redazione il torinese

Sentieri di carta nel West

Per la gioia degli amanti e collezionisti del genere western è uscito il volume dal titolo “Sentieri di carta nel West- Quaranta interviste ad autori italiani di fumetti western”, di cui sono autori Roberto Guarino, avvocato torinese, e Matteo Pollone, insegnante al Dams di Torino. Il libro, già presentato a Lucca nel febbraio scorso e arricchito dall’introduzione di Pierluigi Gaspa, giornalista e scrittore, risulta un affascinante viaggio attraverso il fumetto western italiano. Dalla viva voce di quaranta autori nati tra il 1905 e il 1970, Guarino e Pollone riescono perfettamente a ricostruire un mondo affascinante che, nel corso degli anni, ha subito modificazioni grafiche e narrative, registrando evidenti cambiamenti di gusti da parte del pubblico e di fasce di mercato. Diciotto interviste agli autori sono inedite, mentre le ventidue fatte a autori scomparsi sono state pazientemente ricercate e raccolte a partire da pubblicazioni di difficile reperibilità. I più famosi artisti e sceneggiatori dal dopoguerra a oggi, tra cui Rino Albertarelli, Gian Luigi Bonelli, Andrea Lavezzolo, Gino D’Antonio, Paolo Eleuteri Serpieri, Claudio Villa e Giovanni Ricci, si raccontano attraverso la storia del fumetto italiano. Il volume risulta completato da due brevi storie western, di cui la prima, scritta da Franco Bignotti e Giovanni Ticci, ha per protagonista Kit Carson, ed è realizzata negli anni Cinquanta per il mercato inglese; la seconda storia dal titolo “Il Cacciatore di Castori”, composta da Claudio Nizzi e Ruggero Giovannini, risale al 1971.Per la casa editrice Allagalla Roberto Guarino ha già composto nel 2013 il volume intitolato “Tex secondo Nizzi “. Grande appassionato di fumetti, cura la nuova edizione in dieci volumi di Larry Yuma e altre riedizioni di classici e fumetti. Matteo Pollone ha pubblicato nel 2007 il testo intitolato “Il western di Anthony Mann”, nel 2009 quello dal titolo “Neil Jordan”, e nel 2016 il libro “James Bond. Fenomenologia di un mito (post) moderno”, di carattere prevalentemente cinematografico. Il sito della casa editrice Allagalla è www.allagalla. It

Mara Martellotta

Oggi al Cinema

Le trame dei film nelle sale di Torino

A cura di Elio Rabbione

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Autopsy – Horror. Regia di André Ovredal, con Olwen Kelly, Emile Hirsch e Brian Cox. Un pluriomicidio nello stato della Virginia, già tre cadaveri dinanzi agli occhi della polizia locale quando in uno scantinato viene rintracciato quello di una ragazza, nuda, senza apparenti ferite sul corpo. Ma l’autopsia affidata a padre e figlio titolari di un obitorio-crematorio presenterà parecchie orribili sorprese. Durata 99 minuti. (Uci)

 

Ballerina – Animazione. Regia di Eric Summer e Eric Warin. Félicie vive in un orfanotrofio in Bretagna. Un giorno fugge per raggiungere la Parigi della Belle Epoque, nella speranza di veder realizzato il suo sogni di diventare una étoile dell’Opera. Con lei l’amico Victor: il suo sogno è quello di diventare un famoso inventore. Durata 89 minuti. (Greenwich sala 3, Massaua, Uci)

 

Beata ignoranza – Commedia. Regia di Massimiliano Bruno, con Alessandro Gassman e Marco Giallini. In una scuola italiana, Ernesto e Filippo, un professore di italiano e uno di matematica, il primo chiuso nelle proprie tradizioni e contrario a quanto l’uso della Rete gli possa offrire, il secondo è perennemente connesso al web, sempre a caccia di colleghe, adorato dagli alunni. Un passato non facile da dimenticare ha anche visto una donna indecisa tra i due. E se oggi il gioco delle parti cambiasse e le idee e gli interessi dell’uno diventassero quelli dell’altro? Durata 102 minuti. (Uci)

 

La Bella e la Bestia – Fantasy. Regia di Bill Condon, con Emma Watson, Emma Thomson, Kevin Kline, Stanley Tucci e Dan Stevens. Bella finisce prigioniera nel castello governato da un giovane principe tramutato in bestia come punizione del suo cuore senza sentimenti e per il suo egoismo. Fa amicizia con i servitori anch’essi divenuti un candelabro, un pendolo, una teiera, un clavicembalo, uno spolverino. Insieme a loro, saprà guardare al di là dell’aspetto orribile del principe che a sua volta svelerà un animo gentile. Durata 129 minuti. (Massaua, Eliseo Grande, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space anche in 3D, Uci anche in V.O.)

