redazione il torinese

Rapina in farmacia, inseguimento dei carabinieri

Rapina l’incasso di una farmacia nel centro di Torino. Romeno arrestato dai Carabinieri dopo un inseguimento a piedi
 
Volto coperto con il cappuccio della felpa per eludere le telecamere di sorveglianza, guanti calzati per non lasciare impronte e armato di pistola scavalca il bancone della farmacia Bernardi di via Duchessa Jolanda e urla contro le dottoresse e i clienti terrorizzati di alzare le mani e non fare alcuna resistenza. Sotto la minaccia dell’arma, che punta con disinvoltura contro le commesse, si fa prima sbloccare la cassa, si impossessa rapidamente dell’incasso giornaliero pari a poco più di 800 euro e alla fine si dà a repentina fuga a piedi. Azione da manuale del crimine, ma una gazzella del nucleo radiomobile dei carabinieri, impegnata nel consueto controllo del territorio in quella zona, lo vede correre a gambe levate e con il volto coperto nella vicina via Groppello. I militari, insospettiti dalla furiosa corsa dell’uomo, lo inseguono e poco dopo riescono a bloccarlo. A seguito di accurata perquisizione gli trovano ancora indosso un pericoloso revolver modificato e perfettamente funzionante, contenente nel tamburo 3 cartucce inesplose e 2 bossoli, molte banconote di vario taglio pari a 835 euro provento della rapina e un paio di guanti in lattice. Nel frattempo la centrale operativa del comando provinciale carabinieri di Torino informa la pattuglia operante della rapina appena consumata nella vicina farmacia. Ulteriori accertamenti, eseguiti anche con il supporto della sezione investigazione scientifica del Reparto Operativo, consentono di documentare che il fermato nascondeva persino un cambio d’abito completo e alcune tute da imbianchino in un cassonetto all’angolo della strada. Erano i suoi abiti da scena che verosimilmente utilizzava per camuffarsi prima delle rapine. Sono così scattate le manette per l’autore del colpo, un romeno di 26 anni, in Italia senza fissa dimora, che dovrà ora rispondere di rapina a mano armata e detenzione e porto illegale di arma clandestina. Le indagini dei carabinieri non si fermano, ma proseguono per verificare se l’arrestato si sia reso protagonista di altri gravi episodi delittuosi.

Eugenio Bolley: il gioco dell’arte e della montagna

La storia di Eugenio Bolley è la storia di un artista anticonvenzionale e generoso che sogna in grande. Nato nel 1935 a Gap, in Francia, lavora a Torino come dirigente industriale sino al 1973, quando decide di trasferirsi a Bardonecchia. Tra le montagne della Valle di Susa adotta uno stile di vita rigoroso, scandito dai tempi della natura, dalla lettura della Bibbia e dal lavoro artistico. Bolley realizza sculture, dipinti, disegni e litografie sin dagli anni Cinquanta del Novecento. Nelle sue opere colorate, l’artista descrive il mondo che lo circonda con la fantasia e l’ingenuità proprie dei bambini.  Stupore e meraviglia rappresentano il denominatore comune degli oltre 1300 lavori che portano la sua firma. Si tratta di opere che Bolley sogna di vendere con l’obiettivo di destinare la totalità dei ricavi a iniziative di solidarietà. L’ambizioso progetto di Bolley ha incontrato il sostegno di Reale Mutua. La compagnia assicurativa ha decido di offrire all’artista l’aiuto necessario affinché il suo sogno possa completamente compiersi. Per tale ragione, dopo aver fortemente voluto la pubblicazione di un volume monografico dedicato all’artista, Reale Mutua ha deciso di organizzare una mostra.  «Reale Foundation ha proposto al Museo della Montagna di esporre le opere dell’artista — spiega il direttore generale di Reale Mutua, Luca Filippone — per compiere un ulteriore passo verso la realizzazione del sogno di Bolley». La mostra, intitolata «Eugenio Bolley: il gioco dell’arte e della montagna – opere 1950-2019», verrà inaugurata alle 18.30 di questo pomeriggio e sarà visitabile sino al prossimo 23 giugno. Nelle sale del Museo della Montagna saranno esposti circa 80 lavori dell’artista. Già nel 2006 il museo aveva dedicato alle opere di Bolley una mostra al Forte di Exilles, dimostrando di apprezzare l’attenzione dell’artista nei confronti della salvaguardia dell’ambiente e della sicurezza in montagna. «Accogliamo ora con piacere le opere di Eugenio Bolley — dichiara Daniela Berta, direttore del Museo della Montagna — e condividiamo con Reale Mutua lo scopo benefico dell’iniziativa». In effetti, al termine della mostra si terrà un’asta benefica a favore di Dynamo Camp Onlus. L’associazione gestisce l’unica struttura italiana di terapia ricreativa, nata per regalare a bambini affetti da malattie gravi o croniche momenti di divertimento, socializzazione e spensieratezza. Alla Onlus verrano consegnati i ricavi derivanti dalla vendita delle creazioni di Bolley, artista outsider dal cuore grande.  
 
