di Ibis
Il referendum a questo punto si impone , ed è meglio di un accordo al ribasso fra Lega e 5 stelle che snaturi il progetto di alta velocità, con nuovi tagli agli investimenti
La nuova grande manifestazione Sì Tav ( forse addirittura più partecipata della prima) è stato un segnale definitivo alle forze politiche: Ora non si può più far finta di nulla. La novità è che sono scesi in campo direttamente sindaci e amministratori locali e si sa che questi contano molto elettoralmente. Il referendum a questo punto si impone , ed è meglio di un accordo al ribasso fra Lega e 5 stelle che snaturi il progetto di alta velocità, con nuovi tagli agli investimenti. Questi sì sarebbero soldi buttati senza un significativo miglioramento dei collegamenti internazionali, e darebbero all’opinione pubblica l’impressione di essere spesi per salvare le poltrone di chi sta governando. E’ significativo , in questo senso, che il direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio si lasci andare ad insulti e sarcasmo contro la manifestazione torinese e i suoi promotori: l’ultimo baluardo del ” radicalismo ” a 5 stelle, perdendo le staffe , conferma le paure dei puri e duri , cioè che Di Maio sia costretto a scendere a patti se non vuole perdere il governo. Poi si sa che chi non ha più argomenti ricorre agli insulti. Anche Salvini sa che La Tav, molto più dei problemi degli ormai pochi disperati che tentano di raggiungere le nostre coste e dietro i quali si nasconde per parlar d’altro , è la vera pietra di inciampo del governo. Il Nord produttivo vuole una linea vera ad alta velocità-capacità e sa ,per esperienza diretta, quanto possa servire: questo dicono le 33 associazioni di imprenditori, cooperative, artigiani commercianti , gli ordini professionali , le categorie sindacali scesi di nuovo in piazza ( quelli che Travaglio chiama i ” poteri marci”). E vogliono investimenti che possano far ripartire l’economia. Il messaggio è chiaro anche alla Lega: non si devono sprecare soldi in assistenzialismi vari, dice il mondo del lavoro, perchè mancheranno per le infrastrutture, come mancano nella legge di bilancio appena varata. Perchè si dovranno aumentare inevitabilmente le tasse che invece andrebbero ridotte, tagliare le pensioni in varie forme ( come già si è deciso). Intanto aumenterà la disoccupazione. A meno che quota 100 e il reddito di cittadinanza siano avviluppati in tali cavilli burocratici e norme da diventare solo fumo negli occhi degli elettori in vista delle europee. Così pensano le categorie produttive e gli amministratori delle più importanti regioni d’Italia ( dal punto di vista economico, naturalmente). Lo squadrismo giornalistico del Fatto quotidiano, il richiamo alla radicalizzazione da parte di Grillo e Di Battista deriva dal rendersi conto di essere ormai minoranza: basta che la Lega stacchi la spina e si vada a votare. Visto che tutti citano i sondaggi, allora i sondaggi ci dicono che il Movimento 5 Stelle sarebbe al 26%, a questo si aggiungerebbe un 2-3% della sinistra radicale e poco altro. Tutti i sondaggi, da sempre, sono univoci nell’assegnare al centro-destra la maggioranza in una ipotetica elezione anticipata. Persino Forza Italia e il Pd danno timidi segnali di ripresa. Anche Travaglio lo sa, e allora pensa che è meglio ritornare all’estremismo dell’opposizione. Salvini corre sul filo del rasoio: ma fino a quando tutti i suoi lo seguiranno dopo che viene abbandonato dalle categorie di riferimento al Nord e avanza la crisi economica?
(foto: il Torinese)
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