SOMMARIO: Le migliori scuole – Figliuolo, un grande cittadino e un grande soldato – Lettere
Le migliori scuole
La Fondazione Agnelli dà la pagella, come ogni anno, agli Istituti superiori torinesi facendone una graduatoria. Che l’emanazione di una famiglia che ha contribuito a mandare a ramengo la Fiat, appare quasi incredibile possa valutare il merito delle scuole che dovrebbero fondarsi in primis sulle qualità dei docenti e dei dirigenti. La scuola inclusiva che promuove tutti e non deve bocciare nessuno sembra essere il modello vincente oggi. Ma i meriti di una scuola sono fondati sulla qualità degli insegnanti e di chi la dirige e non sulle demagogie ricorrenti. Ma spesso non è così perché il bravo docente non è quello che promuove tutti e non è quello che si riduce a fare il burocrate o addirittura il propagandista politico. Che il liceo classico “d’Azeglio” non goda più di buona fama non deve stupire, perché anche in passato il suo presunto primato era di natura politica. Alcuni presidi hanno messo in crisi da tempo quella scuola. Altre scuole giudicate con la lente agnellesca non appaiono valutate con un criterio giusto: il fatto inoltre che gli Istituti di provincia siano migliori non può essere una regola. Può valere per una recente eccellenza come il “Botta” di Ivrea e non per altri. Andare a scuola in un piccolo centro non basta a spiegare nulla. A fare la differenza non è sufficiente la vita di provincia. Il dato più negativo di tante scuole paiono le etichettature politiche che fanno di esse delle enclavi di intolleranza ideologica e di antisemitismo in cui il fanatismo ideologico soffoca la cultura come in certi licei classici. Una valutazione meriterebbero anche i presidi manager. Un tempo presidi come Vigliani, Fornaca, Perelli, Giudice, Taricco, Ramella, erano eccellenze conosciute e stimate. Oggi sono spesso grigi burocrati molto politicizzati. L’ultimo di quei presidi noti e qualificati è Gianni Oliva, scrittore, storico e giornalista. Molti suoi colleghi sono oggi vere nullità. Il fatto di aderire ai parametri stabiliti da casa Agnelli, normalmente, non basta. Un obiettivo spesso trascurato è quello della formazione culturale e civile dei giovani.
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Figliuolo, un grande cittadino e un grande soldato
I grandi soldati si conoscono nei periodi più difficili: soprattutto durante le guerre o nei momenti difficili della storia di un Paese. Il generale Francesco Paolo Figliuolo è uno dei generali più prestigiosi come dimostra la sua sfolgorante carriera, ma è anche e soprattutto un uomo e un cittadino che sa porre se’ stesso al servizio dell’Italia, come ha dimostrato il suo impegno nel combattere la pandemia, che altri voleva affrontare con i banchi a rotelle a scuola. Ed oggi come commissario straordinario per le inondazioni in Emilia Romagna dimostra rara efficienza. Figliuolo è stato nominato recentemente Cavaliere di Gran Croce dal Capo dello Stato. Ma c’è da sperare che il generale Figliuolo venga davvero considerato anche in futuro una grande riserva per la Repubblica al di là delle stellette che porta con onore. In persone come lui potrà sempre fare affidamento un paese la cui classe dirigente è sempre meno affidabile. Lui ha dimostrato e dimostra con i fatti cosa significhi essere un soldato anche in tempo di pace. Domani gli consegnerò il Premio “Pannunzio” 2024 dedicato al settantesimo del ritorno di Trieste all’Italia. Mai un premio “Pannunzio” appare più meritato. Lui andrebbe indicato come modello ed esempio ai giovani d’Italia.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Le celebrazioni di Luigi Einaudi
Esiste un comitato nazionale per le celebrazioni di Luigi Einaudi per i 150 anni dalla nascita. Le scrivo perché lei è un autorevole componente di detto comitato che ha l’Alto Patronato del presidente Mattarella. Come mai la manifestazione del 20 novembre a Torino è stata predominata da alcuni personaggi che non sono neppure degli studiosi di vaglia, con l’evidente intenzione di prendersi l’esclusiva del noto personaggio piemontese? E.V.
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Partecipai ad una riunione costitutiva del comitato einaudiano e poi parlai due volte in Liguria e alla tomba del presidente a Dogliani. Vidi subito che alcuni enti volevano egemonizzare con il loro marchio le iniziative einaudiane ed evitai discussioni. Per la precisione io sono tra i fondatori del Comitato einaudiano per iniziativa di Enrico Morbelli. Ma la voglia di prevalere fa cadere nel ridicolo i signor nessuno che devono attendere i 150 anni di Einaudi perché possano dire quattro parole in una riunione.
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Riconferma all’Egizio
Credo che come tanti sia anche lei stupefatto per la riconferma di 4 anni alla presidenza del museo fino a stupire la stessa presidente, che si aspettava per il bicentenario del museo una proroga di un anno. Anche Emanuele Filiberto ha voluto essere al museo. Cosa ne pensa? C.R.
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Non c’è dire. Manca solo la rappresentazione dell’Aida con la sua marcia trionfale. È stato un successone innanzi tutto per la presidente. Il fondatore del Museo, Drovetti, è stato rinchiuso in un sarcofago.