Giulia Amedeo

Qui Alessandro Magno sconfisse Dario

FOCUS INTERNAZIONALE / STORIA di Filippo Re

Un team di archeologi italiani ha scoperto il mitico luogo in cui oltre 2300 anni fa Alessandro Magno sconfisse Dario, il re persiano. Chi ha visto anni fa il film kolossal “Alexander” di Oliver Stone ricorda certamente Colin Farrell nei panni di Alessandro Magno e Raz Degan in quelli di Dario III di Persia mentre si affrontano nella battaglia decisiva di Gaugamela, il 1 ottobre del 331 avanti Cristo. La potente cavalleria del re persiano con i famosi e veloci carri da combattimento si scontrò duramente contro le Falangi del Macedone, numericamente molto inferiori, mentre 15 elefanti da combattimento furono schierati a protezione di Dario e dei suoi generali da eventuali incursioni nemiche. Quel giorno il re persiano, sconfitto, perse l’Impero mentre Alessandro divenne Magno. Per secoli si è cercato il luogo della battaglia senza trovarlo con precisione. Oggi invece si sa che quella vasta area desertica, pianeggiante e terribilmente polverosa in cui avvenne il leggendario scontro tra 40.000 fanti macedoni e 400.000 persiani si trova tra il fiume Tigri e i monti Zagros, nell’Iraq nord-orientale. È stata identificata da un’equipe di archeologi dell’Università di Udine con il sostegno del Ministero degli Esteri il cui lavoro è stato assai complicato, reso difficile non solo dalle scarse fonti storiche disponibili ma dalla presenza dei miliziani dell’Isis. L’area in questione infatti si trova a poca distanza dalle rovine dell’antica Ninive, l’odierna Mosul, che fino a due anni fa era la “capitale” irachena del sedicente Stato islamico. Ora gli studiosi italiani hanno scoperto che il villaggio agricolo di Tel Gomel era chiamato dagli assiri Gammagara o Gamgamara, poi ribattezzato Gaugamela dagli storici greci. Non solo ma in paese sono stati trovati alcuni rilievi rocciosi in onore di Alessandro. Pertanto, non ad Erbil nel Kurdistan iracheno come si pensava inizialmente ma nella piana attorno al villaggio di Gaugamela avvenne il gigantesco urto tra l’esercito macedone e la cavalleria persiana. La terra di Ninive si trasformò in un immenso cimitero con 1200 morti macedoni e oltre 50.000 persiani. In questo angolo del Medio Oriente i soldati greci videro per la prima volta enormi elefanti corazzati, pronti a battersi contro cavalli e giavellotti, rimanendo impressionati e stupefatti del loro impiego in guerra. Alessandro li incontrò per la prima volta proprio a Gaugamela ma si trattava solo di 15 pachidermi. Ne vide molti di più alcuni anni dopo nella battaglia del fiume Idaspe (326 a. C). Nel tentativo di invadere l’India il conquistatore macedone si scontrò con il re indiano Poro che schierò ben 200 elefanti in prima linea e questa volta, diversamente da quel che accadde a Gaugamela, i macedoni subirono una spaventosa carica di elefanti, alti come torri d’assedio, che terrorizzarono i soldati di Alessandro schiacciandone un gran numero. Nonostante le alte perdite di combattenti e del suo amato cavallo Bucefalo colpito da una lancia scagliata dalla sommità di un elefante, lo scontro fu vinto da Alessandro che risparmiò la vita all’eroico re Poro e ai suoi 200 poderosi animali, tutti sopravvissuti alla battaglia.

