sviluppi nel settore degli armamenti e della comunicazione a lunga distanza, con l’introduzione del Radio Telegrafo, un conflitto che portò con sé mutazioni sociali importanti come la considerevole presenza femminile in ambito pubblico e nel mondo del lavoro. In questo periodo bellico drammatico e di perdite, molte furono le invenzioni di oggetti e mezzi che ci accompagnano ancora nella vita quotidiana: la lametta da barba, le scatole per il cibo o l’utilizzo dei Raggi X, il metal detector, l’orologio da polso sono solo alcuni di questi. In ambito strettamente militare ci furono le prime riprese aeree, l’utilizzo frequente dei prefabbricati di montagna, le vie d’acciaio come le teleferiche, essenziali per l’approvvigionamento del cibo e l’evacuazione dei feriti. Inoltre, a causa dell’altissimo numero di feriti, molti dei quali gravissimi, una nuova specializzazione della chirurgia, quella ricostruttiva, fu approfondita e migliorata e grazie a questo progresso medico scientifico dettato dalle necessità di quell’epoca oggi è possibile intervenire in maniera decisiva su aeree del corpo deturpate da incidenti con operazioni di medicina plastica ed estetica.
Maria La Barbera