redazione il torinese

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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Quale futuro per il turismo torinese?  – Da Caporetto alla Vittoria –  Mauro Corona – I baci di Alassio – Attacchi giacobini  a cui Boeti risponde, altri tacciono – Ingrati  e boriosi con la memoria corta finiti male 

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Quale futuro per il turismo torinese?    

 I dati dell’afflusso turistico a Torino, con il 2,6 per cento in più nell’ultimo anno, sono in crescita . In confronto  a Milano si tratta  però di un incremento quasi non significativo, anche se va detto che siamo in un momento non facile per il turismo in generale e per quello in particolare  di una città non adeguatamente attrezzata all’accoglienza. Basta vedere le chiusure estive dei ristoranti per rendersi conto che Torino chiude per ferie,più che aprirsi a chi viene in città in agosto. I loisirs estivi,ma anche i servizi sono scarsissimi. Veniamo salvati dalla Reggia di Venaria e dal Museo Egizio. I dati comunicati dalla Sindaca riguardano l’anno  che intercorre tra giugno 2016 e giugno 2017. Cioè i dati intercorrenti tra l’elezione a Sindaco di Chiara Appendino e la fine di giugno,compresi i 27 giorni successivi ai gravissimi  fatti di piazza San Carlo. Si potrebbe dire che sul turismo non ha influito la mancanza di grandi eventi,ma se si guardano più da vicino i dati ci si accorge che invece nel corso dei mesi la mancanza di mostre di richiamo ha pesato sul numero di presenze. In ogni caso la mancanza di grandi eventi ha inciso sull’immagine complessiva della città. E,se consideriamo che questa immagine è stata lesa in modo fortissimo dai fatti di piazza San Carlo,ci rendiamo conto che è necessario mettere in cantiere politiche volte a rendere  più attrattiva ed anche più sicura Torino. I dati dal giugno 2017 a giugno 2018 saranno la prova del 9 per la tenuta del turismo torinese. Se, come purtroppo è più che possibile,ci sarà un calo saranno chiare anche le responsabilità.Soprattutto è necessario però muoversi.Una volta c’era uno slogan, andato in disuso,  che Torino si muove sempre o qualcosa del genere. Era stampata persino sulla carta intestata del Comune. Adesso, più che muoversi ,bisognerebbe agitarsi o almeno agire con rapidità e determinazione. 

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Da Caporetto alla Vittoria 
Il 4 novembre del 2018 si dovrebbe festeggiare il centenario della conclusione della Grande Guerra e della vittoria.  La parola vittoria è stata cancellata da molti anni,anche se era la festa della Vittoria,l’unica che possa essere vantata nella storia dell’Italia unita. Il 1866 ,III Guerra di Indipendenza, si concluse  con due sconfitte militari una a Lissa e l’altra a Custoza. Alcune imprese africane non furono proprio entusiasmanti. La IV Guerra di Indipendenza che concluse il Risorgimento con Trento e Trieste ,ma anche con l’Istria e  Fiume, fu un evento straordinario che consacrò nelle trincee del Piave il senso di essere italiani. Benedetto Croce,scrivendo a Viù il 5 novembre 1918,disse che la vittoria non andava festeggiata perché troppi erano stati i morti e troppi gli sconvolgimenti  provocati,come la fine dell’impero austro-ungarico. Oggi,però,nel deserto di valori storici condivisi,la data del 4  di novembre assume un nuova luce. Bisogna farla conoscere ai giovani e ai meno giovani che non sanno nulla della nostra storia nazionale.Così ragionavo con Pier Paolo Cervone,uno dei massimi storici della Grande Guerra a cui ha dedicato molti volumi,presentando insieme a lui la sua ultima fatica dedicata a Caporetto ,edita da Mursia. Si tratta di un libro molto documentato,frutto di un’intensa e seria ricerca non ideologizzata che ripercorre le gravi responsabilità di Luigi Cadorna,ma anche del generale Badoglio a cui sono da attribuire le conseguenze degli errori che portarono alla rotta di Caporetto. Caporetto è diventata la metafora della sconfitta, della fine. Ugo La Malfa parlava già di Caporetto dell’economia ,quando essa appariva floridissima rispetto ad oggi. La Malfa era considerato una “Cassandra”. Come ha rilevato Cervone, dalla sconfitta di Caporetto rinacque un nuovo Esercito comandato da Armando Diaz che ebbe però come suo vice Badoglio, salvato dalla massoneria. La resistenza sul Piave portò, nel giro di un anno, a Vittorio Veneto. Fu anche una rigenerazione dell’Italia che trovò un’unità mai più conosciuta perché anche chi era contrario alla guerra,sentì il dovere di parteciparvi nell’opera estrema di difesa del territorio italiano minacciato. Anche Turati e gran parte dei socialisti si sentirono patrioti.  A Peschiera Vittorio Emanuele III parve” un titano”-così disse testualmente  il premier inglese Lloyd  George – nel difendere le ragioni dell’Italia e dell’Esercito italiano di fronte agli Alleati. Sono pagine da ricordare anche oggi.  Forse ripristinare nel 2018 la festa della Vittoria il 4 novembre assumerebbe un certo significato. Come nel 2011, quando il 17 marzo fu dichiarato festa nazionale e gli italiani ritrovarono per un giorno l’orgoglio di essere italiani e il valore del tricolore simbolo della Patria,una parola relegata nei solai per decine d’anni. Fu il presidente Ciampi,eletto quasi all’unanimità dal Parlamento,a preparare il terreno. Oggi avremmo più che mai bisogno di ritrovare la nostra identità nazionale.

