redazione il torinese

Dai Carpazi alle Alpi: storie di empowerment al femminile

Venerdì sera a Torino verranno presentati il progetto e la ricerca “Empowering Women through their Job and Passion”, a cura della sociologa Sabrina Allegra e del fotografo Stefano Di Marco. Un progetto indipendente che documenta, attraverso interviste e fotografie, i percorsi di empowerment di donne provenienti da settori professionali differenti. Domani verranno presentate le storie di libere professioniste provenienti da Italia, Polonia, Ucraina e Croazia, accomunate dall’aver trasformato la loro la loro passione in professione.

Programma della serata:

ore 19: Presentazione del progetto di sociologia visuale “Empowering Women through their Job and Passion”, di Sabrina Allegra e Stefano Di Marco (Women Social Inclusion)
ore 20: momento conviviale con aperitivo

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Quando: Venerdì 17 marzo, ore 19

Dove: Polski Kot, Via Massena 19/a Torino

Ingresso gratuito

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Contatti:

sito web: www.womensocialinclusion.org

pagina facebook: www.facebook.com/womensocialinclusion/

polski kot: www.facebook.com/polski.kot

evento: www.facebook.com/events/721965774645621/

 

La “Camilleri spagnola” è una ironica eterna ragazza

di Laura Goria

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Alicia Giménez Bartlett, la “Camilleri spagnola”, arriva a Torino e con i suoi noir – protagonista l’ispettrice Petra Delicado- fa registrare il pienone al Circolo dei Lettori.

Lei è una simpaticissima signora che usa l’ironia non solo nei suoi gialli, ma anche come arma per affrontare la vita, e non perde occasione per sfoderare intelligenza e battute argute. In poche parole, è idillio con il pubblico. E’ una scrittrice a tutto campo, capace di passare dalle “novelas negras” con poliziotta sui generis (e il suo vice Fermin Garzon) a romanzi di grande spessore, come “Exit”, “Una stanza tutta per gli altri” e l’ultimo “Uomini nudi”, sulla prostituzione maschile; tutti fiori all’occhiello dell’editore Sellerio. Con il suo italiano spagnoleggiante parla volentieri di sé e delle sue opere, racconta aneddoti…e chi già ama i suoi libri non può che innamorarsi anche di lei.

Sottolinea come una volta i gialli fossero considerati letteratura di serie B; mentre oggi la loro qualità è cambiata, con maggiore attenzione all’interiorità. «Il giallo permette di parlare dei problemi della gente normale, che così torna ad essere protagonista» ci dice.

Perché ambienta i suoi gialli proprio a Barcellona e non, per esempio, a Madrid?

«Barcellona presenta una serie di caratteristiche ottimali: è sul mare, ha una precisa piramide sociale con al vertice l’alta società, a scalare verso i poveri in basso. Poi ha molti   immigrati ed è una città tutto sommato piccola, ma con tanti sguardi differenti. Invece Madrid è più grande con quartieri molto più mescolati e maggiori difficoltà per trovare uno scenario che attiri i lettori».

Dove nasce l’ispirazione per le trame dei suoi libri, sia gialli che romanzi?

«Nella società: osservo le persone, ascolto come parlano dei loro problemi, constato come tutti siano coinvolti da preoccupazioni simili. Vedo un po’ com’è l’atmosfera generale e sociale. E riscontro che siamo in un momento storico terribile, in cui mancano valori e solidarietà».

 

E’ vero che raccoglie molti spunti nei bar?

«Si, lì c’è un’umanità varia, basta stare a guardare. Ma non prendo appunti, piuttosto memorizzo molto».

Un aneddoto?

«Una volta un oste consigliò un piatto dicendo “questo resuscita i morti” e un signore rispose “va bene, purché non sia Francisco Franco” (ndr. il generalissimo, dittatore spagnolo dal 1939 fino alla sua morte nel1975) Ecco questa è l’ironia del mio paese».

Anche i suoi gialli ne sono intrisi, che ruolo ha nella sua vita?