 

Bleed – Più forte del destino – Drammatico. Regia di Ben Younger, con Aaron Eckhart e Miles Teller. La storia del pugile italo-americano Vincenzo “Vinny” Pazienza, cinque titoli mondiali in tre diverse categorie, vittima di un grave incidente d’auto quando aveva appena conquistato il titolo mondiale dei Superwelter. I medici che lo seguono continuano a ripetergli che un solo colpo sul ring lo manderebbe a terra, con il pericolo di non camminare mai più. Ma il ragazzo trentenne non può vivere senza la nobile arte e si affida ad un nuovo coach. Durata 117 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

Il diritto di contare – Drammatico. Regia di Theodore Melfi, con Octavia Spencer, Janelle Monàe, Taraji P. Hanson e Kevin Kostner. Una storia vera, tre donne di colore nella Virginia degli anni Sessanta, orgogliose e determinate, pronte a tutto pur di mostrare e dimostrare le proprie competenze in un mondo dove soltanto gli uomini sembrano poter entrare e dare un’immagine vittoriosa di sé. Una valente matematica, un’altra che guida un gruppo di “colored computers”, la terza aspirante ingegnere, senza il loro definitivo apporto l’astronauta John Glenn non avrebbe potuto portare a termine la propria spedizione nello spazio e gli Stati Uniti non avrebbero visto realizzarsi il proprio primato nei confronti dei russi. Durata 127 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale (V.O.), Due Giardini sala Nirvana, Romano sala 3, The Space, Uci)

 

Jackie – Drammatico. Regia di Pablo Larraìn, con Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Billy Crudup e John Hurt. I giorni che seguirono all’uccisione di Kennedy a Dallas, la ricostruzione dell’attentato, i ricordi e le immagini che invasero il mondo, il tailleur rosa di Chanel sporco di sangue, il ritorno a Washington e il trasloco dalla Casa Bianca, la lotta di una donna ormai sola contro l’establishment e la sua volontà indomita perché al presidente venissero fatti grandi, imponenti funerali di stato. Al centro della vicenda, di ogni inquadratura è la Jackie di Natalie Portman a raccontare quei giorni ad un giornalista di “Life Magazine”. Durata 99 minuti. (Ambrosio sala 3, Reposi)

 

Kong: Skull Island – Avventura. Regia di Jordan Vogt-Roberts, con Tom Hiddleston, Brie Larson, John Goodman, Samuel Jackson e John J. Reilly. Ennesima rivisitazione del mito King Kong, una spedizione ambientata nel 1973 allorché le truppe americane abbandonarono il disastrato Vietnam. Una spedizione voluta dalla scienziato Randa e diretta verso una misteriosa isola, guidata da un ex capitano inglese, con al seguito una fotografa pacifista, un pilota recluso nell’isola dai tempi della fine del conflitto mondiale, il comandante di una squadriglia di piloti di elicotteri che come tutti gli altri se la dovranno vedere con l’immenso mostro. Un budget da far tremare le vene e i polsi, un paio d’anni per preparazione e lavorazione, tra Hawai, Australia e Vietnam: per il gran divertimento degli aficionados si prevede una trilogia. Durata 118 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

John Wick 2 – Azione. Regia di Chad Stahelski, con Keanu Reeves, Riccardo Scamarcio, Claudia Gerini e Laurence Fishburne. Nuova avventura per il killer cinofilo, questa volta è il cattivo Scamarcio a richiamarlo in azione con il compito dell’eliminazione della sorella Gerini che ha tutte le intenzioni di mettere completamente le mani sulla malavita italiana. La città che fa da sfondo all’azione è Roma. Durata 122 minuti. (Lux sala 3, The Space, Uci)

 

La La Land – Musical. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Emma Stone. La storia di due ragazzi in cerca di sogni realizzati e di successo, lui, Sebastian, è un pianista jazz, lei, Mia, un’aspirante attrice che continua a fare provini. Si incontrano nella Mecca del Cinema e si innamorano. Musica e canzoni, uno sguardo al passato, al cinema di Stanley Donen e Vincent Minnelli senza tener fuori il francese Jacques Demy, troppo presto dimenticato. E’ già stato un grande successo ai Globe, sette nomination sette premi, due canzoni indimenticabili e due attori in stato di grazia, e adesso c’è la grande corsa agli Oscar, dove la storia fortemente voluta e inseguita dall’autore di “Whiplash” rischia di sbaragliare alla grande torri gli avversari: 14 candidature. Durata128 minuti. (Reposi)

 

Lego Batman – Il film – Animazione. Regia di Chris McKay. I mattoncini famosi in tutto il mondo si uniscono in questo film, tra citazioni cinematografiche e precisi riferimenti, da Robin al maggiordomo Alfred, da Batgirl al prode Batman che imparerà a valorizzare i rapporti affettivi cancellando il trauma che ha determinato la sua vita. Durata 104 minuti. (Uci)

 

Logan – The Wolverine – Fantasy. Regia di James Mangold, con Hugh Jackman, Richard Grant e Patrick Stewart. Un film di congedo, un eroe che depone i propri artigli e vive quasi segregato in un luogo sperduto del Messico, accudendo al suo anziano mentore, il professor Xavier, con la compagnia di un mutante che di nome fa Calibano e vorrebbe uscire dalle pagine della “Tempesta” shakespeariana. Ma c’è un’ultima avventura da combattere, accanto ad una giovanissima Laura che ha gli stessi poteri di Logan. Durata 131 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Loving – Drammatico. Regia di Jeff Nichols, con Joel Edgerton e Ruth Negga. La storia vera di Richard e Mildred, ambientata sul finire degli anni Cinquanta nello stato della Virginia, lui bianco e lei di colore, il loro amore e il matrimonio a Washington, il loro ritorno per essere arrestati e condannati per aver violato una legge che proibiva i matrimoni interrazziali, l’intervento di Bob Kennedy, il caso davanti alla Corte Suprema per arrivare nel ’67 alla libertà di matrimonio libero nell’intera nazione americana. Durata 123 minuti. (Centrale in V.O., F.lli Marx sala Groucho, Romano sala 2, Uci)

 