Guglielmo al tramonto in piazza Maria Teresa

guglielmo pepeImmagine d’altri tempi, grazie anche alla luce calda e morbida del tramonto. Ritrae il monumento dedicato al patriota e generale Guglielmo Pepe. E’ stata scattata in una delle più suggestive ed eleganti “location” di Torino, piazza Maria Teresa, da Silvia Tortello.

Emilio Isgrò: i 35 libri dei Promessi Sposi ‘cancellati’

In mostra al Castello Gamba di Chatillon l’opera, fra le più emblematiche, dell’artista gran “cancellatore”
 

“I miei genitori,amici e parenti dicono di non conoscermi: quindi affermano di più la mia identità”. Parola di Emilio Isgrò. Classe ’37, origini siciliane e milanese d’adozione, Isgrò è artista (pittore, ma anche poeta, scrittore, drammaturgo e regista) fra i più rivoluzionari ed eccentrici delle cosiddette seconde Avanguardie degli anni Sessanta; anni in cui s’inventa, con profonde ragioni di causa, quel nuovo linguaggio passato alla storia come “linguaggio delle cancellature” che lo renderanno celebre a livello internazionale, aprendogli le porte di Musei fra i più prestigiosi al mondo (nel 2017, tre sue importanti opere sono state acquisite nella collezione permanente del “Centre Georges Pompidou” di Parigi), oltreché la strada a nuovi modi di intendere il “valore della parola e della comunicazione”. Ne sono un chiaro esempio “I Promessi Sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati”, opera del 2016 (con chiaro riferimento all’ironia del Manzoni sul numero dei lettori che lo scrittore s’aspettava interessati alla lettura del suo romanzo) e primo appuntamento espositivo, a cura di Casa Testori, della rassegna Détails con cui il Castello Gamba – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della Regione Autonoma Valle d’Aosta intende valorizzare il proprio patrimonio legato al Contemporaneo. Partendo quindi da “Quel che è scritto”, opera realizzata da Isgrò nel ’91 e di certo fra le più significative di quelle già custodite nel Museo valdostano, prende corpo l’attuale allestimento incentrato sulla cancellatura con inchiostro nero o tempera bianca dei 35 volumi della “Quarantana”, l’edizione definitiva del romanzo manzoniano, illustrata da Francesco Gonin e pubblicata fra il 1840 e il 1842. Cancellatura da cui Isgrò salva, con personale filosofica lungimiranza, solo alcune parole-chiave. “L’opera che si sviluppa nello spazio con la sequenza di un film – scriveva Marco Bazzini, curando la stessa mostra nell’edizione meneghina di tre anni fa – rappresenta la più attuale riscrittura del romanzo”. E ancora: “Isgrò attraverso la cancellatura invita lo spettatore a riconsiderare il grande romanziere italiano sotto una nuova luce rispetto agli stereotipi trasmessi dal nozionismo scolastico”. Non dunque atto oltraggioso o azione nichilista, ma strumento attraverso cui far emergere la “dignità” e il valore portante di alcune parole e di alcune frasi su altre. E in questo senso, si può anche parlare di lavoro particolarmente impegnativo sul piano etico oltreché estetico per chi, come Isgrò, è arrivato negli anni a fare opera di cancellatura perfino sull’“Enciclopedia Britannica” e sulla “Costituzione”. Non meno che su pagine di giornali, carte geografiche, spartiti musicali o fotografie, declinando il tutto “in installazioni o in opere dall’originale sapore concettuale”. “La cancellatura – sottolinea l’artista – non è una banale negazione ma piuttosto l’affermazione di nuovi significati: è la trasformazione di un segno negativo in gesto positivo”. Un vero e proprio atto d’amore, di ricostruzione attraverso l’impeto distruttivo del segno, da cui spesso si salvano solo – nel caso dei “Promessi Sposi” e al di là di quello che avrebbe potuto pensarne lo stesso Manzoni – poche parole, come quelle portentose narranti la conversione dell’Innominato: “Io, Dio”. E non manca la concretezza del gesto pittorico, come nelle due anime della Monaca di Monza, contemporaneamente bianca e nera. O nei tracciati della scrittura, armoniosamente giocati sulla sinuosità del segno e sul contrasto di chiari e scuri, di pieni e vuoti. E’ la parola a portare Isgrò alla formulazione della composizione artistica, concettuale nell’esteriorità della forma e profondamente intima nel messaggio di emozionale singolarità. E proprio da qui deve partire l’atto di comprensione vera dell’opera in mostra nelle sale del novecentesco Castello Gamba della Vallée.

