“La signora delle camelie” di Giovanni Ortoleva debutta il 17 dicembre al Teatro Astra, dove rimarrà in scena fino al 22 dicembre prossimo. È liberamente tratto dal romanzo di Alexander Dumas figlio. Regia e drammaturgia sono di Giovanni Ortoleva, le scene di Federico Biancalani, i costumi di Daniela De Blasio.
Prosegue la terza stagione del triennio 2022-2024 dedicato al rapporto dell’uomo con la verità, indagata attraverso la lente speciale del teatro. Dopo ‘Buchi Neri’, incentrata sul nostro rapporto con la verità scientifica e Cecità, dedicata alle verità che stanno davantinai nostri occhi ma che ci rifiutiamo di vedere, la Stagione teatrale 2024-2025 del TPE Teatro Astra si intitola Fantasmi, un invito a confrontarsi con quelle verità che ci sfuggono o che si manifestano soltanto per qualche breve istante per poi sottrarsi definitivamente alla nostra vista. Fantasmi interiori che spesso si nascondono dentro di noi, come accade con quelle verità che ci sfuggono e che ci ostiniamo a voler cercare, ma che rischiano di trasformarsi in fissazioni che ci limitano e ossessionano. Fantasmi che spesso appaiono fuori di noi, fenomeni che ci spaventano e che continuiamo a fissare con la paura e il segreto timore che non riusciremo mai a farli sparire del tutto, quali le guerre, la violenza, le crisi climatiche.
I fantasmi sono i veri personaggi della letteratura e del teatro, che permangono quali spettri nell’immaginario culturale collettivo.
Se Marguerite Gautier è effettivamente il fantasma al centro del racconto si Armand Duval, nel lavoro di Ortoleva si manifesta una forte riflessione sul fantasma di una società patriarcale, che sfoga le sue tensioni sul corpo femminile.
“La signora delle camelie” di Alexander Dumas figlio è un testo di sorprendente violenza sociale, che ha dato origine ad uno degli stereotipi femminili più intensi dell’Ottocento, diventando modello di moltissimi prodotti artistici di grande successo quali balletti, opere liriche, test teatrali e film.
Nel corso dei secoli l’amore impossibile tra Marguerite Gautier e Armand Duval ha continuato a ripetersi diventando forse il più grande mito romantico moderno, ma il romanzo di Dumas figlio è basato su un fatto vero, che ha mantenuto intatta tutta la sua brutalità, nonostante le intenzioni reazionarie e moralizzanti del suo autore. E così mentre il mito, ripetizione dopo ripetizione, si fa più stucchevole e sentimentale, “La Signora delle camelie” diventa la cronaca impietosa di un omicidio sociale, in cui la violenza classista smaschera il Romanticismo che l’ha coperta.
“Ho scelto un testo – spiega il regista e drammaturgo Giovanni Ortoleva – che mi ha sempre sconvolto per la sua ferocia cortese. La signora delle camelie non fa sconti nel raccontare la sua epoca, muovendosi tra misoginia, classicismo, privilegio, patriarcato. È una parabola che, se non si fosse travestita da storia d’amore, avrebbe potuto accendere le piazze. Roland Barthes scrive in “Miti d’oggi” che a Margherita Gautier, alienata ma servire, mancherebbe pochissimo per diventare una fonte di critica della società in cui è immersa. Era un invito troppo allettante per lasciarselo sfuggire, soprattutto “La signora delle camelie” è un testo sulla visione, sul bisogno di vedere tutto sempre di più. Penso ai prototipi di uomini del futuro creati da un’azienda americana pochi anni fa, dotati di occhi enormi per meglio consumare la miriade di immagini che abbiamo di fronte nell’ultimo secolo, in crescita esponenziale. Penso a come il bisogno spasmodico da cui Dumas è attraversato ci abbia colonizzato: vedere e avere, possedere con gli occhi. Anche la morte di Margherita è una merce da consumare. Con “La signora delle camelie”, Alexandre Dumas figlio si denuda, racconta con una sorta di incoscienza, con una limpidezza di cui evidentemente si pentirà. Il suo rapporto con le donne, l’amore e il possesso, non si fa sconti. Racconta le sue ossessioni, la sua piccolezza, si ridicolizza. L’unico desiderio che ho avuto affrontandolo è stato di non farmi sconti a mia volta, partendo dal classico e dal sapore ottocentesco e scivolando sempre più avanti a me e a noi per guardarci”.
TPE Teatro Astra – 17-22 dicembre 2024
Orari: mercoledì ore 19/giovedì ore 20/venerdì ore 21/sabato ore 19/domenica ore 17
Mara Martellotta
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