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Mauro Corona
Mauro Corona ,scrittore ed alpinista,ha inseguito a piedi scalzi dei teppisti con l’accetta,dicendo che li avrebbe ammazzati,se li avesse presi. E ha dichiarato poi, a mente fredda , di essere contento di non esserci riuscito. In Tv ha parlato di giovinastri ubriachi e drogati,”capaci di tutto e buoni a nulla”,citando senza saperlo Leo Longanesi. Poi,quando gli hanno chiesto la sua opinione sulla droga si è dichiarato,essendo lui uomo di sinistra, a favore della liberalizzazione,anche se lui ha detto a favore della liberazione. Anche lui rude montanaro ,politicamente corretto.Colpito negli interessi ,ha reagito come farebbero tanti,si è dichiarato anche contro il disegno di legge sulla legittima difesa, ma poi il richiamo del conformismo ha finito di prevalere. Peccato,l’ho conosciuto e ho passato con lui una piacevole serata al premio letterario “Albingaunum Nino Lamboglia” che presiedevo.Abbiamo anche concordato sulla truffa dei premi letterari  e su certi intellettuali di carta pesta che sono da troppi anni sulla scena. C’è chi lo ha definito un finto ribelle nazional-popolare,finto povero,grezzo e prevedibile.Addirittura è stato detto di Corona che è il Vasco Rossi della montagna,meno simpatico e più furbo del cantante. Giudizi  certamente esagerati e ingiusti. Io preferisco il Corona che ho conosciuto e che mi ha fatto vivere qualche ora ad alta quota.Con semplicità,senza discorsi politicamente corretti. E senza la tendenza a fare il citazionista, per esibire una cultura che non ha e che nessuno pretende da lui.

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I baci di Alassio
I “baci” di Alassio,che un lettore ha richiamato domenica scorsa in una sua lettera,  sono una specialità  molto apprezzata dai turisti e non solo. Non hanno la fama del “Muretto” di Berrino,ma sicuramente sono un elemento indentitario del turismo alassino. Il torinese Roberto Baldassarre, mitico direttore della Biblioteca sul mare di Alassio ,vero demiurgo di una stagione culturale irripetibile, amava offrire ai relatori delle conferenze e dei convegni di alto livello che organizzava,  una scatola di “baci” acquistati dalla storica pasticceria Sanlorenzo. Lui diceva che era il primo e l’unico produttore di “baci” e mi fece vedere anche la pubblicità dei primi del Novecento che lo attestava. Un benvenuto della Città,un po’ come il sindaco Castellani faceva regalando i gianduiotti di Giordano,fatti a mano. Il cioccolato che lega Torino con Alassio, una laison che non è casuale perché quello alassino è il mare dei torinesi per antonomasia.  Sono infatti piccoli dolcetti al cioccolato con un eccezionale cuore morbido di ganache di cioccolato. Molti hanno cercato di imitarli, ma solo Sanlorenzo sa realizzarli nel modo giusto.Ho assaggiato altri “baci” molto reclamizzati, ma non c’è paragone. Per anni li ho regalati, ma non li ho quasi mai mangiati. Mi sembrava che non mi piacessero perché da bambino mangiavo quelli prodotti da altri pasticceri alassini. Adesso che non posso più per ragioni di dieta, ho scoperto che mi piacciono molto  e qualche volta trasgredisco gustandone uno. Stranezze della vita.

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Attacchi giacobini a cui Boeti risponde, altri tacciono
 Nella loro ultima conferenza stampa in Consiglio regionale  i 5 stelle hanno affisso le immagini dei 38 ex consiglieri regionali che hanno fatto ricorso circa la decurtazione dei loro vitalizi che hanno a fronte di regolari versamenti. Un’aggressione intimidatoria contro chi rivendica il riconoscimento dei diritti acquisiti e rifiuta la retroattività delle legge. Quest’ultimo è un principio giuridico basilare,irrinunciabile perché ci siano ancora le condizioni di uno Stato di diritto. Se salta quel principio ,cadiamo nella barbarie giuridica.Il giacobinismo taglia le teste o ,quando non può farlo,mette alla berlina le fotografie dei nemici.  Il Movimento 5 stelle ha trasformato spesso  il Parlamento nazionale e a volte anche il Consiglio regionale in un far west.Ma ,ad ad esempio, sulla legge sulla cultura non è stato capace di denunciarne le storture che possono strangolare il pluralismo o forse è proprio indifferente al pluralismo perché è quanto di più distante dal pensiero liberale. Il vice presidente del Consiglio regionale Boeti, in un imbarazzato e imbarazzante silenzio generale, ha avuto il coraggio di prendere posizione,difendendo le ragioni del diritto. “Ho detto ai giornalisti – ha dichiarato Boeti – che in consiglio regionale si sono seduti nomi come Viglione, Nesi,Oberto, Zanone, Bajardi e molti altri che hanno, con il loro impegno civile, posto le basi per una Regione democratica e moderna.” La fase costituente fu una cosa esaltante. Ed anche il decennio della presidenza Ghigo è stata del tutto dignitosa ed utile per il Piemonte come la presidenza del Consiglio regionale di Carla Spagnuolo. Il Movimento 5 stelle ha avvelenato i pozzi della politica utilizzando la diffamazione come strumento della lotta.” Li considero- ha detto Boeti – dei miserabili ignoranti,presuntuosi, arroganti e, come stanno dimostrando nelle città che amministrano, anche incapaci”.Come dargli torto ? 