Gianni Milani

“Emilio Isgrò: i 35 libri dei Promessi Sposi ‘cancellati’”
Castello Gamba – Località Cret-de-Breil, Chatillon (Aosta); tel. 0166/563252 o www.castellogamba.vda.it
Fino al 16 giugno
Orari: tutti i giorni 9/19

Nelle foto

– “Io, l’Innominato”, tecnica mista, 2016
– “La sventurata rispose”, tecnica mista, 2016
– Castello Gamba di Chatillon

Caccia al ladro. Tre rapinatori braccati dai carabinieri

Una trentina di carabinieri sono impegnati in una vera e propria caccia all’uomo per assicurare alla giustizia i 3 delinquenti che alle 13 di mercoledì 8 maggio hanno effettuato una rapina alla filiale dell’UniCredit di Bussoleno. Il ‘commando’ era composto da 5 persone ma due sono state arrestate grazie al tempestivo intervento dei militari dell’Arma. Sono in corso posti di blocco in tutta la Città Metropolitana di Torino e si è levato in volo l’elicottero. Nel frattempo sono state recuperate due auto utilizzate dal malviventi, rubate, un coltello, una pistola giocattolo, pistole sceniche e maschere gettate dai rapinatori durante la fuga.
 

Un premio ai giovani appassionati di Europa

Il giorno della Festa dell’Europa, giovedì 9 maggio, alle 11, nell’aula consiliare di Palazzo Lascaris, si terrà la cerimonia di premiazione delle studentesse e degli studenti vincitori della 35esima edizione del concorso “Diventiamo cittadini europei. Per un’Europa più unita, più democratica e più solidale“, bandito dalla Consulta europea del Consiglio regionale, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte e l’Ufficio del Parlamento europeo a Milano e rivolto agli studenti delle scuole superiori piemontesi. Quest’anno sono stati 59 gli istituti che hanno partecipato con 734 temi.

Si apre il XXXII Salone del Libro di Torino

Confermata la partecipazione del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli e della Vicepresidente della Camera dei Deputati Maria Edera Spadoni che, dopo il consueto tour istituzionale, porteranno i loro saluti a partire dalle ore 10 in Sala Oro. Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato, ha mandato al Salone un messaggio, che verrà letto in occasione dell’inaugurazione.

