Fuori controllo

PAROLE ROSSE di Roberto Placido

Quando succedono fatti che attirano la nostra attenzione sono, quasi sempre, episodi che riguardano  altri, successi altrove, che abbiamo letto o  che ci hanno raccontato. Vederlo in diretta, esserne parte è, purtroppo, tutta un’altra cosa. Andiamo con ordine. Mercoledì sera  10 dicembre, organizzo una pizza con gli amici del cuore, Enrico e Salvatore ai quali si aggiunge un comune amico, Maurizio. Lo siamo dai tempi della prima superiore.

Andiamo in un una nota pizzeria del “quadrilatero”, in Piazza Emanuele Filiberto. La sera scorre piacevole, la pizza buona, il clima allegro e, come sempre, di presa in giro reciproca. Ci avviamo, per fare quattro passi in Via Garibaldi e prendiamo Via Bellezia. A metà del tragitto, sul lato destro,  camminavamo tranquillamente sullo stretto marciapiede. Enrico e Maurizio sette-otto metri più  avanti, io e Salvatore, più indietro. Io vicino al muro e lui lato strada. Mentre parliamo facciamo una piccola sosta e vedo arrivare,  in diagonale dall’altro marciapiede, un ragazzo di una ventina di anni, fisico atletico, capelli scuri, di origine nordafricana. Si avvicina velocemente, mi sembrava uno che volesse chiedere un’informazione o cambiare marciapiede. Arrivato alle spalle del mio amico, a trenta-quaranta centimetri da me, velocissimo, infila entrambe le mani tra il collo ed il giubbotto, che indossava il mio amico. Un attimo, riesco solo a lanciare un urlo verso di lui, mentre vedo Salvatore  che, sentendo le mani sul collo, si gira per guardare e capire. Intanto si era già girato e velocissimo scappava, con la catenina d’oro. Ricordo e regalo della fidanzata prima che si sposassero. Gli altri due amici non hanno fatto in tempo a capire nulla finche non gliel’ho detto.

Salvatore va verso l’incrocio, dove era scappato il ladro, ma oramai, di lui, non c’era traccia. Lui avvilito ed un po’ scosso, gli  altri due  altrettanto, increduli. Io frustrato ed incazzato, arrabbiato non rende l’idea dello stato  d’animo. Per non essere riuscito, eravamo rilassati, tranquilli, a reagire all’aggressione. Sono cresciuto in “Barriera” e di carattere e per idee e opinioni, sono per la pace ma non sono pacifista e non porgo l’altra guancia. Mi ha impressionato lo sguardo, me lo sono trovato a poco  più di un palmo dai miei occhi. É stato un attimo, ma l’ho incrociato. Cattivo, violento, determinato. Ha tentato, senza esserne  certo, che ci fosse la collana. Con giubbotto chiuso, maglione e camicia, non si vedeva nulla. Una serata allegra tra amici finita, non tragicamente, male. In questi giorni ho ripensato a quanto successo. Mi ha colpito, la sfrontatezza, la prepotenza, il senso di impunità, di chi assale quattro adulti alle 21.30 di sera, in pieno centro, contando  sulla sorpresa  e sulla velocità.  Ho ripensato, oltre a quello che si sente e  si legge sui giornali, a cosa mi aveva raccontato una mia amica qualche giorno prima. Mentre  camminava in Via Garibaldi, ha assistito ad una scena da film. Un ragazzo, nordafricano, esce fulmineo da una gioielleria, quasi la travolge. Un attimo dopo esce, di corsa, una commessa che scivola e cade sulle pietre bagnate dalla pioggia . Poi un’altra commessa ed un cliente. Del ladruncolo nemmeno l’ombra. L’immagine che viene fuori e si percepisce  é di una  città allo sbando e di una  situazione fuori controllo. Le statistiche non bastano e non sono vere, il mio amico non ha denunciato, come molti altri, il furto. Certo, la responsabilità  della sicurezza e dell’ordine pubblico, é del governo nazionale, che oltre alla becera propaganda non fa nulla,  realmente,  per contrastare la violenza e i reati nelle grandi città.  Non vedo una reazione adeguata dell’amministrazione comunale,  del Sindaco in primis. Non cito nemmeno la Polizia Locale, oramai sono una cosa indicibile. Leggo, qualche giorno fa, di assessori comunali che decantano e magnificano, il turismo e le iniziative in città. Certo ci sono, ma nella situazione attuale é come volere  fermare una valanga con le mani nude. Mi ha portato alla mente l’affermazione, era il 2011 e c’era una situazione economica e sociale decisamente migliore di quella dei nostri giorni, di Silvio Berlusconi: “ non c’é nessuna crisi, i ristoranti sono tutti pieni” Noi, la sinistra, lo inondammo, giustamente, con una valanga di critiche. Ora con una  situazione drammaticamente peggiore, con una città in netto declino, oramai da venti anni, con un problema di sicurezza diffusa sempre  più difficile, affermare: aumentano i turisti e le manifestazioni, non so come definirle. La sinistra ha urgentemente bisogno di rivedere convinzioni ed idee e rendersi conto della realtà. Abbiamo lasciato, sbagliando nettamente, il tema della sicurezza alla destra, che, tra l’altro, non risolve il problema. Prima ce ne rendiamo conto e meglio é. Bisogna avere il coraggio di superare tabù e vecchi luoghi comuni. Faccio un esempio dei tempi passati, durante gli anni del terrorismo, si affrontò il problema anche sotto l’aspetto legislativo. Si fecero dei provvedimenti, alcuni dei quali sono in vigore ancora oggi, che limitavano sia le  libertà individuali che collettive. Fu un sacrificio difficile, pesante, che però contribuì a sconfiggere il fenomeno. A quelle scelte partecipó, con convinzione e determinazione, in difesa della democrazia, il Partito Comunista Italiano, che era il secondo partito del paese dopo la Democrazia Cristiana, ma il primo,  ed il più importante, della sinistra. Sul tema della sicurezza, che mette in discussione la tranquillità ed il vivere di strati   sempre maggiori delle nostre città c’è bisogno di coraggio e fermezza,  ma in giro vedo solo dei “ don Abbondio”.

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