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Ingrati  e boriosi con la memoria corta finiti male 

Uno era uno sconosciuto professorino precario in una scuola Cattolica che doveva persino tenere nascosta la relazione con una donna nel timore dei superiori  sessuofobi.  Era originario di Vercellli. Un noto professore di letteratura  inglese che  non fu mai  un anglista autorevole  ,ma un  bravo divulgatore  , gli fece rifare i suoi manuali e , da quel momento egli stesso, da divulgatore che era, anzi da rifacitore di manuali scolastici , si ritenne anglista . Il meschino non sapeva 
che il vecchio  prof. chiese  a me un parere su di  lui  che non aveva nessuno che garantisse per lui. Io glielo nascosi , per lasciargli gustare la conquista fatta. FIni’ , che dopo avermi considerato impropriamente  un maestro quando non lo ero, ed essersi proposto di tenere lezioni al Centro Pannunzio, assunse una boria intollerabile. Non volle neppure dirmi dove si era trasferito ,dando l’indirizzo di un hotel di Napoli  dove spedire la corrispondenza. Un fermo posta mascherato.Ovviamente non per sfiducia ,ma per privacy, disse lui, perché gli studiosi non devono essere disturbati nei loro studi. Adesso  è un vecchio e continua, a maggior ragione, a ritenersi un maestro, magari con la  m maiuscola, ma nessuna Università  l’ha visto docente e i suoi giri di lezione in Italia sono inesistenti .  A Torino lo feci parlare una volta all’Università davanti a 20 persone .  Una cosa imbarazzante .Un fallimento. Peccato, sapeva spiegare la letteratura alle signore che volevano darsi un atteggiamento intellettuale, venendo al Centro Pannunzio  , prima di trasferirsi al più snob circolo di via Bogino dove coniugare anche lo scopone ,un bicchiere di birra e quattro pettegolezzi tipicamente torinesi. Un altro ingrato e ‘ uno  più giovane di lui  che vanta su FB  interviste con persone importanti, senza dire chi gliele fece fare, chi garanti’  per lui, dove le pubblico’ e in che occasione le fece. Riguarda il Premio Pannunzio, ma non  lo scrive . Oggi ha la memoria corta. Io mi sono sempre  rifiutato  di dirgli i giudizi poco lusinghieri su di lui che mi fecero alcuni  intervistati autorevoli : non mi sembrava bello, verso un giovane, scoraggiarlo. Aggiustavo io i pezzi. Nessun giornale lo assunse, ma la  superbia impera lo stesso sovrana . Sarebbe ora che abbassasse la cresta. Igor  Man era su tutte le furie quando lesse la sua intervistina che passo’ senza ritocchi , per un errore deprecabile . Non dirò mai, neppure sotto tortura, i loro nomi. Anzi ho cambiato qualche particolare perché non siano riconoscibili. Ammesso che i loro nomi di  Carneadi boriosi interessino a qualcuno, interessano la serietà degli studi . Un volta a Genova  offrì un soggiorno  ad una ragazza che gli preferì un amico e il poveretto  non tocco ‘ palla. Lui, diceva ,sono un giornalista, il mio amico e’ un fuoricorso ,ma  dimostro’ di non saperci  fare con le donne.  Di ingrati ce se sono altri , hanno cercato notorietà e poi sono scomparsi  senza riuscire a volare  con le loro ali. Sono stramazzati al suolo. Molte donne velleitarie e sciocche che hanno ritenuto il centro Pannunzio un trampolino di lancio si sono sfracellate nella vasca senz’acqua. Peccato , alcune erano anche gradevoli. Una si è anche indebitata , ma ha dovuto abbassare le ali e chiudere la botteguccia pseudo-culturale che aveva aperto con l’aiuto del vecchio professore. I velleitari a Torino sono tanti, troppi.

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Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com

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Bettiza e Gawronski

Caro Quaglieni,

Ho letto il suo bel ricordo di Enzo Bettiza. Un ritratto non retorico,fuori dagli schemi come mi è parso solo quello di Marcello Sorgi. Io, socialista, l’ho conosciuto durante la campagna elettorale per le Europee. Era la dimostrazione che il socialismo liberale di Craxi stava attecchendo . Perché non ha citato il suo amico comune Gawronski?