«Enorme. Sono ironica con me stessa, nelle cose che faccio quotidianamente, nelle mie relazioni con gli altri, a partire da quelle con i figli. L’ironia è un tesoro meraviglioso, diffuso soprattutto nel sud Europa».

Quanto c’è di Alicia nell’ispettrice Petra Delicado?

«Non sono io. Rispetto a me lei è molto più coraggiosa, si arrabbia di più, è più pratica, non ha paura di offendere gli altri …e poi…non invecchia mai, mentre io si».

Come passa dai noir ai romanzi?

«Penso che tutti gli scrittori abbiamo delle storie in testa che trovano il loro momento ideale per venire fuori. E’ la storia che impone la sua forza. Quando sono triste, stanca e magari ho appena scritto un romanzo, sento il bisogno di tornare a Petra e di due parole sconce…ecco questo mi fa sorridere. Ho provato a scrivere due libri contemporaneamente, ma non sono così schizofrenica, per me è troppo difficile, direi impossibile».

Il suo ultimo romanzo “Uomini nudi” parla di strip tease e prostituzione al maschile, da dove arriva l’idea ?

«Con un’amica ho visto uno strip tease maschile in un locale di Barcellona, frequentato da donne che ci vanno in gruppo per fare festa e divertirsi. Così ho indagato questo fenomeno socialmente nuovo».

Praticato da chi?

«In Spagna si dicono “ragazzi da compagnia”: sono giovani, abbastanza belli, colti, educati, ragazzi normali che non hanno trovato altre possibilità di guadagno. Si spogliano in pubblico ma possono anche essere i compagni di una cena, da presentare agli amici, e con cui poi magari passare la notte. Le donne che li pagano sono sempre di una classe sociale elevata e ricche: cercano compagnia, la possibilità di essere accolte in società con al fianco uno più giovane. E’ la dimostrazione che le cose sono cambiate; anche le donne cercano di non sfracellarsi più in relazioni amorose serie. Esiste la prostituzione e alcune che ne fanno uso».

Il titolo è una metafora?

«Si, siamo tutti nudi: di fronte ad un grande problema si vede come siamo nel profondo, il nostro modo di affrontare la vita».

Oggi in Spagna quanto è ampio il divario tra aspirazioni ed effettivi sbocchi lavorativi?

«E’ terribile ed è un problema generazionale e generale. I giovani che hanno studiato e si sono preparati, trovano davanti un muro. Molti vanno all’estero, altri svolgono lavori al di sotto delle loro aspettative professionali».

Cos’è per lei scrivere, ed è vero che se passa qualche giorno lontana dal computer è di pessimo umore?

«Lo sostiene mio marito che a volte mi dice “Vai a scrivere che sei insopportabile”. Non ne sono   cosciente, forse è perché quando scrivo sono sola con me stessa e i miei pensieri, senza dover correre indaffarata in continuo movimento. Questa pausa introspettiva è molto importante, a volte ho proprio bisogno di starmene completamente da sola… e la scrittura è   questo».

Ha detto che per essere scrittori è necessario che la letteratura sia la cosa più importante della vita, ma che lei non ne sarebbe capace. Allora cosa conta di più?

«La vita in se stessa. Mi piace osservare la natura, gli animali, l’amore. La vita è piena di possibilità e pensare che sia importante solo il tuo libro, la tua carriera o l’idea di scrivere un capolavoro, ecco tutto questo per me non è stato possibile. Perché io ho voglia di vivere».

 

Ha avuto 2 mariti, 2 figli naturali e 2 acquisiti; come si è trovata nella famiglia allargata?

«Mi sono divertita parecchio. Adesso sono adulti ma quando erano piccoli, e in alcuni periodi stavano tutti con noi, ridevano, scherzavano…in vita mia non ho mai cucinato tanto così, ma ero contenta ed è stata un’esperienza positiva».

Che effetto fa essere definita la “Camilleri spagnola”?