La luce sugli oceani – Drammatico. Regia di Derek Cianfrance, con Michael Fassbender, Alicia Vikander e Rachel Weisz. Il regista, già apprezzatissimo autore di “Blue Valentine” e “Come un tuono”, è rimasto folgorato dal romanzo della scrittrice australiana M.L. Stedman e ha affidato al cinema un’opera che dalla sua prima apparizione a Venezia ha diviso i critici come pochi film lo hanno fatto prima. Vedremo come reagirà il pubblico. Un uomo colpito dalle ferite che la Grande Guerra gli ha inferto s’è rifugiato in un’isola lontana, a guardia di un faro, il suo incontro con una donna che lo riporta alla vita, i figli che non possono avere, il ritrovamento in mare di una piccola creatura, l’apparire della vera madre e distrugge tutti i sogni di un destino felice. Insomma un gran mélo, innegabile, che qualcuno appunto ha accolto come un capolavoro e che qualcuno al contrario ha bocciato in modo assoluto e definitivo, accusando di ridicolo situazioni e personaggio, pollice verso per attrici che hanno al loro attivo degli Oscar e considerate qui vittime di un racconto dove nulla sarebbe credibile. Durata 132 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Lux sala 1, Reposi)

 

Mamma o papa? – Commedia. Regia di Riccardo Milani, con Paola Cortellesi e Antonio Albanese. Valeria, ingegnere, e Nicola, ginecologo, dopo tre lustri di matrimonio, hanno deciso di divorziare. Noia, arrivismo, nuovi compagni, le offerte di lavoro che arrivano dall’estero, tutto collabora a far naufragare l’unione. Anche i loro figli sono tre e di loro nessuno dei due ha intenzione di occuparsi. Durata 98 minuti. (Uci)

 

Manchester by the sea – Drammatico. Regia di Kenneth Lonergan, con Casey Affleck, Michelle Williams e Lucas Hedges. Film in corsa per gli Oscar, sei candidature (miglior film e regista, sceneggiatura originale e attore protagonista, attrice e attore non protagonista), un film condotto tra passato e presente, ambientato in una piccola del Massachusetts, un film che ruota attorno ad un uomo, tra ciò che ieri lo ha annientato e quello che oggi potrebbe farlo risorgere. La storia di Lee, uomo tuttofare in vari immobili alla periferia di Boston, scontroso e taciturno, rissoso, richiamato nel paese dove è nato alla morte del fratello con il compito di accudire all’adolescenza del nipote. Scritto e diretto da Lonergan, già sceneggiatore tra gli altri di “Gangs of New York”. Durata 135 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Mister Universo – Commedia. Regia di Tizza Covi e Rainer Frimmel, con Tairo Caroli, Wendy Weber e Arthur Robin. Qualcuno ha privato il giovane domatore Tairo del suo portafortuna, un ferro piegato a U che, quand’era piccolo, gli aveva regalato il celebre Mister Universo Arthur Robin. Il ragazzo, con l’amica Wendy, si mette in viaggio alla ricerca dell’antico amico. Durata 90 minuti. (Classico)

 

Moonlight – Drammatico. Regia di Barry Jenkins, con Naomi Harris, Mahershala Ali e Trevante Rhodes. Miglior film secondo il parere della giuria degli Oscar, film teso, crudo, irritante. La storia di Chiron – suddivisa in tre capitoli che delimitano infanzia adolescenza ed età adulta del protagonista – nella Miami povera, tra delinquenza e droga, prima solitario e impaurito dalla propria diversità colpita dai pregiudizi, infine spacciatore che non ha paura di nulla e che sa adeguarsi al terrificante e violento panorama che lo circonda. Attorno a lui una madre tossicomane, un adulto che tenta di proteggerlo, un giovane amico. Durata 111 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Nazionale sala 2)

 

Omicidio all’italiana – Commedia. Regia di Maccio Capatonda, con Capatonda, Herbert Ballerina, Nino Frassica e Sabrina Ferilli. Succede qualcosa di strano nel solitario paesano abruzzese di Acitrullo, dimenticato davvero da Dio e dagli uomini: un omicidio. Perché non sfruttare la situazione, si chiede il sindaco Piero Peluria, mentre arrivano folle di curiosi e soprattutto la televisione con la sua bella trasmissione “Chi l’acciso?”. Durata 99 minuti. (Reposi)

 

Il padre d’Italia – Drammatico. Regia di Fabio Mollo, con Luca Marinelli e Isabella Ragonese. Lo strano incontro tra Paolo, omosessuale introverso, e Mia, ragazza “quasi-madre” al sesto mese di gravidanza, in un locale gay di Torino. Inizieranno un lungo viaggio, fino a Roma prima per proseguire fino a Napoli e in Calabria, terra d’origine della ragazza: durante quei giorni trascorsi uno accanto all’altra nasceranno dei sentimenti cui mai nessuno avrebbe pensato. Durata 93 minuti. (Massimo sala 2)

 

Questione di Karma – Commedia. Regia di Edoardo Falcone, con Fabio De Luigi, Elio Germano, Eros Pagni, Isabella Ragonese e Stefania Sandrelli. Giacomo è l’erede di una grande famiglia di industriali, ha perso il padre quando aveva quattro anni. Suicidio. Continuando a sentire la mancanza di una presenza e di una guida, s’affida all’antico pensiero della reincarnazione, vedendo nel truffatore Mario l’uomo che da sempre sta cercando. Nulla di più redditizio per costui che non può che assecondare le volontà di Giacomo. Ma quali saranno gli esiti? Durata 90 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Rosso Istanbul – Drammatico. Regia di Ferzan Ozpeteck, con Halit Ergenç, Nejat Isler e Serra Yilmaz. Il regista turco torna a girare nella sua patria, a vent’anni di distanza dal “Bagno turco” e da “Harem Suaré”, ancora una volta avvolto nel suo realismo magico, con una storia che ha le proprie radici (rivisitate) nel romanzo omonimo, a cavallo dell’autobiografia, e che vede il ritorno a Istanbul da una Londra culla d’esilio dello scrittore Orhan richiamato dal regista Deniz al ruolo di editor per una sua nuova opera letteraria. Ma Deniz all’improvviso scompare e Ohran viene a contatto con il mondo di lui, con i suoi amici, con il suo passato. Malinconie, la realtà del quotidiano, i cambiamenti della Turchia, il passato e il presente che si guardano e si confrontano, le “madri del sabato” alla ricerca dei figli scomparsi. Durata120 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 1)

