redazione il torinese

Motociclista grave dopo violento scontro

È ricoverato al San Giovanni Bosco

soccorsi ambulanzaE’ in gravi condizioni un motociclista di 38 anni, feritosi ieri in via Botticelli, a Torino.  Ha perso il controllo della moto, per cause  in corso di accertamento, e si e’ schiantato contro una fiat Multipla in sosta. Nel violentissimo scontro la moto si è spezzata. L’uomo si trova ora all’ospedale San Giovanni Bosco, in prognosi riservata. La polizia municipale, intervenuta sul posto per i rilievi, sta cercando testimoni.

Appendino al Pronto Soccorso ma già dimessa: è tracheo-bronchite

Ha trascorso la mattinata al Mauriziano
appendino tg

La sindaca Chiara Appendino ha trascorso la mattinata in ospedale. Nei giorni scorsi era stata colpita da influenza ma ieri sera ha partecipato ugualmente ai festeggiamenti di San Giovanni. Stamane si e’ così presentata al pronto soccorso del Mauriziano con la febbre alta e la tosse. Nulla di preoccupante ma i medici hanno sottoposto la prima cittadina agli esami del sangue e alle lastre ai polmoni, che hanno escluso infezioni. Si tratta di tracheo bronchite, le serviranno tre giorni di riposo assoluto. Vengono così annullati tutti gli impegni per San Giovanni, dalla Messa in Duomo allo spettacolo pirotecnico sul Po.

TORINO SUL PODIO EUROPEO DOPO VIENNA PER ACQUISTI GREEN

ecologiaTorino e la Città metropolitana sono sul podio dello European Gpp Award, il premio delle pubbliche amministrazioni per gli acquisti ‘green’. I due enti hanno conquistato il secondo e terzo posto, dopo Vienna. Il premio è stato  consegnato il 15 giugno a Bruxelles, e la giuria ha prestato particolare attenzione al risparmio di CO2 e al livello di innovazione e trasferibilità dei progetti presi in considerazione. Fra il 2011 e il 2014 il Comune di Torino è passato da 46 a 59 milioni di acquisti eco compatibili, dal 53 al 72% del totale.

Luci su Torino

L’energia elettrica impiegata per illuminazione pubblica è pari a 80.000.000 di Kwh, equivalenti al consumo indicativo di 29.700 famiglie composte da 3-4 persone. Al fine di ridurre il consumo di energia elettrica è stato avviato un programma di sostituzione lampade con la nuova tecnologia Led per complessivi 24 milioni di KWH su 55.000 punti luce (fine intervento previsto a luglio 2016)

luci art 2
di Paolo Pietro Biancone*

Chi illumina le strade della Città? Qual è la spesa per l’illuminazione pubblica?  Anche a queste domande risponde Il bilancio POP del Comune di Torino, http://www.comune.torino.it/sfogliato/pfrtorino/. Il bilancio è fonte di numerose informazioni, che il bilancio POP estrapola e comunica in maniera trasparente ed accessibile ai non addetti ai lavori. La comunicazione del bilancio della Città nella sua interezza è la chiave della condivisione, della comprensione e della partecipazione alle decisioni politiche.
LUCI PERNA SAN CARLOTorino ha affidato a Iren Servizi S.p.a. la gestione dei servizi di illuminazione pubblica, degli impianti semaforici, elettrici, termici e speciali degli edifici comunali. A tali attività va aggiunta la gestione (global service) del Palazzo di Giustizia “Bruno Caccia” di Torino e di svariati edifici di particolare interesse (es: Museo del Cinema, Mole Antonelliana, Palazzo Madama ecc.). L’energia elettrica impiegata per illuminazione pubblica è pari a 80.000.000 di Kwh, equivalenti al consumo indicativo di 29.700 famiglie composte da 3-4 persone. Al fine di ridurre il consumo di energia elettrica è stato avviato un programma di sostituzione lampade con la nuova tecnologia Led per complessivi 24 milioni di KWH su 55.000 punti luce (fine intervento previsto a luglio 2016). Il Led permette di avere una durata di circa 50.000 ore contro le 5.000 ore circa delle vecchie tecnologie.
Iren Servizi S.p.a. gestisce il servizio di gestione degli impianti termici, elettrici e speciali di circa 850 edifici comunali (Municipio, Circoscrizioni, musei, impianti sportivi, ecc.) per una volumetria riscaldata di 8.100.000 metri cubi pari all’8% degli edifici torinesi. Non solo, gestisce ed eroga i servizi di teleriscaldamento sul territorio cittadino. Al 2014 ha raggiunto 560.000 abitanti, vale a dire il 55% delle case, attestando Torino come la Città più teleriscaldata d’Italia. PO VITTORIO LUCIA GRANDE
Iren servizi è parte del Gruppo Iren, multiutility quotata alla Borsa Italiana, che opera nei settori dell’energia elettrica (produzione, distribuzione e vendita), dell’energia termica per teleriscaldamento (produzione e vendita), del gas (distribuzione e vendita), della gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali (raccolta e smaltimento dei rifiuti) e dei servizi per le Pubbliche Amministrazioni.