                                                                                                             Bianca Bicanzi

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Lo chiamavano il “barone” per il suo aspetto aristocratico e il suo eloquio raffinato. Sorgi ha parlato persino di una vita principesca. Bettiza era anche molto amico di Alberto Ronchey che aveva fatto il corrispondente da Mosca come Bettiza. Ho evitato di citare Jas Gawronski a cui devo, se non l’amicizia con Bettiza, almeno il suo,diciamo così, rafforzamento. Non l’ho fatto perchè Jas ,quando mancò Gianni Agnelli, suo storico amico,non volle dire nulla. Si chiuse nel dolore e nella riservatezza più assoluta. Gawronski appartiene ad una famiglia di principi polacchi ed ha un grande stile.Tirarlo in ballo non mi sarebbe apparso di buon gusto. Non ho invece apprezzato il “coccodrillo” di Ferrara , anche se sicuramente rimaneggiato e rivitalizzato da nuove citazioni. Ferrara e Gawronski sono molto amici,non ho mai capito il perché. Sono tanto differenti,direi incompatibili. Io ,in ogni caso, non ridurrei ,come fa lei, Bettiza ad un satellite di Craxi. Era molto di più. Era un uomo libero da ogni costrizione,come ho cercato di dimostrare nell’articolo.

 

pfq

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La Libia, Gheddafi e Macron

Caro Professore, Nel luglio del 1970 tanti italiani che avevano profuso il loro lavoro in Libia,vennero cacciati dal col. Gheddafi. Oggi la Libia è allo sbando. Macron sta prendendosi i pozzi di petrolio,lasciando a noi i migranti che le navi ONG portano nei soli porti italiani senza controlli.L’esempio della nave tedesca è allarmante. La Marina ha aiutato inconsciamente gli scafisti ? Un paese come il nostro è allo sbando.E pensare che nel 1911 l’Italia di Giolitti rese la Libia una colonia italiana. E Italo Balbo la governò con capacità e saggezza.
                                                                                                        Vittorino Banchio 

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La situazione è molto più complessa di quella che Lei delinea. Aver eliminato il dittatore senza avere una soluzione di ricambio fu un gravissimo errore del presidente francese e di quello americano di allora. Un atto insensato.Non dobbiamo essere  nostalgici del periodo coloniale.Mussolini confessò che la colonizzazione della Libia costò più che ospitare in un grand hotel di Roma  migliaia di coloni. E la II guerra mondiale ha devastato gran parte del lavoro profuso dagli italiani. Vorrei invece  che si pensasse anche ai siti archeologici molto importanti che ci sono in Libia. Nessuno ne parla. Leptis Magna,ad esempio. Quando li  visitai nel 2006 erano già pochissimo curati,oggi temo che abbiano subito gli effetti devastanti della guerra  tribale . Un patrimonio artistico inestimabile che ai libici non interessava affatto già all’epoca del colonnello. Figurarsi durante la guerra civile quando l’Isis ha imperversato.  Non darei colpe alla Marina Militare italiana che ha fatto il suo dovere salvando vite umane. Metterei sul banco degli imputati i ministri degli interni e degli esteri per la superficialità con cui hanno trattato il tema emigranti in una maniera che è consentita solo al Papa e alla Boldrini. Un classe politica seria deve assumersi responsabilità e saper dire di no. Lo ripeterò sempre :l’etica della responsabilità è quella che governa gli stati,non il buonismo pressapochista.

pfq

 

Caldo tropicale addio (per ora). Sulla città arriva l’onda fredda di origine atlantica

L’Arpa, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, prevede temporali sparsi, che dal nord del Piemonte si sposteranno verso le pianure e i rilievi meridionali dalle ore centrali di domenica, con picchi anche molto intensi. Il bollettino meteo ha emesso una allerta gialla per le zone centro orientali della regione.I l caldo tropicale che da alcuni giorni interessa anche il Piemonte, con picchi attorno ai 40 gradi,  ha le ore contate. Un’ onda depressionaria di origine atlantica passerà sull’arco alpino favorendo  l’instabilità atmosferica. L’arrivo di aria fredda in quota determinerà un calo dello zero termico dai 4.900 metri di sabato ai 4.000-4.100 metri di domenica pomeriggio. Le temperature massime sono previste in calo di 4 gradi. La prossima settimana pioggia martedì e poi  dovrebbe esserci ancora bel tempo.