 

Il tesoro – Commedia. Regia di Corneliu Porumboiu, con Toma Cuzin e Radu Banzaru. Siamo a Bucarest. Un vicino di casa di Costi va da lui e lo mette al corrente che nel proprio giardino è seppellito un tesoro, è stato suo nonno a nasconderlo prima dell’arrivo del comunismo. Ci vorrebbe un metal detector, lui non ha i soldi per acquistarlo: ma se Costi volesse intervenire, al termine della ricerca farebbero senz’altro a metà. Si apre davanti ai due uomini un lungo, lunghissimo fine settimana. Durata 89 minuti. (Classico)

 

The Great Wall – Avventuroso – Regia di Zhang Yimou, con Matt Damon, Tian Jing e Willem Dafoe. Banco di prova per coproduzioni cino-statunitensi, un gruppo di sceneggiatori hollywoodiani, un regista tra i più acclamati, un divo: ma sembra che il gioco non abbia funzionato. Una vicenda che gira intorno alla Grande Muraglia, costruita per mettere al riparo non soltanto il grande paese ma altresì il resto del mondo da orde di creature dall’aspetto animalesco in vena di enormi distruzioni. Stupisce che un regista come Yimou (“Lanterne rosse”) si sia addentrato in una simile avventura, tra kolossal e arti marziali. Durata 103 minuti. (Uci)

 

The Ring 3 – Horror. Regia di Javier Gutiérrez, con Johnny Galecki e Mathilda Lutz. Una giovane donna comincia a preoccuparsi per il suo ragazzo quando lo vede interessarsi ad una oscura credenza che riguarderebbe una videocassetta misteriosa che si dice uccida dopo sette giorni chi la guarda. Durata 102 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

T2 Trainspotting – Drammatico. Regia di Danny Boyle, con Ewan McGregor, Robert Carlyle, Jonny Lee Miller e Ewen Bremmer. Il precedente “Trainpotting” aveva lasciato Mark Renton scappava con il malloppo, abbandonando i compagni in un un mare di rabbia, di droga e di sballo. Non tutti l’hanno digerita. La nuova puntata di quel film che è diventato un cult vede il nostro nel tentativo di riallacciare i contatti, e per quanto si può in vera pace, con loro rimettendo piede a Edinburgo. Quello che non ha proprio voglia di incontrare è Begbie (Carlyle), appena uscito di galera, il più legato al mondo di un tempo. Durata 117 minuti. (Greenwich sala 1)

 

Un tirchio quasi perfetto – Commedia. Regia di Fred Cavayè, con Danny Boon e Laurence Arnè. François Gautier, violinista, è noto per la sua tirchieria. Detestato da tutti, incontrerà una donna pronta ad amarlo e una figlia di cui non aveva conoscenza. Grande successo in Francia grazie alla comicità di Boon noto da noi per il suo divertente personaggio protagonista di “Giù al nord”. Durata 89 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Blu, F.lli Marx sala Harpo anche V.O., The Space, Uci)

 

Vedete, sono uno di voi – Documentario. Regia di Ermanno Olmi. La storia di un religioso, di un uomo del nostro tempo attraverso gli occhi di uno tra i registi più limpidi del nostro cinema. Le memorie, i racconti, le parole, gli atti di Carlo Maria Martini, per conoscere come questo importante uomo della Chiesa cattolica ha vissuto, fedele alla propria vocazione e ai propri ideali. Durata 80 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

Vi presento Toni Erdman – Commedia. Regia di Marin Ade, con Peter Simonischek e Sandra Hüller. Un padre davvero sui generis che, abbandonando la sua vera identità di Winfried per assumere quella del titolo, compare all’improvviso a Bucarest dove la figlia, donna in carriera solitaria e senza uno straccio di relazione amorosa a farle da supporto in un’esistenza senza troppe luci e molte ombre, sta trattando un grosso affare. Un rapporto e una storia fatti di comicità e di tenerezza, un incontro che scombussola, un chiarimento di intenti e di futuro. Durata 162 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Massimo sala 1 anche V.O.)

 

I libri, i miei migliori amici

Viaggi / Sono i primi che ho impacchettato e ho pensato di portare con me: i miei libri, i miei compagni di vita, il mio supporto quotidiano.

 

Leggere è un passatempo sì, ma non solo, può essere una forma di meditazione, una risposta alle nostre domande, un aiuto in un momento di difficoltà, il cibo per la nostra curiosità. Averne uno o più sul comodino, molti a disposizione nella libreria e magari altri sparsi in tutta la casa è un conforto, una compagnia insostituibile soprattutto in terra straniera, dove tutto è vissuto in un’altra lingua, le abitudini e lo stile di vita sono diversi e il tempo assume una nuova forma. Romanzi, saggi, gialli, biografie, storia, quante cose si possono leggere, quanta ricchezza si ci può portare dietro. Non ricordo un momento della mia vita lontano dai libri, senza di loro e la loro forma, il loro odore di carta, di famiglia. Ci sono sempre stati, da sola o in coppia, felice o triste, impegnata con il lavoro e senza, e di una cosa sono sicura: ci saranno sempre! Portateli con voi e quando aprirete quei pacchi vi sentirete un po’ a casa, felici per aver portato una parte importante della vostra vita. Buona lettura!

