Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Christoph Ransmayr “Il maestro della cascata” -Feltrinelli- euro 16,00
Lo scrittore austriaco 68enne ancora una volta sovverte spazio e tempo, ambienta la storia nella geografia visionaria di un futuro apocalittico (neanche poi così lontano), in cui la crisi climatica ha reso strategiche e vitali le risorse idriche (sempre più prossime a essere prosciugate). Molte terre sono state cancellate dall’innalzamento dei mari e l’Europa si è frantumata in una miriade di microstati retti da leader fanatici che si fanno costantemente guerra.
A controllare le risorse per la vita sulla terra è un anonimo cartello (una multinazionale alla quale l’autore affibbia un connotato di stampo mafioso) e solo chi è affiliato gode di libertà e privilegi.
Come l’ingegnere idraulico che è voce narrante, e fa parte dell’élite che può viaggiare perché si occupa della costruzione strategica delle dighe. E’ il figlio del “maestro della cascata”, ovvero il guardiano e colui che amministra le chiuse del Fiume Bianco; sospettato di aver deliberatamente causato il capovolgimento di una barca e la morte delle 5 persone che erano a bordo, scomparse nel mortale gorgoglio a strapiombo della Grande Cascata alta più di 40 metri.
Il romanzo ruota intorno all’indagine del figlio- narratore che cerca di capire la verità su quel padre che a sua volta si è poi gettato nella cascata «…volato incontro al salto nell’abisso….immobile» e il cui corpo non è stato mai più ritrovato.
La morte dei 5 innocenti è stata una disgrazia o un omicidio? E quella del padre un suicidio? La ricerca della verità si snoda lungo una molteplicità di corsi di acqua – fiumi, laghi, oceano e mare- tra Europa, Sudamerica e Cambogia.
Sarà anche occasione di riflessioni su temi spinosi.
Tra quelli più impegnativi: l’anima dell’uomo combattuta tra bene e male, lo stravolgimento degli ambienti naturali, il peso delle colpe paterne che ricade sui figli.
Ma anche gli autoritarismi e i nazionalismi che limitano orizzonti e libertà di azione; per esempio la madre del protagonista era stata obbligata a rimpatriare nell’arida isola in cui era nata. E in una società così chiusa, in cui si vuole stare solo tra la propria gente, senza accettare le persone che vengono da fuori, allora accade anche che si resti solo tra fratelli e sorelle. Come il protagonista e l’amatissima sorella Mira che ha le ossa di vetro e con la quale il rapporto sconfina dal fraterno all’amoroso.
Maria Grazia Calandrone “Dove non mi hai portata” –Einuadi– euro 19,50
Quando aveva 8 mesi, nel 1956, l’autrice di questo libro fu abbandonata dai genitori che la lasciarono a Villa Borghese e poi, stanchi di vita braccata e grama, si buttarono nel Tevere.
Maria Grazia Calandrone, poetessa, scrittrice, giornalista, autrice e conduttrice radiofonica, oggi ha raccontato questa sua storia cosìunica in un romanzo-inchiesta straordinario, in cui con lucidità ripercorre le ragioni che potrebbero aver spinto i suoi genitori biologici a gesti così dolorosi ed estremi.
All’epoca la vicenda balzò sulle prime pagine dei giornali e se ne scrissero di tutti i colori; oggi l’autrice vuole fare chiarezza e ricostruisce la vita della donna che l’ha messa al mondo, Lucia Galante, e del padre Giuseppe.
Lucia era nata a Palata, in Molise, nel 1936, epoca in cui le donne avevano ancora poca voce in capitolo in merito al loro destino. I genitori l’avevano obbligata a sposare – contro la sua volontà- Luigi Greco, uomo violento che non consumerà mai il matrimonio ma in compenso farà a brandelli corpo, anima e futuro della moglie.
Stanca di subire percosse e vessazioni, Lucia scappa con il suo grande amore Giuseppe. Gesto inaudito per quei tempi – gli anni 60 in cui non esisteva il divorzio- che la condannerà ad un ostracismo senza possibilità di appello.
