Il Centro – anche quello cattolico popolare – non nasce sotto una tenda

LO SCENARIO POLITICO Di Giorgio Merlo

L’area cattolica italiana, come ben sappiamo, è sempre stata molto articolata e variegata al suo
interno. Non a caso, e storicamente, non è mai esistita la cosiddetta ‘unità politica’ dei cattolici
italiani. Certo, per lunghi 50 anni la stragrande maggioranza dei cattolici si è riconosciuta – ed ha
votato – nel progetto politico della Democrazia Cristiana. Ma per ragioni politico, culturali e
programmatiche e non per un dogma, per ragioni dottrinarie o per imposizioni dall’alto.
Dopodichè il pluralismo politico ed elettorale, già ben presente, è diventato un fatto strutturale e
costitutivo nell’area cattolica del nostro paese.
Ora, è abbastanza evidente, nonchè noto, che la presenza politica dei cattolici in Italia è anche
sinonimo di cultura centrista, di ‘politica di centro’, di ‘centro dinamico’ – come amava ripetere
Guido Bodrato e con lui la migliore tradizione democratico cristiana – e anche, e soprattutto di
cultura di governo. Ed è proprio alla luce di queste considerazioni, peraltro oggettive e storiche,
che proprio questa cultura politica ha sempre giocato un ruolo altrettanto importante nella vita
pubblica del nostro paese e nelle sue concrete dinamiche politiche. Detto con altre parole, non ha
mai accettato di essere un mero accessorio, un gregario grigio ed insignificante o limitarsi a
rivendicare un mero “diritto di tribuna” nei singoli partiti e nelle coalizioni di riferimento. Del resto,
è appena sufficiente ripensare al magistero e al ruolo declinati dai grandi leader e statisti cattolici
democratici, popolari e sociali per rendersene conto.
Ecco perchè, oggi, emerge la necessità non più rinviabile per chi non è nato politicamente
gregario e non ha l’ispirazione di diventarlo, di rispedire al mittente chi avanza la tesi della ‘tenda’
o del ‘rifugio’ o ‘dell’accampamento’ per tutti coloro che vogliono declinare una ‘politica di
centro’ e un progetto politico centrista, riformista e di governo nel nostro paese. La ‘tenda’,
chiunque la proponga, è la scientifica certificazione che segna l’irrilevanza e l’inconsistenza
politica, culturale e programmatica del Centro e di chi lo teorizza, lo disegna e lo coltiva nella
politica Italiana. A partire, anche e soprattutto, dall’area cattolico popolare e cattolico sociale. Al
riguardo, forse è anche arrivato il momento affinchè i presunti e del tutto virtuali ‘federatori’ dei
cattolici in politica, dei leader che si sono auto nominati e auto definiti tali senza alcuna – come
ovvio e scontato – legittimazione democratica, battano un colpo. Se, invece e al contrario,
continua il silenzio compiacente o, addirittura, una sostanziale se non totale condivisione delle
tesi del gramsciano non pentito Bettini e compagni sul destino e sulla prospettiva di un Centro di
matrice cattolica – o laica non fa differenza alcuna – non lamentiamoci poi della definitiva ed
irreversibile perdita di credibilità, peso ed autorevolezza della cultura, del pensiero e della
tradizione del cattolicesimo popolare e sociale nel nostro paese. Certo, e per fortuna, il pensiero
popolare e cattolico sociale non si ferma alla ‘tenda’ di Bettini e a tutti coloro che con un’infinita
dose di opportunismo abboccano a quell’amo. Ma è indubbio che se si vuole invertire la rotta, e
rilanciare al contempo un pensiero politico e culturale, quella strada non solo va combattuta ma
va anche denunciata sotto il profilo politico. Pubblicamente, apertamente e senza equivoci o
tentennamenti.

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