 

 

Dai Carpazi alle Alpi: storie di empowerment al femminile

Venerdì sera a Torino verranno presentati il progetto e la ricerca “Empowering Women through their Job and Passion”, a cura della sociologa Sabrina Allegra e del fotografo Stefano Di Marco. Un progetto indipendente che documenta, attraverso interviste e fotografie, i percorsi di empowerment di donne provenienti da settori professionali differenti. Domani verranno presentate le storie di libere professioniste provenienti da Italia, Polonia, Ucraina e Croazia, accomunate dall’aver trasformato la loro la loro passione in professione.

Programma della serata:

ore 19: Presentazione del progetto di sociologia visuale “Empowering Women through their Job and Passion”, di Sabrina Allegra e Stefano Di Marco (Women Social Inclusion)
ore 20: momento conviviale con aperitivo

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Quando: Venerdì 17 marzo, ore 19

Dove: Polski Kot, Via Massena 19/a Torino

Ingresso gratuito

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Contatti:

sito web: www.womensocialinclusion.org

pagina facebook: www.facebook.com/womensocialinclusion/

polski kot: www.facebook.com/polski.kot

evento: www.facebook.com/events/721965774645621/

 

La “Camilleri spagnola” è una ironica eterna ragazza

di Laura Goria

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Alicia Giménez Bartlett, la “Camilleri spagnola”, arriva a Torino e con i suoi noir – protagonista l’ispettrice Petra Delicado- fa registrare il pienone al Circolo dei Lettori.

Lei è una simpaticissima signora che usa l’ironia non solo nei suoi gialli, ma anche come arma per affrontare la vita, e non perde occasione per sfoderare intelligenza e battute argute. In poche parole, è idillio con il pubblico. E’ una scrittrice a tutto campo, capace di passare dalle “novelas negras” con poliziotta sui generis (e il suo vice Fermin Garzon) a romanzi di grande spessore, come “Exit”, “Una stanza tutta per gli altri” e l’ultimo “Uomini nudi”, sulla prostituzione maschile; tutti fiori all’occhiello dell’editore Sellerio. Con il suo italiano spagnoleggiante parla volentieri di sé e delle sue opere, racconta aneddoti…e chi già ama i suoi libri non può che innamorarsi anche di lei.

Sottolinea come una volta i gialli fossero considerati letteratura di serie B; mentre oggi la loro qualità è cambiata, con maggiore attenzione all’interiorità. «Il giallo permette di parlare dei problemi della gente normale, che così torna ad essere protagonista» ci dice.

Perché ambienta i suoi gialli proprio a Barcellona e non, per esempio, a Madrid?

«Barcellona presenta una serie di caratteristiche ottimali: è sul mare, ha una precisa piramide sociale con al vertice l’alta società, a scalare verso i poveri in basso. Poi ha molti   immigrati ed è una città tutto sommato piccola, ma con tanti sguardi differenti. Invece Madrid è più grande con quartieri molto più mescolati e maggiori difficoltà per trovare uno scenario che attiri i lettori».

Dove nasce l’ispirazione per le trame dei suoi libri, sia gialli che romanzi?

«Nella società: osservo le persone, ascolto come parlano dei loro problemi, constato come tutti siano coinvolti da preoccupazioni simili. Vedo un po’ com’è l’atmosfera generale e sociale. E riscontro che siamo in un momento storico terribile, in cui mancano valori e solidarietà».

 

E’ vero che raccoglie molti spunti nei bar?

«Si, lì c’è un’umanità varia, basta stare a guardare. Ma non prendo appunti, piuttosto memorizzo molto».

Un aneddoto?

«Una volta un oste consigliò un piatto dicendo “questo resuscita i morti” e un signore rispose “va bene, purché non sia Francisco Franco” (ndr. il generalissimo, dittatore spagnolo dal 1939 fino alla sua morte nel1975) Ecco questa è l’ironia del mio paese».

Anche i suoi gialli ne sono intrisi, che ruolo ha nella sua vita?

«Enorme. Sono ironica con me stessa, nelle cose che faccio quotidianamente, nelle mie relazioni con gli altri, a partire da quelle con i figli. L’ironia è un tesoro meraviglioso, diffuso soprattutto nel sud Europa».

Quanto c’è di Alicia nell’ispettrice Petra Delicado?

«Non sono io. Rispetto a me lei è molto più coraggiosa, si arrabbia di più, è più pratica, non ha paura di offendere gli altri …e poi…non invecchia mai, mentre io si».

Come passa dai noir ai romanzi?

«Penso che tutti gli scrittori abbiamo delle storie in testa che trovano il loro momento ideale per venire fuori. E’ la storia che impone la sua forza. Quando sono triste, stanca e magari ho appena scritto un romanzo, sento il bisogno di tornare a Petra e di due parole sconce…ecco questo mi fa sorridere. Ho provato a scrivere due libri contemporaneamente, ma non sono così schizofrenica, per me è troppo difficile, direi impossibile».

Il suo ultimo romanzo “Uomini nudi” parla di strip tease e prostituzione al maschile, da dove arriva l’idea ?

