In un periodo in cui si sente troppo spesso parlare di malasanità, liste di attesa infinite e molteplici disservizi sanitari, una lettrice di Torino ci racconta la propria esperienza, che testimonia che la macchina – sanità si dimostra efficiente e ben strutturata.
“Grazie a un test genetico, effettuato con il Servizio sanitario pubblico, consigliato dal mio medico curante, – ci scrive Daniela, nome di fantasia – ho scoperto di essere positiva a una mutazione chiamata Brca2, che predispone a un’altissima probabilità di ammalarsi soprattutto di tumore alle ovaie e al seno.
Alla soglia dei 47 anni, confrontandomi con il mio ginecologo, ho deciso di optare per la chirurgia preventiva, di cui si parla ancora troppo poco.
Sono stata operata all’Ospedale Sant’Anna di Torino, nel reparto di Ginecologia oncologica, dove sono stata seguita, passo passo, in modo davvero encomiabile in tutte le mie necessità, confortata nelle mie paure e soprattutto accudita e curata dal personale che dedica cuore e anima a questa professione”.
Inserita in un programma di screening Daniela ha potuto decidere, “non certo con leggerezza ma con un’adeguata e completa informazione che i medici del Sant’Anna mi hanno fornito, di ‘investire sul mio futuro’, di affidare la mia vita nelle mani di medici che credono ancora nella Sanità pubblica, che non è lusso di pochi, come accade in tanti Paesi, ma è ciò che di più prezioso abbiamo in Italia, nel mio caso in Piemonte”.
“Chi sceglie di ricevere stipendi più bassi di altri colleghi che operano esclusivamente in regime privatistico, chi dedica ore e ore, spesso nemmeno riconosciute in busta paga, – prosegue la nostra lettrice – merita almeno di ricevere i complimenti per la dedizione e l’amore per la professione medica. Parlo di tutti quei medici che ti salvano la vita, in un’urgenza o per un caso fortuito, di quegli infermieri che, osannati nel periodo Covid, si trovano ora a lavorare su turni massacranti ma sempre con il sorriso pronto per chi, nei letti che accudiscono, ha bisogno di loro.
“Ho trovato un’umanità e una disponibilità in tutti coloro che prestano la propria opera professionale in Ginecologia ed Ostetricia 3 che mai avrei immaginato: dal personale delle pulizie al Primario che finalmente, anziché preoccuparsi delle medaglie sul camice si preoccupa della salute dei pazienti. Raro? Non credo, – aggiunge – penso che spesso, per luogo comune, siamo portati a dire che la Sanità non funziona, che per fare un esame bisogna aspettare un anno, che i medici non sono mai disponibili e paghiamo esami inutili che servono solo a rimpinguare le casse di una Sistema che barcolla”.
“Sulla mia pelle ho sperimentato che non è così e non penso che il mio sia un caso isolato, credo che, se nel momento del bisogno ci si rendesse conto che le cose funzionano grazie a persone che non guardano il cartellino orario e che credono ancora nei servizi offerti ai cittadini, forse qualcosa comincerebbe a cambiare nel modo di pensare.
L’equipe che mi ha operata ha lavorato in sinergia, con grande professionalità e soprattutto con infinità umanità anche quando, in sala operatoria, presa dalla paura, ho stretto le mani del chirurgo (evviva è umano!) che mi ha tranquillizzata, come se mi conoscesse da sempre. Grazie al lavoro e al grande senso del dovere di questi medici oggi sorrido con una consapevolezza in più: la buona sanità esiste eccome!”, conclude Daniela.
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