Dal crollo della cortina di ferro alla crisi del liberalismo

Libro ben scritto da un protagonista e spettatore di questi ultimi trent’anni. Scritto da un
ex comunista e da un riformista non pentito, Antonio Polito (nella foto) .

Riformista non pentito ma frustrato nelle speranze
prodotte dall’ abbattimento di quel Muro. Emblematico il sottotitolo: il comunismo è morto.
Il liberalismo e ‘ malato ed io non mi sento molto bene, parafrasando Woody Allen. Direi ottima
sintesi. Non guasta mai. Altro pregio: non si ripete mai. Spiega come e perché si è arrivati a
questo punto, potremmo dire una situazione  bloccata tra sovranisti e neoconservatori
anti Europa e la solita e lacerata sinistra che fondamentalmente non sa cosa fare. La sinistra
non vince. O se si aggiudica il primo posto deve sempre avere “additivi” che ( a volte ) non sono
sufficienti. Emblematico il caso della Spagna. Come indicativo all’inverso il caso della Danimarca
dove i socialdemocratici vincono con un chiaro programma anti immigrati copiato di sana
pianta dalla destra. Una sinistra che deve sempre fare i conti con il suo dna e con la scomparsa
(di fatto) della mitica classe operaia. Sinistra divisa tra comunismo e socialdemocrazia. Tra i
puri e i riformisti. Con, ovviamente,  delle sotto correnti  in contrasto tra loro. Oramai tutto ciò è
acqua passata e non macina più. Si è sostituito lo storico scontro tra occidente (democratico
capitalista) e l’oriente (le democrazie popolari e tiranniche). Ora il principale scontro e tra
il capitalismo democratico e cattolico protestante con il sud del mondo principalmente
musulmano. Con diverse varianti all’ interno dei singoli schieramenti. Con complicanze dello
scontro tra Usa e Russia e nuova variabile della guerra dei dazi con la Cina. Dunque? Dopo la
folata di libertà con ‘ abbattimento del Muro di Berlino e la moltiplicazione dei Muri le cose
si sono notevolmente complicate.

Vinto il comunismo ora il capitalismo fa i conti con sé
stesso. In particolare con la sua forma politica organizzativa: la Democrazia. Enrico Berlinguer
succintamente ebbe il coraggio di sostenere che la spinta propulsiva della Rivoluzione d’ Ottobre
si era esaurita. Ed altresì ora si può veramente parafrasare che la spinta propulsiva della caduta
del Muro di Berlino si è esaurita. Lo slancio ed anelito di libertà si è rarefatto nel corso del tempo.
Tentativi di “armonizzare e democritazzare” la rivoluzione ve ne sono stati diversi. Da Tony Blair
che è passato alla storia come l’ unico premier laburista inglese rieletto. O come Pietro Ingrao
tra i padri del Comunismo democratico italiano. Avversario di Giorgio Napolitano, epigono di
Giorgio Amendola, figlio di un grande Liberale come Giovanni Amendola ucciso dai fascisti.
Pietro Ingrao si inventò la Terza Via. Appunto tra Comunismo Sovietico e capitalismo socialdemocratico.

Tentativi più di carattere intellettuale che concretamente di governo. Comunque
tentar non nuoce. Ma poi se non ci sono i risultati le crisi sono inevitabili. Crisi irreversibili.
I nostri nostalgici comunisti si sono illusi che i crolli dei sistemi dei paesi dell’Est non li
avrebbero riguardati. Si sbagliavano di grosso: il loro dire è ridotto a pura testimonianza di quanto
era bello il tempo del PCI. C’ è anche “ciarpame” come Marco Rizzo  che getta anatemi
ideologici verso Enrico Berlinguer. Ciarpame ed omuncoli. Poi c’e’ la crisi del riformismo come
c’e’ la crisi del sindacato con le sue logiche di rappresentanza ed azione sindacale. Un sindacato che
non solo vive di ricordi ma sta in piedi grazie al passato. Oltre il 60 % degli iscritti CGIL sono
pensionati. E concretamente poco incide sulle scelte di politiche economiche. Ammesso che
ci siano delle scelte governative sulle politiche industriali ed economiche. Mi sa ( soprattutto
negli ultimi due anni ) che venga lasciato tutto al caso e facendo finta di lavorare per risolvere i
problemi. Assecondando ed un p’o mentendo su ciò che non si fa. Per questo la crisi di rappresentanza
produce una crisi democratica. Non a caso sono nell’Est europeo fantasiose teorie politiche
che tendono a sminuire la democrazia come forma di governo. In questo nulla di nuovo,
dimostrando che la seconda guerra mondiale non è bastata. Sciovinismo, razzismo culturale
sociale e religioso che nega i diritti delle minoranza delle donne e delle fasce sociali basse. L’
elezione di Trump ed i suoi non chiari rapporti con la Russia hanno fatto emergere i flussi di
finanziamenti e di relativi appoggi politici alle forze nazionali sovraniste.
L’Europa centrale in quel progetto di libertà di 30 anni fa è sotto assedio. Per ora il sovranismo
non sfonda. Appunto, per ora. In crisi il binomio tra sviluppo economico e sviluppo della
democrazia. Sviluppo economico basato sul meccanismo quantitativo e dei soli consumi. Una sorta di
totale imponenza della politica e dei politici. Il caso Italia è emblematico. La loro incapacità è
manifesta e palese. Concretizzata da un generale abbassamento dei livelli culturali e di sapere.
Per molti di loro (ad esempio) la geografia ed il suo relativo studio sono una perdita di tempo.
Orbene, dovrebbero essere loro preposti alla soluzione dei problemi. I non risultati sono sotto
gli occhi di tutti. Ma  c’è dell’ altro. Visto che vogliono essere rivotati fanno solo propaganda
raccontando e raccontandosi una realtà totalmente inventata. L’ epocale problema della
emigrazione ne è un tragico esempio. Tante parole, pochissimi fatti e tanta polemica.
Personalmente continuo nell’essere pessimista. E mi sembra che anche l’ autore lo sia. Appelli
alla ragione di illuministica memoria e atti morali sono riconducibili ad un bene comune.
Strada in salita. Ma non possiamo fare come gli struzzi che mettono la testa in un buco per
non vedere la realtà. Rischieremmo di essere travolti da questa voluta ignoranza, sapendo che la
consapevolezza è (anche) figlia della libertà. Libertà di dire ciò che vogliamo dire e libertà di
essere quello che vogliamo essere.

 

Patrizio Tosetto

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