«Una volta un giornalista si sbagliò definendomi “la Camilleri italiana”; l’editore mi chiamò divertito annunciandomi che non ero più… solo… la Camilleri spagnola, ma anche italica. E’ chiaro che per me è un onore. Lui è un maestro e scrive tantissimo; io non ho la stessa agilità e facilità. E non ci siamo mai conosciuti, pur essendo entrambi autori della Sellerio».

Chi è Alicia Giménez Bartlett?

«Una ragazza che è diventata vecchia senza accorgersene».

Il prossimo libro?

«Dopo 5 anni avevo bisogno di tornare a Petra. Sto scrivendo la sua nuova avventura e la consegnerò all’editore a fine estate. Questa volta parlerò di un assassino seriale, anche se rendere la storia verosimile è piuttosto impegnativo»

L’era dei tulipani

Non fioriscono più i tulipani in piazza Sultanahmet a Istanbul e nei giardini olandesi, appassiti precocemente dopo le schermaglie politiche tra la Turchia e la liberale e tollerante Olanda sfociate in una delle crisi diplomatiche più serie degli ultimi anni. Ministri turchi bloccati ai confini, visite già programmate e cancellate da un giorno all’altro, ambasciate chiuse, rapporti diplomatici compromessi, minacce di inondare l’Europa di profughi. Ma dove sono finiti i tulipani della pace? L’imminente primavera, di cui stiamo già godendo un piacevole anticipo, salverà le relazioni tra olandesi, tedeschi e turchi? E la Storia, chi se la ricorda? Gli stessi attori che hanno innescato la vivace querelle finita in questi giorni al centro della cronaca internazionale non possono dimenticare che furono proprio i tulipani, qualche secolo fa, a riportare serenità e pace tra l’Impero sul Bosforo e l’Europa, dopo secoli di conflitti tra l’Islam turco e il Vecchio Continente. Non si sono sempre detestati e insultati olandesi e turchi.

Tutt’altro, agli inizi del Settecento, il tulipano ha svolto un ruolo molto particolare nella storia turca e nelle relazioni tra Costantinopoli e le potenze europee.

 

Il periodo tra il 1718 (subito dopo il Trattato di pace di Passarowitz tra l’Austria, Venezia e gli Ottomani) e il 1730 è stato chiamato proprio “l’ Era del Tulipano” sotto il regno del sultano Ahmed III. Fu un momento storico segnato dalla pace tra cristiani e turchi e dallo sviluppo delle arti e anche il tulipano entrò con autorevolezza nella vita di tutti i giorni, nel folclore e nelle feste popolari. In Turchia era chiamato tullband che significa turbante, copricapo per la forma del fiore.

 

Lo si ammirava ovunque, veniva ricamato sui vestiti, sui tappeti e sugli abiti dei sultani, si vedeva sui mobili dei palazzi, nei dipinti e nelle maioliche, si scrissero anche delle poesie sul tulipano, trionfava nei giardini e nei parchi intorno al Corno d’Oro e sul Mar di Marmara. Ma il tulipano era già conosciuto nei secoli precedenti e lo amavano Maometto II il Conquistatore e Solimano il Magnifico che lo fece piantare in tutti i territori dell’Impero diventando un simbolo di abbondanza e di clemenza. Fu proprio da Costantinopoli che nel Cinquecento i tulipani si diffusero in Occidente. Se ne innamorò pazzamente il barone De Busbecq, ambasciatore fiammingo nella capitale ottomana, che lo fece conoscere in Olanda e in tutta l’Europa. Da appassionato naturalista riempì casse di bulbi di questo strano e sconosciuto fiore per farli giungere negli orti botanici dei Paesi Bassi. La nuova pianta importata dall’Impero dei sultani piacque talmente agli olandesi che verso la fine del Cinquecento era normale assistere nei porti a un continuo passaggio di navi provenienti dalla Turchia cariche di bulbi di tulipano che colorarono in breve tempo i campi fiamminghi. Da quei campi i bulbi inondarono tutti i Paesi europei. Ad aprile, ogni anno, milioni di tulipani vestono Istanbul con un tripudio di colori e chissà, magari anche questa volta toccherà a questo fiore placare l’ira di turchi ed europei.

