RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Fatma Aydemir “Tutti i nostri segreti” -Fazi Editori- euro 18,50
Nata nel 1986, nell’ex Germania Ovest, in una famiglia di origine turco-curda, Fatma Aydemir, è oggi una delle voci più interessanti della letteratura tedesca contemporanea. Giornalista e scrittrice, con questo secondo romanzo ha scalato velocemente le classifiche, riscuotendo un successo ampiamente meritato.
Il libro inizia con una morte che non è solo fisica. Implica anche quella di un sogno e mette a nudo ferite, incomprensioni, segreti e non detti, annidatisi a lungo all’interno della famiglia Ylmaz. Formata dai genitori curdi, Emine e Hüsey, emigrati in Germania alla ricerca di vita migliore, e i loro 4 figli.
Con una magnifica scrittura limpida, l’autrice affronta più temi, miscelandoli sapientemente nelle pieghe delle vite e dei rapporti dei membri della famiglia turco-curda.
Non è un romanzo autobiografico, ma Aydemir l’ha concepito pensando alla generazione dei suoi nonni; anche loro, dopo la Seconda Guerra Mondiale, lasciarono il paese di origine e andarono altrove, desiderando un futuro migliore.
A 59 anni, dopo una vita di duro lavoro e sacrifici in una fonderia tedesca, finalmente, Hüseyn, è riuscito a coronare il sogno di tornare in patria e comprare una casa a Istanbul, dove iniziare un nuovo meritato capitolo della sua esistenza. Ma proprio quando ha finito di arredare il nuovo nido e la famiglia sta per raggiungerlo, viene stroncato da un malore.
E’ lo strepitoso inizio di poco più di 300 pagine che non vorremmo finissero. Scandito in 6 capitoli, ognuno svela uno degli Ylmaz; penetra a fondo nella sua storia e nella sua anima, mettendo a nudo ferite e traumi.
I due figli maggiori, Sevda e Hakan, non riescono ad arrivare in tempo al funerale… per loro sarà un rimorso in più.
Sevda è quella che ha raggiunto i genitori in Germania più tardi, a 12 anni, la ribelle che ha sempre cercato di sottrarsi alle leggi del patriarcato. Sposata con un fannullone, poi si è resa indipendente, imprenditrice affermata, ma in rotta di collisione con i genitori.
Su Hakan, il primo figlio maschio, si sono concentrate le grandi aspettative del padre e si è riversata l’indulgenza materna.
Perihan e Ümit, a loro volta, sono portatori di ulteriori dinamiche. Fino al capitolo finale in cui scoprirete il segreto che ha segnato soprattutto il legame dei genitori.
Uno spettacolare affresco che racconta più generazioni a cavallo tra due mondi e due culture, con al centro il tema complesso e portante della famiglia e del veleno che può scorrere nelle sue vene. Ci sono poi i nodi duri del patriarcato, spesso favorito supinamente dalle donne che ne perpetuano l’azione sulle figlie.
E ancora: levate di scudi del femminismo e dell’emancipazione, crisi di identità -anche di genere- e sullo sfondo razzismo e difficoltà nell’accettare il diverso da noi.
Un meraviglioso romanzo, in cui una scrittura di altissimo livello ci conduce con sensibilità e intelligenza nel microcosmo di un nucleo familiare, nei pensieri e nel sentire di personaggi indimenticabili.
Phyllis Rose “Vite parallele” -UTET- euro 24,00
L’autrice di questo saggio è un’autorevole critica letteraria americana e autrice di approfondite biografie. Qui ricostruisce e analizza le vite coniugali di 5 famose coppie di intellettuali e scrittori, vissute in epoca vittoriana. Quando si mescolavano la censura della sessualità ma si invitava anche a procreare; la donna era fattrice e angelo del focolare. Mentre per i mariti spesso il sesso era quello praticato con le prostitute.
Il volume mette in luce quanto legò alle loro metà, Carlyle, Dickens, Eliot, Stuart Mill e Ruskin; fu pubblicato negli Stati Uniti nel 1983 ed è tutt’oggi un’indiscussa pietra miliare per studiosi e appassionati di letteratura.
Apre e chiude la carrellata l’unione tra lo storico Thomas Carlyle e la moglie Jane Welsh. Dal primo capitolo sul loro fidanzamento, a quello finale sugli ultimi anni del matrimonio. Unione altamente imperfetta, forse neanche mai consumata per limiti di lui che, comunque, ebbe una relazione “innocente” con Lady Harriet Montague, fonte di enorme sofferenza per Jane.
Da questo dolore nacque però una scrittrice “postuma”, poiché Jane affidò la sua infelicità alle pagine del diario che il marito fece pubblicare dopo la sua morte; in parte per denunciare la propria scorrettezza, e in parte per stemperare il senso di colpa verso colei che l’aveva sempre accudito amorevolmente.
Charles Dickens, nel 1836 sposò la figlia del suo editore, Catherine Hogarth.
Ma 20 anni dopo s’innamorò dell’attrice 18enne Ellen Ternan. All’epoca lui aveva 45 anni e il divorzio era possibile, ma altamente sconsigliato per la sua immagine pubblica.
