Confidi, stock di garanzie per 7,7 miliardi di euro

Nella sede di Unioncamere il Comitato Torino Finanza ha presentato il Rapporto 2025. Emerge la solidità patrimoniale di questi enti, che consentirebbe loro di raddoppiare le garanzie emesse. Intanto si attende la riforma prevista dal DDL PMI approvato dal governo.

 I Confidi, i consorzi che agevolano l’accesso al credito alle PMI attraverso il rilascio di garanzie a favore delle banche, si confrontano con le sfide della sostenibilità e dell’intelligenza artificiale per continuare a svolgere il ruolo indispensabile a sostegno di un settore che è la spina dorsale dell’economia italiana. Lo stato di salute di questi enti viene valutato nel Rapporto 2025 sui “Confidi in Italia”, che il Comitato Torino Finanza presso la Camera di commercio di Torino ha presentato oggi nella sede di Unioncamere a Roma. I lavori sono stati aperti da Giuseppe Tripoli, Segretario Generale Unioncamere, Guido Bolatto, Segretario Generale Camera di commercio di Torino, Mario Cavarero, Vicepresidente Comitato Torino Finanza.

E’ dal 2005 che il Comitato Torino Finanza realizza questa ricerca con cui analizza il mercato italiano delle garanzie fidi, seguendone l’andamento anche alla luce dell’evoluzione normativa e proponendo alcuni spunti di discussione sulle politiche pubbliche di cui questi enti intermediari sono destinatari e attuatori. “Dal Rapporto 2025 – afferma Mario Cavavero – emergono due aspetti: la solidità patrimoniale dei Confidi italiani, grandi e piccoli, e quindi una raggiunta maturità dopo che in passato c’erano stati casi critici; il trend in calo ormai da qualche anno degli stock di garanzie detenute. E’ dunque auspicabile, vista la buona salute di cui gode questo “pianeta”, che si inverta la tendenza del core business. Questo perché i Confidi continuano a svolgere un ruolo essenziale: quello di garantire l’accesso al credito da parte delle piccole e piccolissime imprese, proprio in un momento in cui il loro rapporto con le banche non è facile. D’altro canto quello dei Confidi è un sistema in evoluzione, che ha fatto un importante sforzo di aggiornamento, come nel campo del rispetto dei principi ESG. Gran parte degli imprenditori che rientrano nel target dei Confidi non ha ancora ben chiaro che la sostenibilità andrà a incidere in maniera significativa non solo sui rapporti commerciali, ma anche e forse ancor più sull’accesso al credito e alla finanza. I Confidi possono giocare ancora una volta una partita importante nell’affiancamento e nell’accompagnamento di queste aziende, per evitare che siano colte impreparate”.

179 Confidi con stock di garanzie per 7,7 miliardi di euro

Alla fine del 2024 i confidi in Italia erano 179, di cui 32 Confidi maggiori (soggetti alla vigilanza della Banca d’Italia, possono erogare anche credito diretto e svolgere una serie di attività complementari a supporto delle aziende associate) e 147 Confidi minori. (iscritti all’elenco OCM, soggetti alla vigilanza dell’organismo Confidi Minori, detengono attività finanziarie inferiori a 150 milioni di euro). Il numero di questi ultimi è in diminuzione di 13 unità rispetto al 31 dicembre 2023. Il numero dei Confidi maggiori è invece rimasto stabile. I Confidi maggiori sono concentrati soprattutto al Nord (63% del totale), la maggior parte dei confidi minori è invece localizzata nelle regioni del Mezzogiorno (57%). Al 31/12/2023 i Confidi italiani detenevano complessivamente 7,7 miliardi di euro di stock di garanzie, in calo dell’8% rispetto al 2022. Più dei tre quarti dello stock di garanzie cumulato è detenuto dai confidi maggiori (6 miliardi, 78%). Nel corso del 2023 le garanzie emesse sono state pari circa 2,7 miliardi. L’84% del flusso è generato dall’operatività dei Confidi maggiori, che nel 2023 hanno visto una flessione dell’ammontare dei flussi di garanzie emesse (-2,7%). I confidi minori hanno mantenuto invece sostanzialmente stabili le erogazioni (-0,1% rispetto al 2022) pur essendo diminuiti in numero. La tenuta dei flussi dei confidi minori è determinata soprattutto dal consistente aumento fatto registrare da un ristretto numero di confidi minori di grandi dimensioni.

La solidità patrimoniale consentirebbe di raddoppiare lo stock di garanzie emesse

La solidità patrimoniale dei confidi sia maggiori che minori è adeguata in relazione ai rischi assunti. Tutti i 32 Confidi maggiori presentano una dotazione patrimoniale superiore (o molto superiore) al 10% dei rischi assunti e detengono quindi un surplus di dotazione patrimoniale. A livello di sistema tale surplus potrebbe permettere l’emissione di poco meno di 9 miliardi di euro di nuove garanzie (andando a raddoppiare le dimensioni attuali del mercato) o – in alternativa – quasi un miliardo di credito diretto alle PMI.

La sola erogazione di garanzie insufficiente a coprire i costi di gestione

Se il patrimonio è solido, la quasi totalità dei confidi fa registrare un rapporto fra costi e ricavi operativi della gestione caratteristica (cioè l’erogazione delle garanzie) non sufficiente (97% dei confidi maggiori e l’84% del campione dei confidi minori). Negli ultimi 4 esercizi (2020-2023) i confidi maggiori e i confidi minori del campione esaminato dalla ricerca hanno cumulato un margine operativo negativo (-129 milioni i confidi maggiori, -43 milioni i confidi minori). Tale situazione per i confidi maggiori è compensata dagli aspetti “non core” della gestione. La situazione è invece più delicata per i confidi minori per i quali sono vietate le attività diverse dall’emissione di garanzie sul credito.

Il Ddl PMI: una svolta significativa

L’art. 5 del “DDL PMI”, approvato dal governo nel gennaio scorso, segna una svolta significativa dei Confidi, proponendo un nuovo assetto regolamentare che punta a risolvere le criticità del passato e a favorire una maggiore competitività delle imprese italiane. L’obiettivo è semplificare e riorganizzare le regole che disciplinano questi enti attraverso la revisione dei requisiti di iscrizione all’albo, l’ampliamento delle attività consentite, la promozione di processi di aggregazione tramite agevolazioni normative e l’estensione delle possibilità operative per i Confidi iscritti. Sono, inoltre, previste misure per ridurre i costi di istruttoria nella valutazione del merito creditizio delle imprese e interventi volti a favorire l’integrazione tra consorzi, consentendo loro di partecipare ad altri enti senza modificare il proprio oggetto sociale.

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