 

Filippo Re

“Il ritorno di Freud”: l’etica dell’odio

Sabato 18 marzo 2017 alle ore 17.30 nella Sala Gioco presso il Circolo dei Lettori in via Bogino 9 a Torino, la Scuola di Psicanalisi Freudiana, con il patrocinio del Comune di Torino, nell’ambito del ciclo di conferenze “Il ritorno di Freud”, presenta la conferenza di Donatella Triberti: L’ETICA DELL’ODIO. Una passione esecrata a cui la nostra società non riconosce alcuna legittimità, eppure non solo l’odio non è eliminabile nelle sue manifestazioni più profonde, ma è altresì necessario per lo sviluppo di un’etica civile. Ingresso libero fino ad esaurimento posti

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Informazioni:

torino@scuoladipsicanalisifreudiana.it

www.scuoladipsicanalisifreudiana.it

http://www.facebook.com/scuoladipsicanalisifreudiana

348.06.61.059 Donatella Triberti

Comau a Berlino

È in corso oggi a Berlino, per due giorni, la conferenza internazionale “Digitising Manufacturing in the G20 – Initiatives, Best Practices and Policy Approaches” organizzata presso il German Federal Ministry for Economic Affairs and Energy. Un incontro durante il quale tutti gli Stati membri del G20 si troveranno a discutere e a confrontarsi sulle idee e i programmi che guideranno la digitalizzazione del settore manifatturiero. Comau, Società del Gruppo FCA, ha preso parte all’evento in rappresentanza di quel segmento dell’industria italiana votato all’innovazione e pronto ad accogliere tutte le nuove sfide dell’Industria 4.0. In particolare, Mauro Fenzi, CEO di Comau, si è soffermato sul tema “Factories of the future – from global value chains to interconnected global value networks”, insieme a Susanto Irwan, Founder di Sensify Security, a Jan Michael Mrosik, CEO Digital Factory Division di Siemens, a Karthikeyan Natarajan, Global Head Engineering Practice di Tech Mahindra e Stephan Reimelt, CEO di GE Deutschland. Nel corso del dibattito Fenzi ha affrontato il tema della digitalizzazione nell’industria manifatturiera, partendo dalla lunga esperienza di Comau nel settore dell’automazione industriale, a livello globale. Si è quindi soffermato, sulle principali trasformazioni che la ‘digital revolution’ sta determinando nell’organizzazione del lavoro, nei processi produttivi e nei modelli di business delle imprese. L’impegno concreto di Comau su questi temi è rappresentato da tecnologie innovative come i robot industriali collaborativi AURA, oltre allo sviluppo di nuove competenze per il personale della fabbrica digitale attraverso l’attività della Comau Academy, condotte in collaborazione con autorevoli Atenei e Istituti internazionali.

UNIONI GAY, FDI-AN: CANCELLATI I “FIGLI” SOSTITUITI CON UNIONI GAY DA PD E M5S

“NELLA LEGGE PIEMONTESE SULLA CASA POPOLARE. RIMESSI CON NOSTRO EMENDAMENTO APPROVATO”

 

<<Meno male che ci sono i Fratelli d’Italia, altrimenti con tante forze politiche a pensare solo alle unioni omosessuali ci troveremmo con i figli esclusi dai testi di legge. E non è una battuta>> ironizzano Maurizio Marrone, Consigliere FDI-AN in Regione Piemonte, e Augusta Montaruli, Esecutivo Nazionale FDI-AN, che spiegano <<M5S e PD hanno deciso di usare il disegno di legge regionale sulle decadenze dalle case popolari per inserire le unioni omosessuali accanto alle famiglie negli articoli sulla assegnazione delle case Atc, scatenando il nostro ostruzionismo che sta tenendo banco in Consiglio Regionale da tre sedute. Una forte opposizione che dovranno ringraziare tutti i figli dei assegnatari di case popolari in Piemonte, perché grazie ad un nostro emendamento approvato all’unanimità si è evitato uno scandalo senza precedenti: nella fretta di inserire dappertutto il termine “unioni civili” il Pd e i grillini avevano cancellato il termine “figli” dal testo della legge regionale sulla casa, impedendo così la loro successione negli alloggi popolari dopo la morte dei genitori. A una simile follia stava portando il derby tra sinistra e i 5 stelle a chi sventola più in alto la bandiera arcobaleno del gender. Meno male che il nostro emendamento 75 ha riportato le cose a posto restituendo cittadinanza alla famiglia naturale>>.