L’adultera Lucia e il suo amante, che a sua volta ha lasciato la famiglia, si trasferiscono prima a Milano e poi a Roma; ma le cose andranno sempre peggio perché lui non è più giovanissimo e trovare lavoro è impossibile, sprofondare nella miseria è un attimo. Nel frattempo nasce la loro bimba e i problemi si amplificano.
Attraverso accurate ricerche, Maria Grazia Calandrone è riuscita a ricomporre il puzzle della vita della coppia in fuga, senza mezzi e senza speranze, e a ricostruire anche i suoi primi 8 mesi di vita.
Fa luce sui suicidi dei suoi genitori che l’avevano amata moltissimo, ma a un certo punto avevano deciso di abbandonare lei e la vita. Lasciarono la piccola nel cuore di Villa Borghese, nessun biglietto, ma una lettera all’”Unità”, perché volevano fare scalpore e speravano che qualcuno si prendesse cura della loro bambina.
Poi Lucia e Giuseppe lasciano andare le loro vite a fondo nelle acque del Tevere; lei aveva 29 anni, lui 56.Il fiume restituirà i loro corpi e quello di Lucia spiegherà alcune cose e infine troverà sepoltura; mentre quello di Giuseppe avrà un destino ancora più triste.
Graham Greene “In viaggio con la zia” -Sellerio- euro 16,00
Non ha bisogno di presentazione Graham Greene (1904-1991):agente segreto di Sua Maestà Britannica, scrittore (26 romanzi, varie raccolte di racconti, una decina di pièces teatrali e parecchie sceneggiature), giornalista e autore di reportage di viaggio. Però è interessante che abbia affermato che “In viaggio con la zia” è stato l’unico libro scritto per puro divertimento.
Ed è a tratti esilarante questo racconto pubblicato nel 1969, che parla di vecchiaia, sorprese continue, avventure incredibili. Ma soprattutto dell’inizio di una nuova, inaspettata e sorprendente vita.
Ad essere stravolta è quella del 50enne direttore di banca Henry Pulling, neo pensionato, uomo conformista, scapolo, impacciato con il genere femminile, amante della tranquillità e dedito alla coltivazione delle sue amate dalie.
Al funerale della madre rivede la zia Augusta che da 40 anni era scomparsa dal radar familiare.
Augusta è un’arzilla ottuagenaria, un autentico ciclone di vecchietta, con un carattere agli antipodi rispetto a quello del nipote.
E’ anticonformista per Dna, parecchio eccentrica e amante di scoperte sempre nuove e movimento costante, e finisce per coinvolgere Henry in un’avventura a tratti paradossale. Di fatto rivoluziona esistenza e certezze del nipote a partire da una rivelazione shock sulla defunta…
Da Londra a Istanbul per arrivare nel lontano Paraguay, i due si troveranno a viaggiare con i mezzi più disparati (treno, cargo, aerei, taxi, ecc.) e finiranno per essere coinvolti in avventure pazzesche, tra droga, sesso, traffici illeciti, oscuri agenti segreti e avventurieri di ogni sorta.
Il tutto condito da aneddoti e rivelazioni sulla famiglia che la zia svela strada facendo al nipote, pagine a tratti esilaranti e soffuse di grande ironia.
Due anime tanto diverse si avventurano per il mondo e nella vita;dietro all’incredibile itinerario c’è il preciso disegno della zia di ritrovare un suo misterioso amore italiano. Una chicca di raffinatezza da gustare passo passo e che ci svela quanto la vita possa sorprenderci fino all’ultimo respiro. IL romanzo fu anche materia per il memorabile film che il regista George Cukor girò nel 1972, interpretato in modo magistrale da una spumeggiante Maggie Smith.
Hanni Münzer “Il luogo dell’anima” – Editrice Nord- euro 20,00
E’ il primo volume della saga che l’autrice tedesca dedica alla famiglia Sadler composta da tre fratelli, il padre August e la madre Charlotte (che si distingue per il carattere autoritario e una certa durezza). Ripercorre il destino dei personaggi dal 1920 fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e mette al centro della narrazione temi tosti come la sofferenza, l’amore per i propri cari, il sacrifico, un segreto sconvolgente e la nostalgia per la patria lontana.