Seguirà la lezione del filosofo Fernando Savater, intitolata “Dov’è l’identità culturale europea” per trovare risposte a una serie di domande di stringente attualità. Che cosa accomuna i cittadini del Vecchio continente? Forse un certo modo di intendere la democrazia? Oppure un particolare riguardo verso valori umani non negoziabili? La letteratura, l’arte, la filosofia? O il modo in cui si guarda all’idea di comunità? Risponderà uno dei pensatori più importanti degli ultimi decenni per tracciare un identikit dell’Europa in un anno che vede appuntamenti importanti, dal trentennale della caduta del Muro di Berlino alle elezioni europee.

Per la prima volta anche il Bookstock Village avrà una sua inaugurazione. Alle ore 10.30 saranno Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, a raccontare, con il direttore di Radio3 Marino Sinibaldi, chi era Giulio, il suo lavoro in Egitto e i desideri che aveva per il proprio futuro e per quello del mondo. Interviene Alessandra Ballerini, l’avvocato che dopo la sua morte sta lavorando per ottenere verità e giustizia.

Le risate di Frayn e gli irregolari di Miller nell’anima di Valerio Binasco

Mentre Antonio Latella prova L’isola dei pappagalli di Sergio Tofano (debutto al Carignano il 28 maggio), mentre si guarda all’immediato futuro con la stagione attuale che avrà il suo termine nel prossimo luglio con le serate shakespeariane di “Prato inglese” con La bisbetica domata e Otello, i vertici dello Stabile torinese hanno presentato ieri le proposte e il calendario del prossimo anno
“Una fabbrica di spettacolo a ciclo continuo”, sottolinea il direttore Filippo Fonsatti, con 53 titoli in cartellone – produzioni e ospitalità che allineano classicità e drammaturgia contemporanea – per oltre 500 alzate di sipario. L’immagine simbolo che sovrintende alla stagione, che ne segna il corso, è opera della fotografa norvegese Maren Klemp, una bambina poggiata all’angolo di un ring, un viso diviso tra luce ed ombra, due occhi (“adulti”, ben lontano da quelli sgranati e pieni di curiosità della bambina dello scorso anno, in Wonderland) che fissano melanconici e un paio di guantoni da boxe enormi che forse scatteranno contro qualcuno. Il titolo originale, The boxer, ha lasciato il posto a Fair play. Perché? Tra piroette linguistiche e divertimento assicurato, tenta di darne un significato il direttore artistico Valerio Binasco: “Questa bambina è la mia anima, probabilmente, ma di sicuro è l’anima del teatro… Siamo qui perché crediamo nell’Arte di combattere con fair play, perché crediamo nella delicatezza di un’Arte aggressiva come il teatro, che racconta quasi sempre storie di persone che cercano disperatamente di stare in piedi, di portare addosso con dignità e bellezza il loro ko. Lo so che siamo tutti così. Che siamo anche stanchi morti di essere così. Ebbene, quasi solo di questo parla il teatro. Saliamo sul palco o scendiamo in platea per combattere contro la perdita della memoria della nostra umanità”. Dentro ognuno di noi c’è quella bambina, il suo stesso sguardo, la sua voglia di combattere, magari il desiderio di lasciarsi alle spalle una sconfitta per tirare avanti. Sera dopo sera.