“Gola”, “Ozio” e “Cielo”: le anime del Turin Palace

“Gola”, “Ozio” e “Cielo” sono le tre anime in cui si declina l’esperienza di soggiorno nel 4 stelle nel cuore di Torino che fa del culto dell’arte la propria cifra stilistica, della centralità dell’ospite la sua filosofia e del forte rapporto di identificazione con la città una priorità

 

“Far vivere all’ospite un’esperienza il più possibile coerente con lo spirito della città che tanto ha investito nel recupero della propria storia”: da questa premessa si sviluppa la filosofia di accoglienza del Turin Palace Hotel che, dopo la chiusura nel 2007, ha riaperto le proprie sale a Maggio del 2015 con una significativa ristrutturazione tesa a preservarne e conservarne i tratti salienti rendendoli contemporanei.  Se il binomio tradizione/contemporaneità e il legame con la città di Torino sono le basi su cui si sviluppa il progetto di attualizzazione della struttura promosso dalla famiglia Marzot (gestori del Turin Palace Hotel e proprietari anche dell’Hotel Spadari al Duomo e dell’Hotel Gran Duca di York di Milano), la cultura e la valorizzazione dell’Arte ne sono il tratto identificante.

Le declinazioni dell’Arte: Colours&Feelings

Tutto è Arte al Turin Palace Hotel. Lo è lo stile delle scelte di interior design affidate ad arredi e complementi di ispirazione Decò realizzati appositamente da artigiani italiani. Lo è la forza espressiva delle opere di alcuni artisti torinesi (Pier Luigi Pusole, Daniele Galliano e Stefano Favarelli) che sfilano negli spazi comuni.  Lo è l’attenzione e la promozione che l’albergo riserva ad alcune iniziative organizzate a Torino attraverso speciali pacchetti nel segno del relax, della cultura e del palato. Va in questa direzione “Colours&Feelings”: in concomitanza e per l’intera durata della mostra “L’emozione dei colori nell’arte” (Gam, 14 Marzo/23 Luglio 2017), il Turin Palace Hotel offre infatti ai propri ospiti l’opportunità di abbinare al soggiorno in camera superior, la vista alla mostra (2 biglietti) e un percorso gourmet capace di abbinare cucina-arte-design (pacchetto a partire da 190 euro). La Carta del Ristorante “Les Petites Madeleines” e la drink list della “Lounge” del Turin Palace Hotel saranno infatti arricchite di un piatto (“Il Bianco e Il Nero”) e di un cocktail (“Il Verde e Il Rosso”) rispettivamente ispirati alle opere “Pietra di latte” di Wolfgang Laib (1983),  “Vantablack” di Anish Kapoor (2000) e “Amore” (1980-1981) di Nicola De Maria presenti nell’esposizione. La prestigiosa struttura, recentemente riconosciuta al primo posto in Italia nella classifica del 2017 dei “Travelers’ Choice Hotel Awards”, al secondo in quella europea e al terzo a livello mondiale, diviene così simbolica ambasciatrice del legame tra Arte e Torino, confermando così anche il suo forte rapporto di identificazione con la città.