 

(foto: il Torinese)

Maria Adriana Prolo, la signora del cinema

Maria Adriana Prolo nacque nel 1908 a Romagnano Sesia, comune novarese al confine con la provincia di Vercelli. E lì è morta, poco più che ottantenne, nel 1991. Il paese sulla sponda sinistra del Sesia, in sua memoria, le ha intitolato una via. La Prolo, ultima di tre sorelle di un’agiata famiglia borghese dai forti interessi culturali, ha legato il suo nome alla stagione pionieristica del cinema italiano, come storica e fondatrice del Museo nazionale del cinema di Torino. E’ nella città della Mole che ha vissuto gran parte del suo tempo, impegnandosi fino a raccogliere il frutto del suo lavoro. Nel 1938, sulla rivistaBianco e nero pubblicò un memorabile articolo intitolato “Torino cinematografica prima e durante la guerra” e tre anni dopo, nel ‘41, iniziò a pensare alla costituzione di un museo del cinema, avviando un lavoro di raccolta e di conservazione dei documenti e dei materiali del cinema torinese. Fu lei, nel 1953, a promuovere l’Associazione Culturale Museo del cinema che si proponeva di “raccogliere, conservare ed esporre al pubblico tutto il materiale che si riferisce alla documentazione e alla storia delle attività artistiche, culturali, tecniche e industriali della cinematografia e della fotografiaI locali adatti vennero ricavati in un’ala di Palazzo Chiablese, al numero 2 di piazza San Giovanni, nel cuore del centro storico di Torino. La mostra dei cimeli fu allestita al piano terreno, mentre al piano superiore trovarono ospitalità una sala di proiezione, la cineteca e la biblioteca. Il 27 settembre del 1958, il museo venne inaugurato e Adriana Prolo ne fu nominata direttrice a vita . L’avventura terminò però venticinque anni dopo quando, nel 1983, il museo chiuse i battenti per carenza di risorse e l’impossibilità di adeguare la struttura alle nuove disposizioni di sicurezza. Quasi un decennio dopo la scomparsa della Prolo, nel luglio del 2000, il Museo del Cinema, come una moderna  araba fenice, risorse nella nuova – e attuale- sede all’interno della Mole Antonelliana dove gli allestimenti sono stati visitati da milioni di persone. Oltre a dedicare gran parte della sua vita a raccogliere un enorme patrimonio legato all’arte “che racchiude in sé molte altre arti”, come disse Akira Kurosawa, Maria Adriana Prolo si segnalò anche per la sua attività di storica del cinema. La sua opera, “Storia del cinema muto italiano”, pubblicata nel 1951, ha costituito per lungo tempo il testo di riferimento per chi volesse indagarne le origini. La sua impronta culturale è tutt’ora viva e presente, come se il suo fantasma – nell’esoterico simbolo di Torino – vegliasse sulla sua creatura.

 

Marco Travaglini

N’Koulou al Toro e Anzolin alla Juve

Nicolas Alexis Julio N’Koulou, il difensore camerunense acquistato dall’Olympique Lione, si presenta ai suoi nuovi tifosi granata. Dice all’Ansa: “L’obiettivo è fare una bella stagione col Torino, società dalla storia importante e squadra con giovani di qualità e giocatori più esperti. Sono super motivato, non vedo l’ora di iniziare questa mia nuova esperienza”. Intanto in casa bianconera viene acquisito dal Vicenza Matteo Anzolin, classe 2000, come  difensore centrale. Inizialmente giocherà in Primavera ed è già stato convocato per le prime amichevoli della nuova nazionale under 18. E’ ritenuto uno dei futuri talenti del calcio italiano.

Treno bloccato sotto il sole con 500 persone a bordo

Il treno Thello 35049 Milano-Marsiglia si è fermato nel pomeriggio, a causa di un guasto al locomotore,   per quasi due ore sotto il sole cocente tra Voghera (Pavia) e Tortona (Alessandria). Circa 500 le persone a bordo, alcune hanno denunciato il clima insopportabile all’interno dei vagoni per il troppo caldo, ma non ci sono tati malori. Il convoglio è riuscito ad arrivare a Tortona. La Protezione civile e la Prefettura di Alessandria hanno avviato il protocollo di assistenza e distribuito acqua e generi di conforto ai passeggeri, tra cui molti bambini.

Coda Zabet, come uccidere due volte un novantenne (e la politica)