Iren è strutturata sul modello di una holding industriale con sede direzionale a Reggio Emilia, sedi operative a Genova, Parma, Piacenza e Torino, e Società responsabili delle singole linee di business. Alla holding Iren S.p.A. fanno capo le attività strategiche, di sviluppo, coordinamento e controllo, mentre le Società operative garantiscono il coordinamento e lo sviluppo delle linee di business:

Iren Energia nel settore della produzione di energia elettrica e termica e dei servizi tecnologici;
Iren Mercato nella vendita di energia elettrica, gas e teleriscaldamento;
IRETI nella distribuzione di gas ed energia elettrica e nel servizio idrico integrato;
Iren Ambiente nella raccolta dei rifiuti, nella progettazione e gestione degli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti e nel settore rinnovabili.
La città di Torino è tra gli azionisti Iren per via indiretta, attraverso la Società controllata FCT e anche attraverso La Finanziaria Sviluppo Utilities (FSU), che è, a sua volta, controllata pariteticamente dal Comune di Torino e dal Comune di Genova, i quali detengono il 100% del capitale sociale.
Iren è, quindi, indirettamente parte del Gruppo Comune di Torino: le due aziende si intrecciano per ragioni di servizio e per esigenze di strategia e di governo; e si sintetizzano ogni anno per esigenze di misurazioni di risultati, presenti nel bilancio consolidato.

*Docente di bilancio consolidato dell’Università di Torino

L’acqua ferruginosa dell’Alpe Veglia

E’ la “seconda sorgente minerale più alta d’Europa”

