Amici di Lazzaro: no al codice ATECO per “servizi sessuali a pagamento”

Caro direttore,

come associazione Amici di Lazzaro di Torino, che da 25 anni lotta contro la tratta di esseri umani e la liberazione di centinaia di donne vittime della prostituzione per sfruttamento ma anche per fragilità e disperazione riteniamo che l‘introduzione di un codice ATECO per i presunti “servizi sessuali a pagamento”, anche se formalmente motivata dall’esigenza di allinearsi ai codici europei, rappresenti un segnale culturale profondamente sbagliato e inaccettabile.

Tale codice non è applicabile in Italia, poiché il favoreggiamento della prostituzione continua a essere un reato. Tuttavia, il solo fatto che la prostituzione venga classificata come attività economica legittima all’interno di un sistema di codici ufficiali costituisce già di per sé una forma di normalizzazione di uno sfruttamento inaccettabile. La prostituzione non è un lavoro e non può essere equiparata ad esso.

Trasformarla in un’attività “registrabile” equivale a riconoscerla come lavoro, ignorandone le radici di disuguaglianza, violenza e marginalizzazione. Le persone che si prostituiscono – nella stragrande maggioranza dei casi donne – sono spesso vittime di fragilità economiche, sociali o personali. Definire questa realtà come un “servizio” è offensivo e pericoloso.

Il riconoscimento fiscale attraverso un codice ATECO:

  • contraddice i valori costituzionali e i principi di tutela della dignità umana;
  • legittima un immaginario che banalizza la compravendita del sesso, incentivando la domanda da parte dei clienti (quasi esclusivamente uomini);
  • ostacola la lotta alla tratta, offrendo una parvenza di legalità allo sfruttamento;
  • compromette il ruolo dello Stato come garante della giustizia e dei diritti, in particolare quelli delle donne.

Chiediamo al Governo di intervenire con chiarezza e responsabilità, revocando o ridefinendo questo codice, dissociandolo esplicitamente da qualsiasi forma di riconoscimento o accettazione della prostituzione come attività lavorativa.

L’unico intervento normativo sensato è quello che:

  • riduce la domanda, punendo i clienti;
  • persegue chi sfrutta o favorisce la prostituzione;
  • offre alternative concrete a chi ne è coinvolto.

La prostituzione non è un lavoro: è una ferita sociale. Legalizzarla o normalizzarla rappresenta una resa culturale, giuridica e politica.

Paolo Botti
presidente Ass. Amici di Lazzaro Odv
www.amicidilazzaro.it

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