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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La vita di tutti, nessuno escluso, esige rispetto. La morte lo esige doppiamente. Un suicidio implica, di norma, un pietoso silenzio. La pietas deve prevalere su ogni altra considerazione. Queste le regole umane e deontologiche che riguardano le persone ,compresa la categoria dei giornalisti. Dileggiare un vivo è sempre inopportuno, se si può brandire una penna come fosse  un coltello. Ma il vivo può difendersi con la querela, ammesso che poi abbia i suoi effetti. I morti non possono far nulla, neppure replicare ai sensi della legge sulla stampa, come si diceva un tempo. ”Cessate di uccidere i morti” scriva il poeta Ungaretti. Mancare di rispetto ad un morto è quindi  molto più grave. I morti meritano tutti rispetto anche quando , contraddicendo Tolstoj, non sono “tutti belli”. D’accordo, le agiografie sono stucchevoli, ma certi articoli che rimestano su cose di trent’anni fa e su novantenni ammalati e suicidi non appaiono accettabili in termini morali. La libertà di stampa è cosa sacrosanta, ma il dovere del silenzio a volte prevale. Quando morì Giorgio Cavallo ex rettore dell’Università implicato nella vicenda P2, nessuno ebbe il cattivo gusto di scriverlo sui giornali. Cavallo era un microbiologo di fama internazionale, Coda Zabet, ex socialista, novantenne e suicida, un signor nessuno, quindi la sua morte poteva tranquillamente passare del tutto inosservata. I giornalisti che hanno scritto di Zabet sono persone professionalmente molto  stimabili, ma a volte, a tutti, può scappare  la parola di troppo. E’ umano che succeda e non si deve farne un dramma. Giulio De Benedetti e Alberto Ronchey -posso testimoniarlo- davano ordine di ignorare i suicidi. Quanto si legge in queste ore  su Francesco Coda Zabet , esponente socialista torinese di secondo o terzo piano(non era certo un ras)  di cui si suppone il suicidio dopo una scomparsa improvvisa, mi ha amareggiato. Le vere cordate che rovinarono il socialismo torinese furono le cordate “regionali” di matrice meridionale di cui ancora oggi c’è traccia in altri partiti. Ma alcuni capi cordata come Franco Froio , quando morirono, non furono ghigliottinati sulla pubblica piazza. E basterebbe leggere il bel  libro di Paola Bellone  su Bruno Caccia, per rendersi conto della figura controversa dell’on. Froio, fiduciario di Mancini in Piemonte.

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Coda Zabet era  un uomo che aveva pagato per i suoi errori ed era tornato un uomo qualunque
che ,almeno nel momento della sua  fine, meritava parole più sobrie, essendo ormai uscito di scena da molti decenni. Se fosse stato un uomo importante dovrebbe rispondere alla storia e, se credente, dovrebbe rispondere  davanti a Dio del suo operato, ma nessun altro, nel momento della morte, può sentenziare. Alla morte si addice la pietà e anche il silenzio. Non casualmente ,ormai da molti anni ,la Chiesa consente i funerali religiosi ai suicidi, pur condannando il suicidio. E’ vero che Coda Zabet  fu detenuto per un certo periodo, ma godette anche  della fiducia di Padre Ruggiero, storico ed eroico cappellano delle Nuove, che andò nelle grane proprio per la fiducia accordata al detenuto. Non ho mai conosciuto Coda Zabet, ho letto di lui solo attraverso i giornali. Non credo che avremmo mai avuto nulla da condividere. Non credo che fosse una persona stimabile, ma sospendo il giudizio nel momento in cui apprendo che è morto. Il quotidiano  “Repubblica”  ha comunque ricordato che venne assolto dalle imputazioni a lui ascritte e questo resta un  altro dato di fatto inoppugnabile. I comportamenti politici sono una cosa, i reati un’altra. Voglio però dire che  non si può neppure infrangere la dignità e la storia di un grande partito come quello socialista, il partito di Turati, di Matteotti, di Pertini, di Saragat, di Nenni e anche di Craxi, con piccole vicende che non possono essere considerate storia di quel partito, ma al massimo cronaca contingente.

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A Torino, per citare i morti, i socialisti furono Chiaramello, Passoni, Mussa Ivaldi, Malan , Magnani Noya, Salvetti , Cardetti, Secreto, Spagnolo, Dalmastro, Borgogno, tanto per citare qualche nome di esponenti che ho conosciuto; in Piemonte giganteggia la figura di Aldo Viglione, presidente per antonomasia. Liquidare quella storia, identificandola con Coda Zabet e il mercato delle tessere, è sbagliato. Era Grillo che faceva certi discorsi in Tv e continua a farli anche oggi, travolgendo la stessa politica nella sua interezza, comunque collocata. Il qualunquismo diventato populismo che minaccia le stesse istituzioni democratiche. Non sono mai stato iscritto al PSI, ho sempre  mantenuto  una ferma autonomia di giudizio nel corso degli anni dominati da Craxi ,ma da storico mi rifiuto di credere  a certe semplificazioni che appaiono troppo manichee per essere vere .

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Salvatore Vullo mi ha trasmesso una sua lettera al direttore de “La Stampa” che esprime la sua vigorosa indignazione. Vullo che è un socialista che non si vergogna di esserlo, anzi ne è orgoglioso, ha ragione a leggere in certi articoli che riguardano i socialisti  ” superficialità e mistificazione”. Craxi, Giuliano Amato, i garofani rossi non sono cose da buttare aprioristicamente, ma  sono da studiare con distacco critico privi di “codardo oltraggio”, come scrive Vullo.  A volte chi lo pratica, in passato, ha scelto la via del “servo encomio” come tanti che usarono negli Anni ’80 il Partito socialista quando era in auge, salvo poi abbandonarlo all’improvviso, come fanno i topi sulle navi che affondano.

