La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Perché non sono andato per Pannella – Da Gramsci a Guerri – Lettere


Perché non sono andato per Pannella

Stare in piedi per un certo periodo è ancora per me un lusso che non mi posso concedere perché sono ancora convalescente da una lunga malattia .Magari forse avrei anche tentato uno sforzo e sarei andato all’inaugurazione della passeggiata dedicata a Marco Pannella a Torino. Ero stato tra i primi a proporre l’intitolazione. Poi chi si e’ voluto impossessare addirittura di Pannella in esclusiva e la presenza di Littizzetto e di Chiambretti ieri sono state le gocce che hanno fatto un po’ traboccare il vaso e mi hanno portato a starmene a casa. Ringrazio il sindaco Lo Russo e la presidente Grippo per aver realizzato la passeggiata, dedicandola a Marco. Io che ho avuto una discreta amicizia con Pannella, avrò mille altri modi per ricordarlo, come già ho fatto in questi anni senza mescolarmi con “cattive” compagnie vip che mi sono estranee.  E mi spiace che il pur esagerato Silvio Viale non abbia avuto riconosciuto il ruolo che ha avuto.

Da Gramsci a Guerri

Il dibattito sulla egemonia culturale ripreso di recente va subito ridimensionato. E’ un’idea di Gramsci portata alle estreme e soffocanti conseguenze dai marxisti a partire dal 1945 in Italia. L’egemonia comunista ha soffocato la cultura italiana, applicando un criterio che più che illiberale si rivelò sovietico. Solo pochi seppero ribellarsi da Silone a Vittorini, da Pannunzio alla cultura liberale. Io personalmente mi ritengo una vittima dell’ egemonia culturale della sinistra che ha tentato di ostacolarmi in tutti i modi con il fine di tacitarmi.

Oggi c’è chi tenta ad associare Gramsci a Gentile che ebbe degli influssi sull’ intellettuale sardo il quale invece si oppose a Croce. Direi di non creare inutili polveroni polemici su personaggi ormai tramontati. In ogni caso Gentile era di remote origini liberali conservatrici che lo portarono ad aderire al fascismo a cui diede una linea culturale che esso non aveva. Gentile a cui si deve la riforma della scuola italiana, l’unica riuscita, nelle sue attività culturali fu un intellettuale abbastanza tollerante che fece collaborare alle sue imprese anche antifascisti ed anche ebrei. L’uccisione a tradimento di Gentile da parte dei Gap rivelò l’odio dei comunisti verso un uomo che non si può associare a Gramsci per nessun motivo.

L’ intellettuale organico fu un’invenzione gramsciana praticata con cinismo e persino con ferocia da Togliatti e imposta dal PCI al mondo intellettuale , accademico ed editoriale italiano come una camicia di forza. Chi oggi cerca di recuperare la parola egemonia, non conosce le sue origini storiche che sono incompatibili con la cultura liberale nelle sue diverse manifestazioni. Bobbio ha scritto in materia pagine conclusive sulla cultura del dubbio, antitetica a quella fondata sulle certezze manichee e inossidabili dell’ideologia marxista. Chi pensa di recuperare Gramsci e Gentile non ha capito nulla del passato e rivela incapacità a rapportarsi con il presente che può vedere in intellettuali come Giordano Bruno Guerri esempi di una cultura davvero libera . Lui e non altri doveva essere il ministro della cultura. Anche Dagospia si è accorta dell’errore di tenere “relegato” al Vittoriale Guerri che ha rivelato doti e coraggio che andrebbero posti al servizio dell’intera comunità nazionale.

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quaglieni penna scritturaLETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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I saltafossi

Il terzo polo non c’è più e i saltafossi devono essere dimenticati La fine di Renzi che vuole andare con il Pd e i 5 Stelle che non lo vogliono è davvero ridicola. Quella di Calenda abbandonato da tutti appare una patetica conclusione di un uomo pieno di spocchia. Cosa ne pensa?     Gabriella Luperini

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Concordo con Lei. Il centro nel sistema italiano oggi non ha più un ruolo autonomo come lo ebbe in modo egregio la Dc che seppe governare il Paese per decenni insieme ai partiti laici e socialisti. Quel sistema finì con Tangentopoli per un golpe giudiziario. Il centro di Renzi e Calenda è ben misera cosa, specie se si accasa con 5 stelle e l’estrema sinistra; i pochi voti che raccoglieranno non allargheranno il campo perché si tratta di gente ormai squalificata politicamente, non più credibile.

Avrei anche dei dubbi sui voltagabbana che abbandonano Calenda dopo altre giravolte poco limpide. Questi voltagabbana dovrebbero essere abbandonati a se’ stessi e dimenticati. La politica deve andare oltre i saltafossi della seconda repubblica da Casini in poi.

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La fine del mito emiliano

Gli allagamenti di questi giorni dopo quelli di un anno fa rivelano che la Regione Emilia Romagna, portata come ottimo esempio di buongoverno, ha delle gravi pecche idrogeologiche e nella tenuta dei corsi d’acqua, malgrado il “buongoverno della sinistra”.   Vittorio Raiteri

 

Credo che Lei abbia ragione. I disastri che hanno travolto interi paesi rivelano responsabilità e disattenzioni che forse solo Bersani che fu presidente di quella Regione, non capisce o non vuole ammettere. Il mito della Regione rossa è davvero finito nel fango.

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