Addio a Goffredo Fofi, il colto illiberale

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
Goffredo Fofi è stato l’esatto opposto della mia idea di uomo o donna di cultura. Quasi tutto ciò che ha prodotto va contro il mio modo di pensare. Gli sono grato per aver rivalutato Mario Soldati regista, ma lo ha fatto tardivamente. La mia gratitudine finisce qui, al massimo si allarga al fatto di  aver fatto conoscere in Italia il romanzetto più sconcio che  erotico “Emanuelle“ che contribuì a liberare il sesso dal perbenismo e consentì a noi giovani di liberarci della  nostra pruderie  adolescenziale.  E’ anche l’unico merito che riconosco al ‘68 che consenti’ una vita sessuale non inibita dai formalismi tornati con il politicamente corretto di questi anni. Ma la pubblicazione del libro Fofi la volle soprattutto  per finanziare la sua battaglia politica di estrema sinistra. Ha collaborato con tutti quelli che io non apprezzo: Danilo Dolci, Pier Giorgio Bellocchio, Lucio Lombardo Radice ecc. : tutto il comunistume possibile. Ha sostenuto nell’ esordio Baricco e Saviano, per non parlare di “Torino Ombre rosse” e “Quaderni piacentini”, la quintessenza della contestazione  sfociata nel 67 – 68.  Un  suo libro sull’immigrazione a Torino era così fazioso che l’Einaudi non lo pubblicò forse per non dispiacere alla Fiat. Ha incredibilmente rivalutato Totò ed è un altro dei suoi pochissimi meriti. Non ha mai avuto un seggio in Parlamento come tanti suoi colleghi, ma certamente è appartenuto al culturame engagé che tanto male ha arrecato alla cultura e alla scuola italiana. Fondò anche la rivista “Gli asini”, pur essendo un uomo colto. Appartenne a quella cultura illiberale che fece indignare Pannunzio. Su Wikipedia sta scritto che nel 1972 collaborò con Gaetano Salvemini morto nel 1957. E’ a gente come Fofi che va attribuita la crisi dei valori veri in nome di un’ideologia falsa, smentita in modo vistoso dalla storia.
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1 Comment

  1. Caro prof. Quaglieni,, ho letto i tuoi commenti odierni, soprattutto ho apprezzato i tuoi ricordi adolescenziali. Difficile dimenticare i maestri ed i professori che hanno lasciato tracce profonde nella nostra vita. Io non avrei fatto l’insegnante se non avessi avuto un Maestro straordinario in quinta elementare (oltretutto reduce da un lager nazista). Al tempo della Guerra dei Sei Giorni sono sempre rimasto dalla parte di Israele, soprattutto oggi, quando rigurgiti di antisemitismo di destra e ancor più di sinistra si saldano con fremiti propal di gente che ignora la Storia (come dimenticare il Gran Mufti e la sua alleanza con Hitler?) e non si rende conto che Israele sta facendo (come ben ha detto il leader tedesco) “il lavoro sporco” anche per l’Europa? Che Hamas deve essere distrutta? Che inginocchiarsi all’Islam radicale non salverà l’Europa dalla sottomissione? Quanto alla lapide di Matteotti, non provo stupore: idioti senza neppure un’ideologia, un pensiero politico qualsiasi, sono pronti a danneggiare o distruggere ogni targa che ricordi un personaggio degno di rispetto. Tu hai ricordato la targa di Soldati, io ho visto in piazza Adriano la targa di Ada Croce, posta proprio dal Pannunzio, frantumata. La nostra città è un tripudio, poi, di scritte deliranti ovunque, durature perché il Comune non le cancella e non persegue i responsabili (Askatasuna docer). Abbiamo bisogno di esempi positivi, forse dalle “urne dei forti”, come scriveva Foscolo, per non abbatterci ulteriormente. Ad maiora!

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