veglia 2

Come tante vallate del Piemonte e della Lombardia anche l’Ossola può giustamente oggidì rendersi vantaggiosa per soggiorno estivo colle efficaci sue acque minerali…la sorgente che promette maggior avvenire è quella di Varzo – di più recente scoperta –perché si trova in una località preferibile e più elevata sul livello del mare, nell’alpe di Veglia. Questo si trova all’altezza di 1753 metri, in un bellissimo ed esteso altipiano delle Alpi Lepontine, che decorrono dal Monte Rosa al Gottardo”. Il dottor Costantino Alvazzi Delfrate nel suo “Guida all’acqua minerale della stazione climatica d’altezza di Varzo Veglia nell’Ossola”, pubblicato a Torino da Rosemberg & Sellier nel 1892, decantava così la seconda sorgente minerale più alta d’Europa, dopo quella di Panticosa, nei Pirenei aragonesi, dove le montagne toccano le nubi”. La sorgente dell’alpe Veglia  si trova nell’alveo del Rio Mottiscia dove sgorga tra le acque del torrente. Nel 1875 due alpini di presidio all’Alpe Veglia ( all’epoca, sulle montagne di confine, furono inviate le truppe alpine a difesa di eventuali sconfinamenti stranieri )notarono questa sorgente, dalla quale fuoriusciva acqua lievemente frizzante che colorava di ruggine le rocce circostanti. Quattro anni dopo, le  analisi chimiche la definirono “un’ottima acqua minerale acidulo ferruginosa“. Nel 1883, il Comune di Varzo stipulò  un accordo per la durata di nove anni, con una ditta di Torino, per l’esclusiva di raccolta, trasporto e commercio dell’acqua di Veglia. L’anno successivo, in occasione dell’Esposizione Generale Nazionaledel 1884  a Torino, l’acqua di Veglia venne premiata con una medaglia d’argento per le sue proprietà tonico ricostituenti, unite alla “grande conservabilità di quell’acqua aggradevole”. I riconoscimenti e la fama conquistata dalla sorgente aumentarono l’affluenza di forestieri verso questa splendida conca alpina e così venne costruito un primo posto di accoglienza e ristoro, il mitico albergo Monte Leone ( che prese il nome della montagna che domina , con i suoi 3.553 metri, l’alpe Veglia)finanziato dai soci del Club Alpino Italiano ed inaugurato il 17 agosto 1884. Bere quest’acqua bicarbonato-calcica-ferruginosa che sgorgava, effervescente e naturale, dalla viva roccia, era diventato il piacere di molti che frequentavano i gruppi di baite dell’alpe (Isola, Ponte, Aione, Cianciavero, La Balma, Cornù). veglia 1Diverse ditte si dimostrarono interessate al suo sfruttamento tra le quali anche la ditta Branca di Milano, senza tuttavia giungere ad un accordo con i Comuni di Varzo e di Trasquera. Inizialmente l’acqua aveva una portata in uscita di 300 litri ogni ora, ma nel 1907 si ebbe una diminuzione della fuoriuscita a causa delle notevoli dispersioni durante il percorso. Negli stessi anni s’avvio la costruzione di un secondo albergo, il Lepontino, per far fronte alla grande richiesta turistica. Ma l’acqua non venne mai incanalata. Nel 1981, una forte scossa sismica ebbe come  epicentro proprio l’area dell’alpe Veglia e causò la scomparsa della fonte. Si rese necessario un successivo sondaggio per ripristinare il punto di deflusso dell’acqua, che tuttavia si trovò spostato poco più in basso rispetto al punto di uscita precedente. Tornando alla vecchia guida del 1872, si informava il lettore che “col riposo l’acqua minerale depone un copioso precipitato giallo-ocracco, che pure deponesi abbondantemente sulla ghiaia del canaletto, ove scorre l’acqua;segno evidente dell’abbondanza di ferro contenuto”, precisando altresì che “in Veglia, per ora, non si paga né diritto d’acqua, né diritto di soggiorno…l’acqua è libera..ma il diritto di esportazione e di commercio è riservato alle due ditte Costanzo e fratelli Passa fino alla fine dell’anno 1892”. Il lungo periodo di innevamento del Veglia ( dove l’inverno “è solo neve e silenzio”),  la portata limitata e le difficoltà di trasporto hanno di fatto impe­dito uno sfruttamento commerciale di questa sorgente di acqua ferruginosa ossolana. Nonostante le buone indicazioni terapeutiche ( “debolezza organica, malattie polmonari, catarro bronchiale cronico, dispepsie, malattie dell’utero, malattie nervose, malattie vescicali, malattie oculari e della pelle”), non se ne fece niente, lasciandola scorrere libera e fresca. E forse è giusto così. Quest’acqua color del ferro che “stimola l’appetito, è diuretica, purifica il corpo e, inoltre, risveglia felicità e allegria”, è di tutti e di tutti deve restare. In fondo, come è stato scritto “contribuisce ad allontanare tristezza, noia e a dimenticare i bui luoghi in cui si vive durante l’anno”. Cosa chiedere di più? Prosit!

