Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte): “Se non si interviene i maggiori costi possono arrivare a 4.2 miliardi. Interventi subito per evitare ecatombe imprese”
Piemonte 5° regione più penalizzata. I settori più colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare.
“La situazione è insostenibile, le imprese hanno ormai pochi margini di resilienza. L’incremento smisurato dei costi energetici rischia di portare alla chiusura molte attività d’impresa, circostanza con la quale dovremo fare i conti qualora i flussi di fornitura di gas dalla Russia dovessero di colpo interrompersi. Servono interventi immediati e altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare un’ecatombe di imprese e una crisi senza precedenti”. L’allarme lo lancia Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte.
“Vanno subito confermate e potenziate le misure già attuate da questo Esecutivo -continua Felici: azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, proroga del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre, va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti per non aggravare la situazione del bilancio pubblico. Serve un gesto di responsabilità e solidarietà delle imprese energetiche a salvaguardia dell’intero sistema produttivo nazionale. Vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità Energetiche e per incrementare l’autoproduzione”.
Da settembre 2021 ad oggi le micro e piccole imprese del Piemonte hanno pagato per l’energia elettrica 1,6 miliardi in più rispetto all’anno precedente (21,1 a livello nazionale). Una batosta senza precedenti che rischia di ingigantirsi ulteriormente: se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno nel 2022 a 4,2 miliardi in più rispetto al 2021. L’allarme arriva da Confartigianato Imprese, che ha calcolato l’impatto sulle MPI della crisi energetica e dell’impennata dei prezzi del gas.
Nel dettaglio, la rilevazione di Confartigianato Imprese mette in evidenza che gli aumenti del prezzo dell’energia per le piccole aziende con consumi fino a 2000 MWh si traduce in un maggiore costo, tra settembre 2021 e agosto 2022, di 21,1 miliardi di euro rispetto ai dodici mesi precedenti, pari al 5,4% del valore aggiunto creato dalle MPI. A livello territoriale, sono nove le regioni in cui il boom dei costi dell’elettricità per le MPI supera il miliardo di euro. I settori più colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare.
In Italia – rileva Confartigianato Imprese– la velocità di crescita dei prezzi al consumo dell’energia elettrica è decisamente più elevata rispetto a quanto avviene nell’Unione europea: a luglio 2022, infatti, nel nostro Paese il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto dodici mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia.
“Il tema energia -conclude Felici– deve diventare priorità per il Governo in carica e nell’agenda del nuovo Governo. Da quest’ultimo ci attendiamo la riforma della tassazione dell’energia, che oggi tocca il 51% della bolletta e penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio ‘chi inquina paga’”.
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