Marini e la “tenda” di Bettini

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Ma ve lo immaginate un Franco Marini, per citare l’ultimo grande leader nazionale del popolarismo
di ispirazione cristiana, che discute se costruire – o meno – una “tenda” centrista, moderata e
cattolica all’ombra del partito “principe” per rafforzare ed irrobustire un progetto di centro
sinistra? Fuor di metafora, ma sino ad un certo punto, stiamo parlando dell’ennesimo
‘suggerimento’ dell’infaticabile Goffredo Bettini, fine analista ed autorevole dirigente politico del
comunismo italiano – o post o ex comunista che sia poco cambia – sulla necessità di valorizzare,
tenendo comunque a bada, anche la componente cattolico democratica o popolare all’interno
della coalizione di sinistra e progressista saldamente gestita e guidata dalle tre sinistre italiane.
Quella radical/massimalista di Elly Schlein, quella populista e demagogica dei 5 stelle di Conte e
quella estremista ed ideologica del trio Fratoianni/Bonelli/Salis. Il tutto coordinato dalla macchina
politica ed organizzativa della Cgil di Landini, oggi un po’ fiaccata ma non affatto in crisi. Perchè il
nodo politico di fondo, alla fine, è sempre lo stesso. E cioè, come garantire una dignitosa
presenza – cioè, per i non addetti ai lavori, una manciata di seggi parlamentari – a tutti i satelliti
che ruotano attorno alla stella polare. Satelliti che vedono in prima linea, appunto, anche quei
cattolici popolari e democratici che, del tutto legittimamente, continuano ad individuare
nell’attuale coalizione di sinistra e progressista l’unico possibile spazio politico nella vita pubblica
italiana. Ed ecco la proposta apparentemente innovativa e persino suggestiva ma che, purtroppo,
si ripete da ormai svariati decenni. Perchè un tempo, più seriamente e più coraggiosamente –
parliamo degli anni ‘70 ed ‘80 – veniva semplicemente definita come la presenza “dei cattolici
eletti come indipendenti di sinistra nelle liste del Pci”. Oggi, poeticamente, potrebbe essere
chiamata “una tenda“ per ospitare chi non si riconosce direttamente nel progetto delle tre sinistre
ma che, comunque sia, è pur sempre indispensabile per confermare la natura plurale di quel
contenitore politico e programmatico che va sotto il nome di “campo largo”.
Ed è proprio qui che torno e ripropongo la riflessione iniziale. E cioè, ma ve lo immaginare un
Franco Marini – ma potrei citarne molti altri come, ad esempio, anche un Mino Martinazzoli – che
si accontentano di giocare un ruolo gregario, politicamente irrilevante, culturalmente sterile ed
anche organizzativamente insignificante all’interno della coalizione di cui dovrebbero far parte?
Senza alcuna presunzione di intestarsi alcuna eredità o di farsi carico di interpretazione postume,
francamente non ce li immaginiamo. E questo perchè è appena sufficiente scorrere la loro
biografia politica, culturale e sociale per rendersene conto. Parlo, come ovvio e persin scontato,
della loro concreta esperienza politica dal 1994 in poi.
Ecco perchè, quando parliamo, e giustamente, del futuro dell’esperienza del popolarismo di
ispirazione o del pensiero o della tradizione del cattolicesimo popolare e sociale, occorre essere
seri e avere un minimo di considerazione di quella storica cultura politica. Non riduciamola, per
rispetto dei leader del passato innanzitutto, ad una “tenda” da costruire al più presto o a
“comitati” estemporanei promossi da “federatori” in cerca d’autore e, soprattutto, di seggi messi
gentilmente a disposizione dall’azionista di maggioranza di turno. Il futuro e la prospettiva di
quella tradizione dipendono principalmente, se non quasi esclusivamente, da chi continua a
riconoscersi in quel filone di pensiero. Ma, per cortesia, smettiamola di chiedere consigli e
“suggerimenti” a chi, del tutto legittimamente, appartiene a tutt’altra storia. Facciamolo anche e
soprattutto per rispetto dei nostri storici ed indimenticabili punti di riferimento che hanno saputo,
con la loro azione, il loro coraggio e la loro coerenza incarnare in un determinato periodo storico
la miglior tradizione popolare e cattolico sociale nel nostro paese.

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