Caro direttore,
Elly Schlein, come gli altri leaders della opposizione, non ha avuto esitazioni nel ringraziare il governo, la nostra diplomazia e l’intelligence. Una opposizione che voglia essere e apparire credibile non nega gli apprezzamenti nei confronti del governo, della nostra diplomazia e degli apparati di sicurezza se, come in questo caso, si sono mossi in maniera da favorire la liberazione di Cecilia. Le immagini della giornalista che atterra a Ciampino e riabbraccia i genitori e il fidanzato sono state per tutti un momento di gioia. È presto per conoscere i retroscena della vicenda, quali siano stati gli atti e gli accordi che ne hanno reso possibile la scarcerazione e la liberazione. Forse non li conosceremo mai come già altre volte e’ avvenuto, con qualsiasi governo. Mi ricordo le polemiche che investirono il governo Prodi all’indomani della liberazione di Daniele Mastrogiacomo, il giornalista di Repubblica che venne rapito a Kandahar, in Afghanistan, nel 2007 e la replica del governo: ” la priorità era quella di portare a casa Mastrogiacomo”. Molti convengono nel ritenere che una mossa importante sia stata quella di comunicare preventivamente a Trump le ragioni per le quali il nostro Paese non avrebbe concesso l’estradizione del cittadino iraniano perché questo avrebbe compromesso la possibilità di riportare in Italia Cecilia.
Una scelta compiuta per evitare che gli Stati Uniti interpretassero la decisione italiana come ostile. Da quanto abbiamo letto Trump avrebbe risposto di non essere interessato alla sorte del cittadino iraniano e un tale atteggiamento potrebbe aver reso più spedita la trattativa per il suo rilascio condotta dalla nostra diplomazia e dall’intelligence.
Ancora non sappiamo quali sia stata la contropartita e cioè se per l’Iran sia sufficiente che Abedini non sia estradato, oppure, se faccia parte dell’accordo la sua definitiva liberazione. Lo sapremo a breve. Il 15 gennaio si pronuncerà la Corte di Appello di Milano che potrebbe decidere gli arresti domiciliari. In ogni caso il Ministro Nordio con un proprio provvedimento può in ogni momento decidere la sua liberazione. Cosi come non si conoscono tutte le ragioni che sono alla base dell’atteggiamento del neo-Presidente degli Stati Uniti. Alcuni le presentano come una ritorsione nei confronti di Biden per una serie di decisioni prese a pochi giorni dalla fine del suo mandato. Altri sottolineano il ruolo di Musk. Altri ancora richiamano i buoni rapporti tra la nuova Amministrazione e il premier italiano che, insieme ad Orban, viene considerato un interlocutore privilegiato e uno snodo fondamentale per re-impostare i suoi rapporti con l’Europa che saranno segnati da una forte discontinuità perché il Presidente Americano non vuole una Unione Europea forte e unita e, proprio per questo, punta a dividerla. Anche in questo caso il tempo sarà giudice.
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Wilmer Ronzani
già deputato e consigliere regionale
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