Evviva le preferenze. Ovvero, evviva le liste bloccate

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo


Attorno alla selezione della classe dirigente persiste, e giustamente, un dibattito che non può
essere aggirato e, men che meno, strumentalizzato o dimenticato. E questo perchè la qualità,
l’autorevolezza e il prestigio della classe dirigente sono la condizione essenziale e decisiva per
ridare credibilità alla politica, alle istituzioni democratiche e alla stessa efficacia dell’azione di
governo. Certo, tutti sappiamo che senza i grandi partiti politici popolari, democratici e di massa
del passato e le concrete modalità organizzative che li caratterizzavano, la politica si è
progressivamente impoverita. I cartelli elettorali hanno sostituito i partiti e la classe dirigente
democraticamente eletta dal basso è stata soppiantata dalle nomine decise dai capi partiti
dall’alto. Almeno questo è capitato concretamente per il Parlamento italiano. E questo perchè c’è
un sistema elettorale che inibisce al cittadino di eleggere i propri rappresentanti.
E qui, però, arriviamo al cuore della questione. E cioè, detto in termini crudi, ma è ancora
possibile fare campagne elettorali nel nostro paese con lo strumento delle preferenze? Certo,
anche i sassi sanno che una delle regole basilari della democrazia è quella di garantire ai cittadini
di scegliere la classe dirigente politica ed amministrativa. A tutti i livelli istituzionali. Ma, detto
questo, c’è anche il risvolto della medaglia rappresentata dal ricorso alle preferenze. Perchè oggi
quello strumento, autenticamente e plasticamente democratico, si espone ad una miriade di
contraddizioni. E, soprattutto, di rischi per i candidati. E non solo nel Sud del paese dove, come
noto, c’è maggior dimestichezza nel ricorrere al voto di preferenza. Perchè è noto a tutti – parlo
ovviamente di tutti coloro, e sono la stragrande maggioranza, che credono nella trasparenza, nella
correttezza e nel profondo rispetto delle regole esistenti – che fare una campagna elettorale con le
preferenze ti espone ad una serie di rischi che prescindono anche dalla tua coerenza e dalla tua
correttezza. Sono tanti e tali le possibilità di incappare in qualche guaio giudiziario che,
paradossalmente, anche per uno come me che culturalmente crede nella democrazia dei partiti e,
soprattutto, nella selezione della classe dirigente dal basso, comincia a prendere in seria
considerazione il ricorso alle fatidiche “liste bloccate”. Cioè a strumenti elettorali dove non è
richiesta nessuna somma di denaro – anche se la legge prevede un tetto alle spese elettorali -,
dove il consenso è praticamente appaltato alla sola buona immagine del leader politico e dove,
infine, gli eletti sono già decisi di fatto al momento della presentazione delle liste. Liste bloccate
che, com’è altrettanto ovvio, sono la negazione della democrazia perchè quello che conta per
essere eletto è solo la fedeltà al capo partito di turno ma che, al contempo, non espone
chicchessia al rischio di qualche guaio post elezioni.
Ecco perchè, e paradossalmente, stiamo arrivando alla mesta e forse anche triste conclusione
che culturalmente e democraticamente diciamo “evviva le preferenze” e umanamente e forse
anche un po’ cinicamente, diciamo anche ad alta voce “evviva le liste bloccate”.
Giorgio Merlo

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