«Con un’amica ho visto uno strip tease maschile in un locale di Barcellona, frequentato da donne che ci vanno in gruppo per fare festa e divertirsi. Così ho indagato questo fenomeno socialmente nuovo».

Praticato da chi?

«In Spagna si dicono “ragazzi da compagnia”: sono giovani, abbastanza belli, colti, educati, ragazzi normali che non hanno trovato altre possibilità di guadagno. Si spogliano in pubblico ma possono anche essere i compagni di una cena, da presentare agli amici, e con cui poi magari passare la notte. Le donne che li pagano sono sempre di una classe sociale elevata e ricche: cercano compagnia, la possibilità di essere accolte in società con al fianco uno più giovane. E’ la dimostrazione che le cose sono cambiate; anche le donne cercano di non sfracellarsi più in relazioni amorose serie. Esiste la prostituzione e alcune che ne fanno uso».

Il titolo è una metafora?

«Si, siamo tutti nudi: di fronte ad un grande problema si vede come siamo nel profondo, il nostro modo di affrontare la vita».

Oggi in Spagna quanto è ampio il divario tra aspirazioni ed effettivi sbocchi lavorativi?

«E’ terribile ed è un problema generazionale e generale. I giovani che hanno studiato e si sono preparati, trovano davanti un muro. Molti vanno all’estero, altri svolgono lavori al di sotto delle loro aspettative professionali».

Cos’è per lei scrivere, ed è vero che se passa qualche giorno lontana dal computer è di pessimo umore?

«Lo sostiene mio marito che a volte mi dice “Vai a scrivere che sei insopportabile”. Non ne sono   cosciente, forse è perché quando scrivo sono sola con me stessa e i miei pensieri, senza dover correre indaffarata in continuo movimento. Questa pausa introspettiva è molto importante, a volte ho proprio bisogno di starmene completamente da sola… e la scrittura è   questo».

Ha detto che per essere scrittori è necessario che la letteratura sia la cosa più importante della vita, ma che lei non ne sarebbe capace. Allora cosa conta di più?

«La vita in se stessa. Mi piace osservare la natura, gli animali, l’amore. La vita è piena di possibilità e pensare che sia importante solo il tuo libro, la tua carriera o l’idea di scrivere un capolavoro, ecco tutto questo per me non è stato possibile. Perché io ho voglia di vivere».

 

Ha avuto 2 mariti, 2 figli naturali e 2 acquisiti; come si è trovata nella famiglia allargata?

«Mi sono divertita parecchio. Adesso sono adulti ma quando erano piccoli, e in alcuni periodi stavano tutti con noi, ridevano, scherzavano…in vita mia non ho mai cucinato tanto così, ma ero contenta ed è stata un’esperienza positiva».

Che effetto fa essere definita la “Camilleri spagnola”?

«Una volta un giornalista si sbagliò definendomi “la Camilleri italiana”; l’editore mi chiamò divertito annunciandomi che non ero più… solo… la Camilleri spagnola, ma anche italica. E’ chiaro che per me è un onore. Lui è un maestro e scrive tantissimo; io non ho la stessa agilità e facilità. E non ci siamo mai conosciuti, pur essendo entrambi autori della Sellerio».

Chi è Alicia Giménez Bartlett?

«Una ragazza che è diventata vecchia senza accorgersene».

Il prossimo libro?

«Dopo 5 anni avevo bisogno di tornare a Petra. Sto scrivendo la sua nuova avventura e la consegnerò all’editore a fine estate. Questa volta parlerò di un assassino seriale, anche se rendere la storia verosimile è piuttosto impegnativo»

L’era dei tulipani

Non fioriscono più i tulipani in piazza Sultanahmet a Istanbul e nei giardini olandesi, appassiti precocemente dopo le schermaglie politiche tra la Turchia e la liberale e tollerante Olanda sfociate in una delle crisi diplomatiche più serie degli ultimi anni. Ministri turchi bloccati ai confini, visite già programmate e cancellate da un giorno all’altro, ambasciate chiuse, rapporti diplomatici compromessi, minacce di inondare l’Europa di profughi. Ma dove sono finiti i tulipani della pace? L’imminente primavera, di cui stiamo già godendo un piacevole anticipo, salverà le relazioni tra olandesi, tedeschi e turchi? E la Storia, chi se la ricorda? Gli stessi attori che hanno innescato la vivace querelle finita in questi giorni al centro della cronaca internazionale non possono dimenticare che furono proprio i tulipani, qualche secolo fa, a riportare serenità e pace tra l’Impero sul Bosforo e l’Europa, dopo secoli di conflitti tra l’Islam turco e il Vecchio Continente. Non si sono sempre detestati e insultati olandesi e turchi.

Tutt’altro, agli inizi del Settecento, il tulipano ha svolto un ruolo molto particolare nella storia turca e nelle relazioni tra Costantinopoli e le potenze europee.

 

Il periodo tra il 1718 (subito dopo il Trattato di pace di Passarowitz tra l’Austria, Venezia e gli Ottomani) e il 1730 è stato chiamato proprio “l’ Era del Tulipano” sotto il regno del sultano Ahmed III. Fu un momento storico segnato dalla pace tra cristiani e turchi e dallo sviluppo delle arti e anche il tulipano entrò con autorevolezza nella vita di tutti i giorni, nel folclore e nelle feste popolari. In Turchia era chiamato tullband che significa turbante, copricapo per la forma del fiore.