Marco Travaglini

Maiorano espone a "La Ville"

CAVALLO SAN CARLO MAIORANOmole maioranoDal 25 Giugno, e per tutto il periodo estivo, presso le sale del Ristorante La Ville a Torino, in Piazza Solferino 12, saranno esposti alcuni degli scatti del fotografo Vincenzo Maiorano.

San Giovanni, la prima volta di Chiara con la fascia tricolore (autorizzata da Fassino)

appendino fasciaIl sindaco uscente Piero Fassino, formalmente ancora in carica, ha ceduto con un gesto da galantuomo, la fascia tricolore alla neo-sindaca Chiara Appendino. Nelle sue prime uscite ufficiali (sobria giacca bianca e un filo di perle al collo) la prima cittadina ha incontrato i dipendenti del cerimoniale di Palazzo Civico in mattinata, successivamente si è recata alla presentazione del Torino Pride e infine alla sfilata e alle celebrazioni serali in occasione dei festeggiamenti del santo patrono della città, San Giovanni.

(Foto: Sergio Pacchiotti)

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centro commerciale LA PIAZZETTA   di Rivoli

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Torino e quella “scatola magica” chiamata radio

Si narra che le prime trasmissioni radio furono intraprese da “L’Araldo Fonico” in parte via cavo e in parte in onda media, grazie ad un’antenna piazzata su un tetto della capitale sabauda, in via Po angolo via Rossini. La ricezione avveniva, con tutti i limiti del caso, quasi esclusivamente con radio a galena, e la portata era di poche centinaia di metri

Torino e quella scatola magica chiamata radio rappresentano, nella storia, un binomio inscindibile. Si narra che le prime trasmissioni radio furono intraprese da “L’Araldo Fonico” in parte via cavo e in parte in onda media, grazie ad un’antenna piazzata su un tetto della capitale sabauda, in via Po angolo via Rossini. La ricezione avveniva, con tutti i limiti del caso, quasi esclusivamente con radio a galena, e la portata era di poche centinaia di metri. Successivamente, nel 1923, nacque l’Uri, l’Unione radiofonica italiana, che trovò sede al primo piano di un palazzo in piazza Vittorio Veneto, all’angolo di via Bonafous. Da lì venne trasmesso il primo concerto da camera diretto da Mario Gallino , cuneese di Savigliano, padre del più noto Cesare Gallino, inimitabile interprete delle operette di Lear e grande direttore d’orchestra. L’alloggio pare fosse di Pasquale Martellini , padre di Nando (il noto radiocronista) e del generale Alberto Martellini. L’iniziativa venen sostenuta ( oggi si direbbe “sponsorizzata”) da diverse aziende e personalità di spicco dell’imprenditoria subalpina: la General Electric, la Piemonte Centrale di Elettricità, l’industriale Riccardo Gualino, il pellicciaio Francesco Rivella (proprietario dei famosi atelier nelle “Torri Rivella” e del Casinò di Saint-Vincent) e Matteo Cerano, costruttore automobilistico e “patron” della Itala ( l’auto torinese che, nel 1907, guidata da Scipione Borghese ed Ettore Guizzardi, fu una delle cinque partecipanti al raid di 16.000 chilometri da Pechino a Parigi). L’Uri, a Torino, ebbe però vita breve.