Ed è così che uno scrittore immenso scivolò, invece, tanto in basso da accusare ingiustamente la moglie di malattia mentale, nel tentativo di togliersela di torno e spedirla in manicomio.
Il misfatto non gli riuscì, ma la vicenda lo sminuisce sul versante etico e affettivo e induce a meditare…
Però state tranquilli perché ci furono anche unioni felici. Ma non erano quelle suggellate da vincoli legali o religiosi. La scrittrice George Eliot e il critico Henry Lewis i rapporti li ebbero eccome, si amarono alla follia per 25 lunghi felici anni.
Come felice fu l’unione della nobildonna Effie Gray; ma non quando era sposata con John Ruskin. Anzi, quella fu davvero un’unione male assortita fin dall’inizio: lui dedito agli studi e orripilato dalla sessualità femminile. Lei ambiva attenzione e figli, mentre lui non ne voleva sapere. Altro matrimonio mai consumato, pericolante per continue distanze e incomunicabilità.
Le cose svoltarono decisamente in meglio quando Effie ottenne la nullità del matrimonio e si unì al pittore John Everett Millais; 2 mesi dopo le nozze era incinta e dall’unione nacquero ben 8 rampolli.
Benedetta Centovalli “Nella stanza di Emily” -La Tartaruga- euro 17,00
La vita di Benedetta Centovalli è dedicata ai libri e all’editoria da oltre un trentennio, questo fa di lei una delle massime esperte di letteratura; dotata di una sensibilità acuta che descrive come quasi totalizzante: «… e vestita di libri, in modo ossessivo e principesco, in una maniera assoluta e monacale».
La passione di Benedetta Centovalli per Emily Dickinson l’ha condotta laddove la poetessa ha trascorso la sua vita, immersa nel piccolo-immenso mondo che ha saputo trasformare in arte poetica, diventata poi immortale.
Da New York ha raggiunto in autobus Amherst, nel New England, immergendosi in un viaggio emotivamente coinvolgente. Prima a Homestead, dove la Dickinson nacque e visse dal 1855 fino al suo ultimo respiro; poi a Evergreens, a visitare la dimora del fratello Austin e della moglie Susan.
Emily Dickinson nasce il 10 dicembre 1830 ad Amherst, nel Massachussetts, dove vive fino alla morte, causata da una nefrite, il 15 maggio 1886, a soli 56 anni. E’ dopo la sua scomparsa che la sorella Lavinia decide di dare alle stampe i suoi scritti, svelando così al mondo intero l’immensità della Dickinson.
Curioso che una delle più grandi poetesse dell’Ottocento sia chiamata “la matta della soffitta”, perché, ancora giovanissima decide di chiudersi nella sua stanza, dalla quale esce solo di notte. Di lì in poi, il suo tempo e le sue energie sono tutte volte a dare voce al suo universo interiore.
Uno dei grandi pregi di questo libriccino è l’intensità con cui l’autrice ci guida dentro il mondo della poetessa, l’emozione che prova e ci trasmette quando si trova al cospetto dei vari angoli che sono stati testimoni della sua presenza e del suo passaggio.
Stanze che conservano un’anima, ci raccontano il suo sguardo oltre le finestre rivolte a ovest ed est, la sua cura e la profonda conoscenza delle piante raccolta nel famoso e delicato erbario, l’amore per gli animali, domestici ed esotici.
E ci sembra quasi di esseri lì e poter toccare noi stessi il suo scrittoio….perché la passione di Centovalli e la sua bravura nel trasmetterla compiono anche questa meravigliosa magia.
Francesca Fagnani “Mala. Roma Criminale” -Sem- euro 18,00
Francesca Fagnani, prima ancora che padrona di casa della trasmissione di successo “Belve”, è giornalista d’inchiesta, e in questo libro ha ricostruito la geografia criminale della Capitale.
Lo spunto da cui parte il racconto -documentatissimo e basato su uno studio approfondito e minuzioso delle fonti giudiziarie- è l’assassinio a sangue freddo di Fabrizio Piscitelli; detto “Diabolik”, capo degli ultras “Irriducibili” della Lazio e ai vertici della cosiddetta “Batteria di Ponte Milvio”.
Da quella morte Fagnani traccia le fila delle alleanze suggellate da tempo e delle nuove rivalità e tensioni che serpeggiano più recentemente nel sottobosco del malaffare più losco.
Il Parco degli Acquedotti a Roma è teatro della morte di Piscitelli, il 7 agosto 2019, quando viene brutalmente freddato da un colpo di pistola alla nuca. A sparargli -mentre è tranquillamente seduto su una panchina- è un sicario travestito da runner che punta l’arma da distanza ravvicinata.
La pace che vigeva tra gang si spezza, mentre la miccia appena innescata dà il via a un susseguirsi di esplosioni di: violenza, sequestri, pestaggi, omicidi e torture.
Fagnani studia meticolosamente le carte degli atti giudiziari, collega i fatti e traccia le linee di un mondo di malaffare dove scorrono fiumi di droga, soldi sporchi e ogni azione criminale che ne deriva.
La giornalista romana da tempo segue i meandri e le dinamiche della malavita, in particolare il narcotraffico, risalendo al vertice e ai vice di maggior spicco per arrivare allo spaccio.
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