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L’Arte della GOLA: l’esperienza del palato

La buona cucina richiede ricette di valore ma soprattutto tempo, dedizione e passione. Da queste consapevolezze prende forma la proposta gourmet de “Les Petites Madeleines”, guidato da Chef Stefano Sforza. A definirne le  linee guida sono l’utilizzo di ingredienti di carattere, la ricerca di tutte le loro sfumature di sapore, la continuità con la tradizione e la sorpresa per gli abbinamenti. Il risultato sono piatti concreti, dal gusto netto, autentico e comprensibile che fanno della “memoria” legata all’esperienza personale un tratto distintivo.  Ecco perché un pranzo o una cena a Les Petites Madeleines danno forma ad un’esperienza che va oltre il palato nel segno dell’evocazione.

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L’Arte dell’OZIO: l’esperienza del benessere

Per il Turin Palace Hotel il benessere è una vocazione e il riposo di qualità una prerogativa di ospitalità. La rigenerazione inizia con un buon sonno che l’hotel promuove offrendo nelle proprie camere materassi iper comfort di Simmons con l’aggiunta di un pillow top per garantire un riposo di massima qualità. Il recupero del benessere fisico e psicologico prosegue nella Spa che propone sessioni di total relax (vasche idromassaggio, percorso di Kneipp, docce sensoriali, Bio sauna e bagno  di vapore) e trattamenti rigeneranti esclusivamente su appuntamento che utilizzano l’innovativa linea di prodotti Eau d’Altitude Dolomitic Water. Un’esperienza totalizzante che coinvolge l’ospite in un percorso h 24.

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L’Arte dell’emozionarsi: CIELO

Uno spazio relaxing con vista mozzafiato sui tetti di Torino e una visione panoramica dal forte impatto che dalla collana delle Alpi raggiunge la Basilica  di Superga. Un luogo della contemplazione da cui intravedere alcuni dei monumenti-emblema del capoluogo. L’emozione inizia qui,  seduta sulle comode poltrone e divani della Terrazza del Turin Palace Hotel. Sotto il cielo di Torino, il light lunch, la pausa gourmet pomeridiana o l’aperitivo pre dinner si vestono di suggestione.

Poste, al top della qualità un piccolo paese del Torinese…

E’ il centro secondario di distribuzione di recapito di Perosa Argentina a piazzarsi nella top ten dei 114 centri di recapito dell’area Nordovest – comprendente Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta –  per qualità del servizio e attenzione alla clientela.  Il riconoscimento è stato assegnato nel corso del meeting organizzato a Collegno dalla struttura posta, comunicazione e logistica dell’area Nordovest di Poste Italiane. Nell’ufficio postale  lavorano tre operatori addetti alla lavorazione della corrispondenza e 17 portalettere . La zona di competenza è costituita dai  comuni di Massello, Perosa Argentina, Perrero, Pomaretto, Prali, Salza di Pinerolo.

 

(foto:  il Torinese – archivio)

  

San Salvario District, fashion, art & design

Dopo il grande successo dello scorso anno (più di 50.000 visitatori, circa 40 location, più di 100 espositori, di cui più del 30% provenienti dall’Italia e dal mondo) torna dal 6 al 9 aprile nello storico e multiculturale quartiere di San Salvario, San Salvario District, fashion, art & design, una straordinaria vetrina per creativi di ogni settore: fashion designer, artisti, artigiani, fotografi e designer.

 

Ideata dall’Associazione Golfart, con il patrocinio della Città di Torino, della Città Metropolitana di Torino, della Regione Piemonte e della Circoscrizione 8, per quattro giorni i creativi “invaderanno” il quartiere insediandosi negli esercizi commerciali e nelle sedi istituzionali, animando le vie con un’esplosione di arte, moda e design.

 

L’allestimento di eventi e mostre temporanee, la proposta di servizi per la produzione sperimentale, la promozione di laboratori creativi offriranno l’occasione per fare emergere le nuove istanze legate all’arte, alla moda, all’artigianato e al design e per istituire momenti di visibilità in spazi collettivi, dove la creatività e il pubblico possono convivere.