Nel 1924, in seguito al decreto governativo che stabiliva le regole per la radiodiffusione, la sede legale dell’Uri venne trasferita a Roma, e l’assetto azionario subì un rimpasto, grazie all’intesa tra le maggiori compagnie del settore: Radiofono, controllata dalla compagnia Marconi, e SIRAC (Società Italiana Radio Audizioni Circolari). Presidente della Società venne nominato Enrico Marchesi , ex direttore amministrativo della FIAT. Il tutto si realizzò grazie alla mediazione di Costanzo Ciano, all’epoca Ministro delle Poste e delle comunicazioni. Il 6 ottobre del 1924 andò in onda la prima trasmissione radiofonica italiana. Maria Luisa Boncompagni e Ines Viviani Donarelli, dai microfoni dell’Unione Radiofonica Italiana, annunciarono l’inizio delle trasmissioni dalla stazione di Roma S. Filippo (in quello che oggi è il quartiere Parioli di Roma ma all’epoca aperta campagna). Il primo programma fu un concerto presentato da Ines Viviani Donarelli, moglie del direttore artistico della società e uno dei quattro musicisti che eseguirono musiche di Haydn. L’annuncio è passato alla storia: “Uri, Unione Radiofonica Italiana. 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo”. L’Agenzia giornalistica “Stefani” fu designata dal governo come l’unica fonte delle notizie che l’URI poteva trasmettere. Si trattava della prima agenzia di stampa italiana, nata a Torino il 26 gennaio 1853, voluta da Camillo Benso, Conte di Cavour , come portavoce della sua politica. Nel 1924, diventata proprietà di un fedelissimo di Mussolini, Manlio Morgagni, assunse il ruolo di cassa di risonanza della politica del regime. Pochi mesi dopo, il 18 gennaio 1925, vide la luce l’organo ufficiale dell’URI, il “Radio Orario”: ventiquattro pagine, 1,50 lire, abbonamento annuale a 45 lire. Una copertina semplice, grafica essenziale, quasi minimalista; l’immagine è sobria e anche l’obiettivo è circoscritto: pubblicare i palinsesti della radio italiana e delle principali radio estere. Un anno più tardi la redazione si sposterà da Roma a Milano e cambierà anche la testata, diventando “Radiorario”.

L’avventura della “scatola magica”, all’ombra della Mole, non è però finita. Sempre per volontà del governo ,il 15 dicembre 1927, l’Uri fu assorbita interamente dall’ Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche),società con capitale pubblico, controllata direttamente dallo Stato, con sede legale a Torino in via Arsenale 21. Da quel momento la radio diventa la “voce del fascismo”, il più solido dei punti d’appoggio per consolidare e aumentare il consenso attorno al regime, sfruttando la possibilità di comunicare a quella parte della popolazione ( la maggioranza) che non leggeva e non aveva un gran livello d’istruzione . Arnaldo Mussolini, fratello del duce, diventa vice presidente dell’EIAR e scrive infuocati editoriali sui compiti pedagogici della radio. Il 5 gennaio del 1930 la rivista ufficiale della radio cambiò ancora testata, diventando “Radiocorriere”, trasferendosi a Torino nella ormai mitica sede di Via Arsenale,21: direttore venne designato il piemontese Gigi Michelotti, originario di Ciriè, che ricoprì l’incarico fino al 1943. Nel 1931 il “Teatro di Torino” fu acquistato dall’Eiar , facendone il primo Auditorium d’Italia, prima sede della propria Orchestra Sinfonica Nazionale. Oggi, in via Verdi 26, nel centro della città, a pochi metri di distanza dalla Mole Antonelliana, all’interno del nuovo palazzo della RAI, è alloggiato il Museo della radio e della televisione. Lì sono esposti circa cinquemila pezzi d’epoca. Si possono ammirare i prototipi degli apparecchi televisivi risalenti al 1928, i primi apparecchi telegrafici a due aghi usati nel Regno di Sardegna nella seconda metà dell’Ottocento, il primo microfono usato in Italia nel 1924, un fonografo Edison del 1902 e la riproduzione della trasmittente-ricevente costruita da Guglielmo Marconi. L’insieme di questi materiali permette ai visitatori di rivivere le varie fasi e trasformazioni avvenute, dall’invenzione della valvola alla costruzione del ricevitore, nella tecnologia radiofonica. Una conferma, se mai ve ne fosse stato ancora bisogno, del ruolo centrale di Torino nella storia della radio.

Marco Travaglini