Le holding in crescita alla prova bilanci

Il concetto di gruppo pubblico locale è ben noto alla dottrina da oltre un decennio e proprio dalla Scuola torinese sulla Ragioneria Pubblica dell’Università di Torino è partita la prima sperimentazione di realizzazione del bilancio consolidato del Gruppo pubblico Comune di Torino: questo ancor prima che il concetto di gruppo pubblico locale assumesse forma di legge

bilancio biancone

di Paolo Pietro Biancone*

Il panorama delle Holding italiano è destinato a cambiare decisamente a partire dal 2016. Agli oltre 5mila gruppi aziendali privati si affiancheranno gradualmente gli 8mila gruppi comunali: a partire dal 2016-2017 saranno via via obbligati alla redazione di bilanci consolidati. Nell’ambito del percorso normativo di progressiva introduzione dell’armonizzazione contabile, il 2016 si presenta di fondamentale importanza per l’avvio generalizzato della contabilità economico-patrimoniale (secondo la nuova impostazione) e per l’obbligo di redazione del bilancio consolidato, che nondimeno presuppongono alcuni adempimenti preliminari per garantire la corretta predisposizione dei referti (nel corso del 2017).

Il legislatore integra il concetto di “gruppo” nel senso più ampio superando le indicazioni poste in dottrina della necessaria “omogeneità” dei componenti: si tratta quindi di “consolidare” tutte le partecipazioni, qualunque sia la forma di gestione: società di capitali, aziende speciali, fondazioni, associazioni.

L’introduzione di tali strumenti era prevista, per le realtà con popolazione superiore a 5.000 abitanti, già con il 2015, seppure con facoltà di proroga al 2016 (di cui si sono avvalsi praticamente tutti gli enti), mentre per gli enti di minore dimensione era stata la stessa normativa a disporne la disapplicazione fino al 2017.

In Piemonte, i Comuni che saranno obbligati alla redazione del bilancio consolidato sono 1064, rispetto a un totale di 1.202.

Al di là delle scadenze, è evidente che il panorama dei gruppi aziendali sta cambiando e realtà di gruppi pubblici locali diventeranno numericamente più ingombranti rispetto a holding private: sulla carta, la prospettiva è di un modello di gestione degli enti locali e delle aziende del gruppo, erogatrici di servizi pubblici, più razionale e fortemente orientato agli stakeholder (portatori di interesse).

Il concetto di gruppo pubblico locale, peraltro, è ben noto alla dottrina da oltre un decennio e proprio dalla Scuola torinese sulla Ragioneria Pubblica dell’Università di Torino è partita la prima sperimentazione di realizzazione del bilancio consolidato del Gruppo pubblico Comune di Torino: questo ancor prima che il concetto di gruppo pubblico locale assumesse forma di legge.

Proprio il gruppo comunale di Torino secondo i dati emersi in occasione della presentazione del Popular Financial Reporting (www.comune.torino.it) la scorsa settimana (si veda articolo del 13 marzo scorso), con quasi tre miliardi di fatturato che rappresentano il 2,37 del PIL regionale, oltre 20mila dipendenti e un notevole numero di servizi che il Gruppo consolidato Città di Torino (il Comune più una quindicina di società partecipate, tra controllate e collegate, una ventina di fondazioni e cinque consorzi) assicura quotidianamente nel capoluogo piemontese a migliaia di cittadini, si pone come secondo gruppo aziendale del Piemonte. Un’attività grande, articolata, complessa e con un impatto non indifferente sull’economia reale del territorio.

*Presidente del corso di studi in Professioni Contabilità

Coordinatore del corso di dottorato in Business & Management

Università di Torino

 

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