Un’immagine ad incorniciare una stagione che si aprirà, per quanto riguarda le produzioni, con le prove di regista e di interprete (un ritorno!) di Binasco. Ha scelto per inaugurare la stagione il 7 ottobre un cult del teatro contemporaneo, quel Rumori fuori scena di Michael Frayn sinora appannaggio di varie compagnie private (Attori e Tecnici, ad esempio), l’omaggio ad un testo di successo che può aspirare con diritto ad una struttura pubblica di più ampio respiro: tre atti che sono l’allestimento, il debutto e la tournée di una farsa erotica, con le entrate e le uscite ad orologeria, con le invidie e i dispetti, con i congegni che s’inceppano, con gli equivoci di varia natura che stanno per rovinare ogni cosa. Un classico ormai, che segue alle recenti prove di Molière Goldoni e Shakespeare, già trasformato da Bogdanovich nel ’92 in un film di successo, dove ogni risata è un piccolo capolavoro. In finale di stagione Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, che da un po’ di anni manca dai nostri palcoscenici, un esempio di italiani in America, di immigrazione clandestina, del ritratto a tutto tondo del portuale Eddie Carbone e della passione cieca verso la nipote Catherine. Binasco ancora regista e interprete, con Deniz Özdogan. Kriszta Székely, tra i nuovi talenti della scena europea, che abbiamo conosciuto grazie a Nora – Natale in casa Hekmer, proporrà il cecoviano Zio Vanja, la quotidianità e l’impossibilità ad essere felici, il trascinarsi delle esistenze, interpreti Paolo Pierobon, Ivano Marescotti, Ariella Reggio e Beatrice Vecchione. Eugenio Allegri si confronterà ancora una volta con Mistero Buffo di Dario Fo, Gian Luca Favetto si affida ad un progetto che a cent’anni dalla nascita vuole dire una parola nuova su Fausto Coppi. L’affollata solitudine del campione, Leonardo Lidi cresciuto alla scuola dello Stabile sarà il regista di La casa di Bernarda Alba, terminato da Garcìa Lorca soltanto due mesi prima di essere trucidato dalla milizia franchista, la vicenda di una donna autoritaria e oppressiva, capace di imporre alle figlie otto anni di lutto alla morte del secondo marito, condannandole di fatto a una prigionia che scatenerà il dramma.
Tra le coproduzioni, Gabriele Lavia ambienta in un antico teatro in rovina l’ultima opera pirandelliana, incompiuta (“una folle e poetica sarabanda”), I giganti della montagna, Filippo Dini – autore di quel Così è (se vi piace) che tanto è piaciuto al pubblico negli scorsi mesi e che verrà ripreso tanto da raggiungere anche il Teatro del Popolo di Pechino – si cimenterà in compagnia di Arianna Scommegna nelle atmosfere claustrofobiche e malate di Misery che William Goldman ha tratto dal romanzo di Stephen King, Fuoriusciti di Giovanni Grasso indagherà sul carteggio tra Don Sturzo e il laico Gaetano Salvemini, Elena Serra – nello spazio inconsueto della galleria d’arte Franco Noero – proporrà Scene di violenza coniugale di Gérard Watkins mentre Anna di Francisca farà rivivere L’anello forte di Nuto Revelli. Ancora tra le ospitalità Filippo Timi, Ditegli sempre di sì di Eduardo per la regia di Roberto Andò, Geppy Gleijeses che in periodo natalizio porta a Torino, in compagnia di Marisa Laurito, Così parlò Bellavista dal film e dal romanzo di Luciano De Crescenzo, Massimo Popolizio (Un nemico del popolo di Ibsen), Umberto Orsini (Il costruttore Solness, ancora Ibsen), Alessandro Gassmann che dirige Fronte del porto e la lettura contemporanea di Tartufo di Molière, la comunicazione e l’arroganza e l’arrivismo, dovuta al lituano Oskaras Koršunovas, presentata con grande successo all’ultimo festival di Avignone.
 

Elio Rabbione

 
Nelle immagini (nell’ordine) Valerio Binasco tra il presidente Lamberto Vallarino Gancia e il direttore Filippo Fonsatti; scene tratte da “Così è (se vi pare)”, “I giganti della montagna”, “Tartufo”, “Così parlò Bellavista” e “Skianto” con Filippo Timi.
 

il "papirotour" approda a Barriera di Milano

Fino a domenica 9 giugno la mostra itinerante legata all’iniziativa “Papiro Tour. L’antico Egitto in Biblioteca” farà tappa alla Biblioteca Civica Primo Levi(Via Leoncavallo 17, Torino)

