Di Pier Franco Quaglieni
L’esordio torinese di Renzi appare ambiguo ed assai poco convincente. Tra una sala del “Principi di Piemonte” per i vip e il teatro dei ragazzi per i fans . Certo non location per i grandi numeri. Le convention al Lingotto sono un pallido ricordo. Evelina Christillin , regina del protagonismo subalpino, ad esempio, si è ben guardata dall’esporsi. Le sarà sicuramente costato parecchio stare a casa, almeno questa volta. Lei ambirebbe a farsi candidare sindaco, anzi sindaca, pensando di essere molto popolare. L’uomo che ha voluto al governo Pd e 5 stelle ,sostiene che a Torino sarà contro tale alleanza .Con quale coerenza e credibilità non si sa. Ma soprattutto inquieta la corte torinese raccolta attorno a Renzi. Se Fregolent e Marino sono due degne persone, le madamine, le industrialotte ed altri personaggi non sono proprio un segno di rinnovamento positivo, ma sono il simbolo di quel sistema Torino creato dal Pd e che i 5 Stelle volevano abbattere, ma alla fine si sono arresi, ancor prima di combatterlo.
Davvero Incredibile, immotivato e persino indecente l’elogio servile di Renzi a Chiamparino definito niente di meno che un maestro. “Italia Viva” parte molto male ,come espressione di una “Torino morta”,vecchia,imbolsita che non può attrarre nessuno. Non è un fatto casuale che nessun uomo o donna di cultura fosse presente, malgrado Renzi abbia dimostrato sempre, almeno a parole, attenzione verso la cultura. In compenso c’era il moderato Portas, uomo pronto ad ogni alleanza possibile, come ha dimostrato insieme ai suoi variegati sostenitori che provengono dal trasformismo più sfacciato, gente che è passata in più partiti, cambiando tessera come la camicia che il vecchio Spadolini chiamava mutanda.
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