 

Il progetto San Salvario District nasce dalle grandi potenzialità di incontro che il quartiere è riuscito a costruire nel corso degli anni. Pianificato nella seconda metà dell’Ottocento, San Salvario è stato da sempre, anche grazie alla costruzione della Stazione di Porta Nuova nel 1860-68, il primo approdo per gli immigrati che venivano a lavorare nelle industrie cittadine e per la consistente penetrazione – dagli anni Novanta – di immigrati di varia nazionalità che lo hanno reso uno dei quartieri più multietnici della città di Torino. Non a caso convivono qui chiese cattoliche, il tempio valdese, la sinagoga, le sale di preghiera musulmane.

 

La selezione e la curatela degli artisti che parteciperanno alla manifestazione sarà curata e diretta da Riccardo Ghirardini, Presidente dall’Associazione Harambee Art Kunst: dedicata all’arte contemporanea, questa sezione nasce con chiari intenti multidisciplinari, ed uno sguardo attento alle arti visive ed alle varie ibridazioni tra design, architettura e fotografia.

 

La sezione Design curata da Gian Carlo Tranzatto, architetto e designer dello Studio Associato U-LAYER di Torino, andrà a selezionare e mettere in evidenza tutte le realtà progettuali e creative legate alla produzione industriale, artigianale o frutto delle nuove tecnologie digitali.

La selezione e la curatela dei fashion designer è affidata a Marika Guida stilista, costumista e scenografa. Questa sezione si rivolge soprattutto ad un pubblico di non addetti, da guidare alla riscoperta del piacere della libera e personalissima scelta di fruizione e di acquisto nel settore moda.

 

Gli eventi delle tre sezioni, che hanno lo scopo di creare un interscambio di relazioni e conoscenze tra le aree presenti, saranno coordinate da Ketty Vettori e Paola Rovetto, della P and K Consulting, coprogettista del progetto.

 

Un ampio spazio sarà dato, inoltre alle problematiche sociali, e in modo speciale alla violenza di genere. A questo proposito verrà inaugurata, in collaborazione con LegalArte, la mostra “Voci dal silenzio”, di Diego Testolin, disegnatore di identikit, analista della scena del crimine della Polizia scientifica del Triveneto, ed esperto di fisionomica, che rilegge in chiave intima la bruta realtà della violenza sulle donne, con l’intento di restituire loro quella dignità estetica che l’aggressività umana troppo spesso cancella.

 

Quattro giorni ricchi e intensi in cui manualità e creatività troveranno lo spazio giusto per presentarsi al pubblico.

Tre appuntamenti per Cinema in verticale

La XIX edizione di CINEMA in VERTICALE propone tre appuntamenti nei giorni 17, 18 e 21 marzo 2017 alle ore 21 con Francesco Torre, Luigi Cantore e Nico Valsesia, tutti ad ingresso gratuito

Venerdì 17 marzo nelle sede Cai di Giaveno FRANCESCO TORRE presenta “Everest, la vetta del mondo scalata dall’uomo comune”. Il 21 maggio 2016 l’avvocato Francesco Torre di Gravere – dopo una ascensione resa ancor più difficile nell’ultimo tratto da difficoltà con l’erogatore di ossigeno – conquistava la vetta dell’Everest, il tetto del mondo. Un’impresa non per tutti, fortemente voluta dopo anni di preparazione, un duro allenamento specifico, e una forza di volontà non comune per portare a termine e realizzare il sogno di tutti gli alpinisti.
Torre racconterà la sua avventura imalaiana in una serata con proiezione di fotografie e filmati.

