20 ANNI DI RITARDI, 20 ANNI DI PROPOSTE RADICALI INASCOLTATE E ORA NE PAGHIAMO LE CONSEGUENZE
Dopo il Po a Torino e il Tevere a Roma, la conferenza stampa di oggi nell’alveo dello Stura a Cuneo
I due esponenti radicali hanno fornito alcuni dati significativi per far comprendere la estrema gravità di questo evento in particolare per il Piemonte
I numeri:
L’agricoltura è il settore che utilizza di gran lunga più risorsa idrica.
A livello nazionale 55% agricoltura, 25% usi civili e 20% usi industriali.
Nel nord-ovest l’agricoltura utilizza oltre il 75% per l’enorme quantitativo necessario per le coltivazioni di riso e mais.
A livello italiano fatto cento i terreni irrigati abbiamo questa suddivisione per quanto riguarda i sistemi di irrigazione:
40% a pioggia, 31% scorrimento superficiale, 18% microirrigazione, 9% sommersione, 2% altri
In Piemonte, fatto cento i terreni irrigati, abbiamo questa suddivisione per quanto riguarda i sistemi di irrigazione:
56% scorrimento superficiale, 31% sommersione, 9% a pioggia, 3% microirrgazione, 1% altro.
Lo scorrimento superficiale è essenzialmente utilizzato per il mais, la sommersione per il riso e sono i sistemi più dispendiosi in termini di utilizzo della risorsa.
Se parliamo di utilizzazione di acqua per irrigazione come quantitativo a livello nazionale:
il riso utilizza circa 4,5 miliardi di metri cubi di acqua (è praticamente tutto in Piemonte e Lombardia)
Il mais 1,7 miliardi di metri cubi di acqua (quasi tutto nel bacino padano).
Solo mais e riso fanno nettamente più della metà dell’intero utilizzo agricolo italiano dell’acqua che si attesta secondo il report Istat su 12 miliardi di metri cubi.
In Piemonte si coltivano 156.000 ettari di mais su circa 600.000 ettari nazionali (più di un quarto); di questi 40.000 ettari solo nella provincia di Cuneo.
In Piemonte si coltivano 116.000 ettari di riso (quasi tutto nel Vercellese e Novarese) su 213.000 ettari nazionali. Il Piemonte da solo rappresenta più della metà dell’intera superficie a riso italiana.
Se guardiamo all’utilizzo dell’acqua nelle risaie lo stesso Ente risi parla di una media per la coltivazione del riso in sommersione di 43.000 metri cubi ad ettaro che diventano 33.000 metri cubi ad ettaro se il riso viene seminato in asciutta e poi successivamente allagato. Moltiplicando questi dati per i 116.000 ettari di riso in Piemonte o per i 213.000 nazionali si arriva a dati di utilizzo ben maggiori di quelli forniti dall’Istat
Gli esponenti radicali hanno dichiarato:
“Da oltre 20 anni, anno dopo anno, proponiamo dettagliati dossier sulle acque e riforme strutturali che non vengono fatte. Dai dati, in particolare quelli della nostra regione, si evince che per colpire il bersaglio grosso occorre ridurre l’utilizzo dell’acqua in agricoltura, mentre – al contrario – ora si propone di derogare al minimo deflusso vitale che significa creare un danno permanente ancora più grave dell’attuale all’intero ecosistema delle acque dolci.
Occorre un cambio di rotta nella gestione dell’acqua in agricoltura introducendo sistemi di irrigazione innovativi. La FAO evidenzia come l’irrigazione per gocciolamento utilizzata in Israele già da mezzo secolo consenta un risparmio idrico valutabile tra il 30 ed il 60% rispetto alla classica irrigazione per scorrimento, la più diffusa in Piemonte. Nuove tecnologie e agricoltura di precisione sono un pezzo importante della soluzione.
Serve utilizzare le colture a maggior “impatto idrico” come riso e mais solo sui terreni più adatti (quelli che, avendo una buona capacità di immagazzinamento idrico, consentono adeguate produzioni senza l’immissione di quantitativi enormi di acqua).
Servono controlli sui prelievi relativi alle acque superficiali per evitare – come accade – che non sia garantito il “Minimo deflusso vitale” nei corsi d’acqua e serve introdurre, come accade da tempo in altri paesi europei e al sud, il pagamento dell’acqua da parte degli utilizzatori in agricoltura rispetto al reale volume consumato e non rispetto alla superficie irrigata. Misuratori di portata e di consumo per ogni azienda.
Urge investire i milioni di euro necessari per ridurre le perdite dei nostri acquedotti è una priorità, certamente maggiore in alcune aree del centro e sud Italia.
Ben vengano nuovi invasi dove necessario ma la priorità assoluta è ridurre i consumi.
Nel 2006 in Parlamento facemmo votare un documento a maggioranza che impegnava il governo a stanziare fondi nel piano irriguo nazionale volti al cambio di tecnologie, all’aggiornamento sulle innovazioni in irrigazione per ridurre drasticamente i consumi. Non se ne è fatto nulla. Oggi meritoriamente il Ministro Cingolani riconosce i ritardi e dice esattamente quel che noi diciamo da oltre due decenni. I fondi del PNRR potranno colmare alcuni ritardi ma serve una presa di coscienza politica che non si limiti all’emergenza di questa stagione ma guardi a come mitigare gli effetti del cambiamento climatico in atto.
Si è fatto troppo poco. Servono provvedimenti draconiani e urgenti. Nell’immediato chiediamo un Consiglio regionale straordinario di confronto politico e tecnico su quanto sta accadendo con l’obiettivo prioritario di proporre alle regioni coinvolte la costituzione di un tavolo permanente padano, una sorta di “Cabina di regia” (lo chiediamo dal 2007!) che possa produrre, in accordo con l’Autorità di bacino del Po e i ministeri interessati, nonché i consorzi irrigui, proposte organiche su tutto il territorio e non a spot regione per regione o, peggio, comune per comune. Serve infine intervenire con una massiccia campagna di informazione e di formazione per preparare i cittadini ad affrontare un evento che non ha precedenti nell’ultimo secolo. Non è allarmismo, è la realtà”.