TRASPORTI, PD: VIA AD ABBONAMENTO TRENI UNDER 26 SCONTATI

Partono da ottobre le riduzioni del 10 per cento sugli abbonamenti ferroviari annuali per gli under 26. La sperimentazione è stata introdotta nel bilancio regionale da un emendamento presentato dai consiglieri del Pd, Raffaele Gallo e Antonio Ferrentino, che ha consentito la  necessaria copertura finanziaria.“Il trasporto pubblico – dichiarano i consiglieri Pd –  va sostenuto con azioni concrete e l’incentivo attraverso uno sconto diretto vuole andare in questa direzione. Per ora – continuano – rimane una sperimentazione ma ci auguriamo che produca un incremento dell’utilizzo del treno tale da rendere permanente l’agevolazione”. L’offerta sarà valida ai soli minori di 26 anni, non compiuti alla data dell’acquisto, residenti in Piemonte. Le agevolazioni si applicheranno sugli abbonamenti annuali sui treni Regionali e Regionali Veloci nel solo ambito dei confini tariffari del Piemonte. “La Regione – sottolineano Ferrentino e Gallo – vuole sostenere le esigenze dei giovani che per lavoro o per studio usufruiscono del trasporto pubblico locale; l’impegno – concludono –per il prossimo anno sarà quello di lavorare alla rateizzazione dell’abbonamento annuale e all’ inserimento degli abbonamenti trimestrali tra quelli scontati”. 

 

Ottobre di-vino sotto la Mole

‘Portici divini’ è la la nuova manifestazione dell’autunno nell’ambito della prima edizione di ‘La vendemmia a Torino – Grapes in Town’, un evento promosso dall’assessorato alla Cultura e al Turismo della Regione, in programma il 14 e 15 ottobre sotto la Mole . Verrà presentato  il meglio della produzione del territorio attraverso enogastronomia, storia, arte e cultura in un ricco calendario di appuntamenti. Diversi i percorsi di degustazione proposti, che porteranno i visitatori alla scoperta di residenze reali, palazzi cittadini, musei, vie del centro, gallerie d’arte e i suoi negozi. Paese ospite è il Perù con 40 produttori vitivinicoli presenti.

Tradizione Peperone 

Sfida social-culinaria tra 10 Food Blogger di diverse regioni italiane che hanno
rivisitato una ricetta del loro territorio con l’inserimento del Peperone di Carmagnola

Votazioni on-line sino al 2 settembre sulla pagina www.facebook.com/fiera.peperone
nell’album fotografico intitolato “La Tradizione… con il Peperone!”

 In Piazza Sant’Agostino a Carmagnola (TO) con Paolo Massobrio, Renata Cantamessa e i 10 food-blogger

Iniziativa organizzata dalla 68^ “FIERA NAZIONALE DEL PEPERONE – Peperò”
in collaborazione con il portale sagreataly.com e la guida-ricettario “Italia in un Piatto” 

La 68^ Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola – Peperò ha previsto una nuova iniziativa social denominata La Tradizione…col Peperone!  Dieci Food Blogger provenienti da tutta Italia si sfidano per reinterpretare una ricetta della loro regione di provenienza con l’inserimento del peperone di Carmagnola.  La tradizione culinaria di appartenenza è così rispettata in tutte le sue fasi e si arricchisce di un sapore nuovo, diventa una variante attuale, creativa e fresca che unisce l’eccellenza del territorio carmagnolese alle eccellenze di altri territori italiani. Foto e spiegazione di ciascuna ricetta sono state pubblicate sui rispettivi blog.

L’iniziativa è stata ideata dalla giornalista Renata Cantamessa e viene realizzata dal Comune di Carmagnola, all’interno della 68^ Fiera Nazionale del Peperone, e in collaborazione con il portale sagreataly.com e la guida-ricettario “Italia in un Piatto”La sfida è on-line sino alle ore 12 del 2 settembre sulla pagina facebook www.facebook.com/fiera.peperone dove è possibile votare le ricette con i mi piace sulle immagini dell’album fotografico intitolato “La Tradizione… con il Peperone!”.  Chi avrà ottenuto più mi piace riceverà uno speciale “Premio Social”ma il vero vincitore sarà deciso da una giuria tecnica di qualità presieduta dal giornalista di economia agricola ed enogastronomia Paolo Massobrio. L’appuntamento live con la premiazione è il 3 settembre sul grande palco di Peperò, dalle ore 20.30 in Piazza Sant’Agostino na Carmagnola, con un grande talk showculinario moderato dalla giornalista, ghostwriter, autrice e conduttrice radiotelevisiva – conosciuta anche per il suo personaggio di Fata Zucchina – Renata Cantamessa, che insieme al giornalista di economia agricola ed enogastronomia Paolo Massobrio coinvolgerà il pubblico alla scoperta di antichi sapori piemontesi e nuove ricette italiane. In dialogo con i due esperti, i partecipanti al concorso parleranno dal vivo delle loro intuizioni culinarie e dell’esperienza che nei mesi scorsi li ha coinvolti in questo contest, alla scoperta delle più diverse tradizioni regionali. Si racconterà così dal vivo come si è evoluto anche il tocco creativo di ciascuna personalità dopo aver accettato la sfida, in un appassionante viaggio alla scoperta delle nuove tendenze del gusto in Italia.  La Tradizione…col Peperone! fa conoscere e incontrare il pubblico di Peperò con alcuni dei food blogger più creativi della nostra penisola. I temi trattati dalle loro rubriche sono i più diversi, dai consigli per pasti veloci e vegetariani, passando per piatti della tradizione familiare alle buone pratiche di conservazione e smart food. Partecipano al contest e alla serata, dal Piemonte, Anastasia Grimaldi del blog Sapere i sapori, gusto e salute con la “Bavarese ai peperoni con salsa alla bagna cauda” e Maria Antonietta Grassi di Il Pomodoro Rosso con sua ricetta di famiglia “Giacomino, i peperoni di Carmagnola e la tartrà di nonna Agnese”Dalla LombardiaBeatrice Piselli de Il Cucchiaio Verde ha scelto di rivisitare il piatto tipico per eccellenza della sua regione, il “Risotto alla Milanese…di Carmagnola”, mentre Laura Ghezzi di Cucinare per passione partecipa con l’eclettica “La corona del Re dei Cuochi e la cotoletta alla milanese con maionese di peperone quadrato di Carmagnola”.