 

Lo si ammirava ovunque, veniva ricamato sui vestiti, sui tappeti e sugli abiti dei sultani, si vedeva sui mobili dei palazzi, nei dipinti e nelle maioliche, si scrissero anche delle poesie sul tulipano, trionfava nei giardini e nei parchi intorno al Corno d’Oro e sul Mar di Marmara. Ma il tulipano era già conosciuto nei secoli precedenti e lo amavano Maometto II il Conquistatore e Solimano il Magnifico che lo fece piantare in tutti i territori dell’Impero diventando un simbolo di abbondanza e di clemenza. Fu proprio da Costantinopoli che nel Cinquecento i tulipani si diffusero in Occidente. Se ne innamorò pazzamente il barone De Busbecq, ambasciatore fiammingo nella capitale ottomana, che lo fece conoscere in Olanda e in tutta l’Europa. Da appassionato naturalista riempì casse di bulbi di questo strano e sconosciuto fiore per farli giungere negli orti botanici dei Paesi Bassi. La nuova pianta importata dall’Impero dei sultani piacque talmente agli olandesi che verso la fine del Cinquecento era normale assistere nei porti a un continuo passaggio di navi provenienti dalla Turchia cariche di bulbi di tulipano che colorarono in breve tempo i campi fiamminghi. Da quei campi i bulbi inondarono tutti i Paesi europei. Ad aprile, ogni anno, milioni di tulipani vestono Istanbul con un tripudio di colori e chissà, magari anche questa volta toccherà a questo fiore placare l’ira di turchi ed europei.

 

Filippo Re

“Il ritorno di Freud”: l’etica dell’odio

Sabato 18 marzo 2017 alle ore 17.30 nella Sala Gioco presso il Circolo dei Lettori in via Bogino 9 a Torino, la Scuola di Psicanalisi Freudiana, con il patrocinio del Comune di Torino, nell’ambito del ciclo di conferenze “Il ritorno di Freud”, presenta la conferenza di Donatella Triberti: L’ETICA DELL’ODIO. Una passione esecrata a cui la nostra società non riconosce alcuna legittimità, eppure non solo l’odio non è eliminabile nelle sue manifestazioni più profonde, ma è altresì necessario per lo sviluppo di un’etica civile. Ingresso libero fino ad esaurimento posti

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Informazioni:

torino@scuoladipsicanalisifreudiana.it

www.scuoladipsicanalisifreudiana.it

http://www.facebook.com/scuoladipsicanalisifreudiana

348.06.61.059 Donatella Triberti

Comau a Berlino

È in corso oggi a Berlino, per due giorni, la conferenza internazionale “Digitising Manufacturing in the G20 – Initiatives, Best Practices and Policy Approaches” organizzata presso il German Federal Ministry for Economic Affairs and Energy. Un incontro durante il quale tutti gli Stati membri del G20 si troveranno a discutere e a confrontarsi sulle idee e i programmi che guideranno la digitalizzazione del settore manifatturiero. Comau, Società del Gruppo FCA, ha preso parte all’evento in rappresentanza di quel segmento dell’industria italiana votato all’innovazione e pronto ad accogliere tutte le nuove sfide dell’Industria 4.0. In particolare, Mauro Fenzi, CEO di Comau, si è soffermato sul tema “Factories of the future – from global value chains to interconnected global value networks”, insieme a Susanto Irwan, Founder di Sensify Security, a Jan Michael Mrosik, CEO Digital Factory Division di Siemens, a Karthikeyan Natarajan, Global Head Engineering Practice di Tech Mahindra e Stephan Reimelt, CEO di GE Deutschland. Nel corso del dibattito Fenzi ha affrontato il tema della digitalizzazione nell’industria manifatturiera, partendo dalla lunga esperienza di Comau nel settore dell’automazione industriale, a livello globale. Si è quindi soffermato, sulle principali trasformazioni che la ‘digital revolution’ sta determinando nell’organizzazione del lavoro, nei processi produttivi e nei modelli di business delle imprese. L’impegno concreto di Comau su questi temi è rappresentato da tecnologie innovative come i robot industriali collaborativi AURA, oltre allo sviluppo di nuove competenze per il personale della fabbrica digitale attraverso l’attività della Comau Academy, condotte in collaborazione con autorevoli Atenei e Istituti internazionali.

UNIONI GAY, FDI-AN: CANCELLATI I “FIGLI” SOSTITUITI CON UNIONI GAY DA PD E M5S

“NELLA LEGGE PIEMONTESE SULLA CASA POPOLARE. RIMESSI CON NOSTRO EMENDAMENTO APPROVATO”

 

<<Meno male che ci sono i Fratelli d’Italia, altrimenti con tante forze politiche a pensare solo alle unioni omosessuali ci troveremmo con i figli esclusi dai testi di legge. E non è una battuta>> ironizzano Maurizio Marrone, Consigliere FDI-AN in Regione Piemonte, e Augusta Montaruli, Esecutivo Nazionale FDI-AN, che spiegano <<M5S e PD hanno deciso di usare il disegno di legge regionale sulle decadenze dalle case popolari per inserire le unioni omosessuali accanto alle famiglie negli articoli sulla assegnazione delle case Atc, scatenando il nostro ostruzionismo che sta tenendo banco in Consiglio Regionale da tre sedute. Una forte opposizione che dovranno ringraziare tutti i figli dei assegnatari di case popolari in Piemonte, perché grazie ad un nostro emendamento approvato all’unanimità si è evitato uno scandalo senza precedenti: nella fretta di inserire dappertutto il termine “unioni civili” il Pd e i grillini avevano cancellato il termine “figli” dal testo della legge regionale sulla casa, impedendo così la loro successione negli alloggi popolari dopo la morte dei genitori. A una simile follia stava portando il derby tra sinistra e i 5 stelle a chi sventola più in alto la bandiera arcobaleno del gender. Meno male che il nostro emendamento 75 ha riportato le cose a posto restituendo cittadinanza alla famiglia naturale>>.