Quando nel 1914 scoppia la Prima Guerra Mondiale e Laurenz ha compiuto da poco 13 anni la consuetudine vuole che i figli dei contadini abbandonino gli studi al 12esimo compleanno; lui sta studiando al liceo i grandi classici che lo appassionano, inoltre studia violoncello e fisarmonica. Il conflitto spariglia le carte della vita normale, i fratelli maggiori Kurt e Alfred vengono reclutati e poi anche il padre August.
La guerra falcia la vita di Alfred che cade sul campo di battaglia, mentre il maggiore Kurt sopravvive anche alla prigionia e ritorna a casa dove prende in mano le redini del podere di famiglia. Nel frattempo Laurenz era rimasto ad aiutare la madre e con il ritorno del fratello può riprendere gli amati studi musicali al Conservatorio di Breslavia.
Così la madre richiama Laurenz al quale passa la gestione del podere. Solo che si presenta con tanto di moglie incinta, Annemarie, ragazza pallida e delicata con un grande segreto. Come si svolgerà la convivenza con la suocera Charlotte e cosa accadrà lo scoprirete procedendo nella lettura delle 500 pagine che ritraggono anche lo sfondo storico europeo tra le due guerre. E starete in attesa degli sviluppi nel romanzo che seguirà.
François Guillaume Lorrain “ Rossella” -Corbaccio- euro 18,60
E’ il libro imperdibile per tutti gli amanti del colossal “Via col vento” ispirato al romanzo di Margareth Mitchell del 1936, perché il giornalista e scrittore francese Lorrain ci porta dietro le quinte della complicata storia della lavorazione del film e della difficile scelta dei personaggi.
In forma piacevolmente romanzata è la cronaca documentata delle mille traversie attraverso le quali si arrivò a produrre la pellicola capolavoro che vinse ben 8 Premi Oscar; tra i quali il primo assegnato ad un’attrice afroamericana, la strepitosa Hattie Mc Daniel che incarnò la mitica Mamie, sempre al fianco di Rossella.
Un film leggendario la cui gestazione durò 3 anni, tra alti e bassi e cambiamenti continui, 4 registi che si avvicendarono e 5 mesi di riprese.
Gustosissime la pagine dedicate alla difficile ricerca dell’attrice protagonista; quella più adatta a dare vita alla capricciosa, tenace e affascinante egoista Rossella. Eroina carica di una volontà di sopravvivenza che le farà superare la guerra, la perdita di tutto, e lutti devastanti. Come l’ultimo, la morte della figlioletta Diletta che schianterà l’anima di Rhett, ma non quella della protagonista.
Tra le attrici candidate Bette Davis, Lana Turner, Loretta Young e Katharine Hepburn. A un passo dall’ottenere la parte arrivò Paulette Godard, ma scartata per la sua scandalosa convivenza con Charlie Chaplin.
Poi il destino fa planare a Hollywood l’inglese Vivien Leigh,arrivata in America per stare accanto all’amante Laurence Olivier. Convinta di essere perfetta per la parte si reca negli Studios e va a trovare il fratello del produttore David O. Selznick, Myron, che la porta sul set. Sarà subito chiaro a tutti che è lei la perfetta incarnazione della volitiva Rossella O’Hara.
La scelta dell’attore per l’affascinante farabutto Rhett Butler fu un po’ più semplice. Sebbene si vociferasse delle candidature di Errol Flynn e Gary Cooper, in realtà fin da subito l’unico vero attore possibile fu Clark Gable.
Per vincere la sua titubanza Selznick gli offrì una considerevole somma di denaro con la quale l’attore riuscì a liquidare la moglie, per poi impalmare l’amata Carole Lombard.
5 mesi di riprese, il cambio di regista per cui Cukor fu sostituito da Victor Fleming, mentre la sceneggiatura subiva continue rimaneggiature in corso d’opera (compresa quella di Francis Scott Fitzgerald). E la piacevolissima lettura di tutti i dietro le quinte di un assoluto capolavoro cinematografico e letterario.
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