Sabato 18 Marzo nel Centro Sociale di via Pelissere 16 a Villar Dora, LUIGI CANTORE presenta il suo film “Profumo di resina”, tratto dall’omonimo romanzo di Fabrizio Arietti. La Storia è ambientata tra 800 e 900 al Lago del Moncenisio, Valle di Susa, Toscana, Liguria e Germania. Le vicende si intrecciano sino a a quando, nel 1996, due ragazzi trovano al Moncenisio, dopo lo svuotamento del lago tra i resti della casa dei guardiani delle vecchie dighe, le piastrine di riconoscimento di sue soldati. La curiosità e la passione spingeranno i due giovani a intraprendere assidue e complicate ricerche e in un crescendo di emozioni scopriranno circostanze incredibili…

Martedì 21 marzo al Centro Sociale di Pellissere 16 a Villar Dora sarà ospite NICO VALSESIA, Il più noto rappresentante italiano di trail running, che presenta “Mas alto lisa cóndores  – From zero to Aconcagua” e l’anteprima della sua ultima fatica “From Zero to Elbrus”.
Maestro di sci, runner, trailer, ciclista, ideatore e organizzatore di gare, ha corso per cinque volte la Race Across America (4800 km in bicicletta no stop dal Pacifico all’Atlantico), con un secondo posto nel 2006 e un terzo posto nel 2014, nel 2012 ha attraversato di corsa (primo uomo al mondo insieme allo svizzero Marco Gazzola) l’immensa distesa del Salar de Uyuni, in Bolivia, a 3600 metri di quota, nel 2013, mettendo insieme le sue passioni per la bicicletta, la corsa e la montagna, ha stabilito il record mondiale sul percorso Genova-Monte Bianco: 316 km e 4810 metri di dislivello positivo netto in 16 ore e 35 minuti.
A Cinema in Verticale, con supporto di video e fotografie,  presenta la sua impresa del 24 gennaio 2015: solo 22 ore e 41’ per percorrere, in bicicletta e a piedi, record mondiale di maggior dislivello positivo, dal livello del mare alla cima dell’Aconcagua (6963 m)! A sostenerlo nell’impresa, un team di amici di cui ha fatto parte anche Giovanni Storti (proprio lui, quello di Aldo Giovanni e Giacomo), che da anni segue Nico con il fondamentale ruolo di “motivatore speciale”: perché, per Nico, una bella risata tra amici è sempre il carburante migliore.
Nico Valsesia presenterà anche “From Zero to Elbrus” la sua ultima fatica del 25 giugno 2016. 31 ore e 55′ per andare, in bicicletta e a piedi, dalle rive del Mar Caspio alla vetta del monte Elbrus. Il monte Elbrus è il tetto d’Europa e seconda vetta del circuito internazionale delle Seven Summits. Nico è partito alle 4:33 del mattino del 25 giugno da Sulak, sul mar Caspio a – 29 metri di quota, e ha pedalato per 510 km fino al villaggio di Azau, ai piedi dell’Elbrus, a 2350 metri di altitudine. Caldo opprimente, traffico, strade in condizioni disastrate hanno reso tutto più complicato ma anche questa volta questo incredibile atleta ce l’ha fatta.


“Cinema in Verticale”
è una rassegna sul cinema e la cultura di montagna la cui XIX edizione si svolge tra il 16 febbraio e il 7 aprile 2017 con 12 appuntamenti, tutti ad ingresso gratuito, nei Comuni di Caprie, Condove, San Giorio di Susa, Venaus e Villar Dora in Valle di Susa e nei Comuni di Giaveno e Orbassano nella limitrofa Val Sangone.
La rassegna da 19 anni viene organizzata dall’associazione Gruppo 33 di Condove come anteprima del Valsusa Filmfest, festival sul recupero della memoria storica e sulla difesa dell’ambiente la cui XXI edizione inizierà il 31 marzo.
Cinema in Verticale  affronta varie tematiche legate alla montagna come l’alpinismo e altri sport legati alla verticalità, l’esplorazione, la salvaguardia dell’ambiente e delle specie animali, la cultura, la vita e le abitudini di piccole e grandi comunità montane. In ogni appuntamento, oltre alla proiezione di filmati, sono presenti ospiti quali autori e protagonisti delle immagini, alpinisti, guide alpine, scrittori, giornalisti, esperti ed appassionati per dibattere ed attualizzare i temi.
Il programma completo è online in www.valsusafilmfest.it