Dalla LiguriaCaterina Bagno di La Cucina di Katy e Lillu presenta con una veloce e innovativa “Pasta alla ligure con il peperone di Carmagnola”, mentre dall’Emilia Romagna Lorella Giugni di In cucina con Lorella racconta il segreto del ripieno del “Tortello al mascarpone con coriandoli di peperone di Carmagnola alla saba e pancetta croccante”.
Dal Lazio Alessandra Gabrielli di Menta e Salvia propone il “Pollo con i peperoni di Carmagnola”, il Piemonte incontra la tradizione della Sardegna con la ricetta “La Panadina sarda che sposò un Piemontèis” a cura di Rita Mighela di Pane e Gianduia e ancora, rispettivamente dalle Marche e dalla Campania, incuriosisce la ricetta proposta da Veronica Anconetani di Soffio di Zefiro, “Lasagne bianche ai peperoni di Carmagnola” e Pasquale Alberico de I sapori del mediterraneo con la personalissima “Raviolo di peperone di Carmagnola mbuttunat su crema di mozzarella di Bufala”.

Finisce nel Torinese l’incubo della modella inglese rapita per essere venduta all’asta nel web

Una modella inglese di 20 anni, che aveva partecipato alle selezioni di Miss Universo,  è stata drogata e poi sequestrata nei pressi della Stazione centrale di Milano lo scorso 11 luglio e rilasciata solo  sei giorni più tardi. Il rapimento  avrebbe avuto lo scopo di mettere all’asta la ragazza su siti pornografici del dark web, la rete oscura di internet, per offrire prestazioni sessuali agli acquirenti che avessero offerto più soldi online. La base d’asta sarebbe stata di  circa 300mila dollari da saldare  in bitcoin. La ragazza pare sia stata rilasciata il 17 luglio. Un uomo di nazionalità polacca residente in Gran Bretagna è stato fermato dalla polizia poiché considerato responsabile del sequestro di persona a scopo estorsivo. Si tratta di Herba Lukasz Pawel, di 30 anni, sedicente appartenente al gruppo Black Death ( la Morte Nera), forse  attivo sul deep web.  Il sequestratore organizzava anche altre aste su internet per la vendita di ragazze rapite, servendosi di  annunci in cui indicava razza, nome d’arte e luogo asta.  L’uomo si presentava inoltre come killer professionista e si interessava a materiale chimico e veleni per la costruzione di ordigni. Gli inquirenti lo definiscono come ” soggetto pericoloso che presenta aspetti di mitomania”. La modella era giunta  a Milano il 10 luglio per realizzare nella giornata successiva un servizio fotografico che le era stato commissionato attraverso il suo agente, da un sedicente fotografo. Martedì 11 luglio la giovane,  nei pressi della Stazione centrale, in via Bianconi , indirizzo dello studio fotografico appositamente preso in affitto, è stata aggredita da due persone. Poi sarebbe stata drogata con la ketamina e spogliata,  ammanettata mani e piedi, rinchiusa in un borsone e messa nel bagagliaio di un’auto, dapprima nella  periferia di Milano e successivamente in un casolare di montagna, nel comune di Lemie,  in una baita di frazione Borgial, in provincia di Torino, vicino al confine con la Francia, con un viaggio lungo strade secondarie. “Due ore e mezza  in cui la ragazza è rimasta chiusa nel borsone, legata e con la bocca coperta dallo scotch”, spiegano gli investigatori. Nel cascinale  la modella è restata  ammanettata a un mobile in legno di una camera da letto sino alla mattina del 17 luglio. E’ stato lo stesso Herba, che ha seguito da solo il periodo di prigionia, a liberare  la ragazza e a portarla al Consolato britannico di Milano: la donna ha un figlio, aspetto che andrebbe contro l’ “etica” dell’organizzazione criminale. Nei giorni del  sequestro l’uomo ha scritto su account criptati che erano richiesti  300mila dollari di riscatto all’agente della modella.

 

(foto: Fotogramma)