“Gola”, “Ozio” e “Cielo”: le anime del Turin Palace

“Gola”, “Ozio” e “Cielo” sono le tre anime in cui si declina l’esperienza di soggiorno nel 4 stelle nel cuore di Torino che fa del culto dell’arte la propria cifra stilistica, della centralità dell’ospite la sua filosofia e del forte rapporto di identificazione con la città una priorità

 

“Far vivere all’ospite un’esperienza il più possibile coerente con lo spirito della città che tanto ha investito nel recupero della propria storia”: da questa premessa si sviluppa la filosofia di accoglienza del Turin Palace Hotel che, dopo la chiusura nel 2007, ha riaperto le proprie sale a Maggio del 2015 con una significativa ristrutturazione tesa a preservarne e conservarne i tratti salienti rendendoli contemporanei.  Se il binomio tradizione/contemporaneità e il legame con la città di Torino sono le basi su cui si sviluppa il progetto di attualizzazione della struttura promosso dalla famiglia Marzot (gestori del Turin Palace Hotel e proprietari anche dell’Hotel Spadari al Duomo e dell’Hotel Gran Duca di York di Milano), la cultura e la valorizzazione dell’Arte ne sono il tratto identificante.

Le declinazioni dell’Arte: Colours&Feelings

Tutto è Arte al Turin Palace Hotel. Lo è lo stile delle scelte di interior design affidate ad arredi e complementi di ispirazione Decò realizzati appositamente da artigiani italiani. Lo è la forza espressiva delle opere di alcuni artisti torinesi (Pier Luigi Pusole, Daniele Galliano e Stefano Favarelli) che sfilano negli spazi comuni.  Lo è l’attenzione e la promozione che l’albergo riserva ad alcune iniziative organizzate a Torino attraverso speciali pacchetti nel segno del relax, della cultura e del palato. Va in questa direzione “Colours&Feelings”: in concomitanza e per l’intera durata della mostra “L’emozione dei colori nell’arte” (Gam, 14 Marzo/23 Luglio 2017), il Turin Palace Hotel offre infatti ai propri ospiti l’opportunità di abbinare al soggiorno in camera superior, la vista alla mostra (2 biglietti) e un percorso gourmet capace di abbinare cucina-arte-design (pacchetto a partire da 190 euro). La Carta del Ristorante “Les Petites Madeleines” e la drink list della “Lounge” del Turin Palace Hotel saranno infatti arricchite di un piatto (“Il Bianco e Il Nero”) e di un cocktail (“Il Verde e Il Rosso”) rispettivamente ispirati alle opere “Pietra di latte” di Wolfgang Laib (1983),  “Vantablack” di Anish Kapoor (2000) e “Amore” (1980-1981) di Nicola De Maria presenti nell’esposizione. La prestigiosa struttura, recentemente riconosciuta al primo posto in Italia nella classifica del 2017 dei “Travelers’ Choice Hotel Awards”, al secondo in quella europea e al terzo a livello mondiale, diviene così simbolica ambasciatrice del legame tra Arte e Torino, confermando così anche il suo forte rapporto di identificazione con la città.

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L’Arte della GOLA: l’esperienza del palato

La buona cucina richiede ricette di valore ma soprattutto tempo, dedizione e passione. Da queste consapevolezze prende forma la proposta gourmet de “Les Petites Madeleines”, guidato da Chef Stefano Sforza. A definirne le  linee guida sono l’utilizzo di ingredienti di carattere, la ricerca di tutte le loro sfumature di sapore, la continuità con la tradizione e la sorpresa per gli abbinamenti. Il risultato sono piatti concreti, dal gusto netto, autentico e comprensibile che fanno della “memoria” legata all’esperienza personale un tratto distintivo.  Ecco perché un pranzo o una cena a Les Petites Madeleines danno forma ad un’esperienza che va oltre il palato nel segno dell’evocazione.

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L’Arte dell’OZIO: l’esperienza del benessere

Per il Turin Palace Hotel il benessere è una vocazione e il riposo di qualità una prerogativa di ospitalità. La rigenerazione inizia con un buon sonno che l’hotel promuove offrendo nelle proprie camere materassi iper comfort di Simmons con l’aggiunta di un pillow top per garantire un riposo di massima qualità. Il recupero del benessere fisico e psicologico prosegue nella Spa che propone sessioni di total relax (vasche idromassaggio, percorso di Kneipp, docce sensoriali, Bio sauna e bagno  di vapore) e trattamenti rigeneranti esclusivamente su appuntamento che utilizzano l’innovativa linea di prodotti Eau d’Altitude Dolomitic Water. Un’esperienza totalizzante che coinvolge l’ospite in un percorso h 24.

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L’Arte dell’emozionarsi: CIELO

Uno spazio relaxing con vista mozzafiato sui tetti di Torino e una visione panoramica dal forte impatto che dalla collana delle Alpi raggiunge la Basilica  di Superga. Un luogo della contemplazione da cui intravedere alcuni dei monumenti-emblema del capoluogo. L’emozione inizia qui,  seduta sulle comode poltrone e divani della Terrazza del Turin Palace Hotel. Sotto il cielo di Torino, il light lunch, la pausa gourmet pomeridiana o l’aperitivo pre dinner si vestono di suggestione.