Promosso in collaborazione con le Biblioteche Civiche Torinesi, PapiroTour celebra il 150° anniversario dell’istituzione del Servizio Biblioteche. Con questo progetto inclusivo, il Museo Egizio intende rinforzare il legame con il territorio raggiungendo i quartieri più distanti dal centro, dove mese dopo mese è allestita nelle biblioteche un’area espositiva sul tema del papiro e della scrittura egizia e sono organizzate delle attività divulgative. Fino al 30 marzo 2020, in tutto 12 biblioteche cittadine ospiteranno a turno la mostra. Nel quadro della stessa iniziativa, inoltre, fino al 31 dicembre 2020 è riservata la gratuità di accesso al museo a tutti i possessori della tessera di una delle Biblioteche Civiche cittadine*. Grazie alla mostra itinerante, i cittadini possono avvicinarsi alla civiltà faraonica osservando una serie di pannelli divulgativi e una grande replica, lunga circa due metri, del Libro dei Morti di Taysnakht realizzata dai detenuti della Casa Circondariale Lorusso-Cutugno di Torino nell’ambito del progetto “Liberi di Imparare”. Dopo una prima tappa alla Falchera, alla Biblioteca Civica Don Lorenzo Milani, l’allestimento approda alla Biblioteca Civica Primo Levi, nella zona della Barriera di Milano. In parallelo alla mostra, sono proposti nel quartiere degli appuntamenti gratuiti per adulti e bambini. Alla Biblioteca Cascina Marchesa (Corso Vercelli, 141/7), il 14 maggio, alle ore 17 si terrà l’incontro “Gli ostraka figurati di Deir el-Medina” con Daniela Galazzo, curatrice del Museo Egizio. Gli ostraka sono piccoli pezzi di ceramica o pietra, usati dagli antichi Egizi per scrivere e disegnare. Ritrovati nel villaggio degli operai di Deir el-Medina, sono una preziosa testimonianza dell’arte non ufficiale dell’antico Egitto. Alla Biblioteca Civica Primo Levi, (Via Leoncavallo 17, Torino), è atteso per il 16 maggioalle ore 17.30 l’appuntamento “Alla scoperta dei geroglifici” con il paleontologo Gualtiero Accornero. Il 23 maggio, alle ore 17, il curatore del Museo Egizio Paolo Marini presenterà l’incontro su “L’arte nell’Antico Egitto e il Rinascimento faraonico”. Un viaggio ideale “lungo migliaia di anni” porterà alla scoperta delle bellezze dell’arte Egizia fino all’epoca che va dal 722 al 332 a.C. In questo periodo, noto come Rinascimento faraonico, si recuperano modelli artistici del passato, così come secoli dopo fecero i fiorentini del XV secolo. Per i ragazzi a partire da 8 anni, il 25 maggio è prevista alle ore 10.30 una “Caccia al tesoro del faraone”. I posti sono limitati; per iscriversi bisogna contattare la biblioteca (tel. 01101131262). Il 6 giugno, infine, alle ore 17.30, si terrà l’appuntamento “Nel giardino del faraone. Piante e fiori dell’antico Egitto”, con il paleontologo Gualtiero Accornero. La rete delle Biblioteche Civiche Torinesi conta 18 sedi e un Bibliobus itinerante, con tre punti presso la Casa Circondariale “Lorusso-Cutugno” e l’Istituto Penale per i Minorenni “Ferrante Aporti”. Ai servizi di prestito e alla biblioteca digitale, si aggiungono ogni mese incontri, gruppi di lettura e altre attività. Il Museo Egizio custodisce a Torino una collezione di oltre 36.000 reperti, di cui 3.300 esposti nelle sale museali a cui si aggiungono oltre 11.000 reperti nei depositi visitabili. La straordinaria raccolta di statue, papiri, sarcofagi e oggetti di vita quotidiana consente al visitatore un viaggio nel tempo attraverso più di 4.000 anni di storia, arte, archeologia, alla scoperta di una delle più affascinanti civiltà del passato.

La promozione non è valida per i biglietti acquistati online, per i biglietti con prenotazione e per i gruppi superiori alle 10 persone.