Una corsa contro il tempo e un colpo di scena a poche ore dall’inizio dell’esame di Stato. Con un decreto monocratico d’urgenza (n. 252/2025), il TAR Piemonte – Sezione II ha accolto l’istanza cautelare presentata dall’avvocato Stefano Callà, consentendo a uno studente di partecipare con riserva alle prove suppletive della Maturità, dopo che era stato escluso per presunte irregolarità nella sua valutazione finale.
Al centro della vicenda, un tema purtroppo noto a molte famiglie e studenti con bisogni educativi speciali: il mancato rispetto del Piano Didattico Personalizzato (PDP). Secondo il Tribunale amministrativo, infatti, gli atti della scuola sembrano aver disatteso, almeno in parte, le misure previste dal piano individualizzato dello studente, predisposto proprio per garantirgli pari opportunità e un percorso inclusivo. Una mancanza che ha indotto i giudici ad accertare i requisiti di gravità e urgenza richiesti dall’art. 56 del Codice del processo amministrativo, disponendo così la sospensione del provvedimento di esclusione e l’ammissione cautelare del ragazzo.
Il decreto è arrivato in extremis, dopo un ricorso presentato d’urgenza per tutelare il diritto dello studente a vedere rispettate le garanzie che la legge scolastica italiana riconosce agli alunni con specifiche esigenze educative. La decisione del TAR non si limita a un caso individuale, ma suona come un monito alle istituzioni scolastiche: gli atti valutativi devono essere conformi alla normativa sull’inclusione e ai piani didattici personalizzati, pena la loro illegittimità.
La battaglia legale, comunque, non è finita. La questione sarà discussa in forma collegiale davanti al TAR il prossimo 9 luglio 2025. Nel frattempo, lo studente potrà finalmente affrontare le prove suppletive e giocarsi fino in fondo la possibilità di conquistare il diploma, al pari dei suoi compagni.
Un episodio che riaccende i riflettori su un tema delicato e sempre attuale: il diritto allo studio e l’effettiva inclusione degli studenti più fragili, che non può e non deve rimanere solo sulla carta.
STEFANO CALLA’
Avvocato
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