UN LETTORE CI SCRIVE
Caro direttore,
che tristezza, la mia Torino ha cambiato volto, i luoghi della mia infanzia con i locali tipici non esistono più. Anche le abitudini sono cambiate. Un tempo una volta alla settimana si andava a porta Palazzo “Porta Pila”, per fare la spesa con prodotti del territorio e regionali. Non è più così: sembra di essere ad Algeri, prodotti e persone sono totalmente cambiati. Non rispondono più alle nostre abitudini e tradizioni. E non sono certo razzista, ho sposato una donna albanese, ma è la constatazione della realtà. Se si compra bisogna stare attenti, sul peso che è spesso più alto di quanto richiesto e non è il vecchio buon peso. Metà dei prodotti sono da buttare via e gli avariati li mettono al fondo della borsa in modo che te ne accorgi solo una volta arrivato a casa. Metodi che nulla hanno che vedere con le nostre tradizioni. Inoltre il pericolo di essere derubati è all’ordine del giorno. Il luogo si presta per i malintenzionati, ora è davvero sconsigliabile frequentarlo. Stesso disagio nel prendere i mezzi pubblici: due volte sono stato derubato nell’autobus e non sono ricco, anzi vivo con la pensione sociale. Moltissimi non non pagano il biglietto e se i controllori lo richiedono rischiano il linciaggio. E pensare che nel resto d’Europa non si sale in un mezzo pubblico se non si è provvisti di biglietto. E tantomeno si saltano i tornelli della metro per non pagare. Non è più consigliabile fare una passeggiata serale dopo cena, le strade non sono sicure e mal frequentate ormai anche nella zona precollinare, in zona Gran Madre, disturbata anche dalla movida, dove spesso si è vittime di atti vandalici dal giovedi alla domenica. Tutte le notti alle 2 e alle 3 per una decina di minuti ove vi sono le piazze dedicate allo spaccio, si sparano potenti fuochi artificiali, usati mi dicono per avvisare la clientela che sono arrivate le dosi da spacciare. Un vero e proprio incubo. Mi pare che non siamo dentro un progetto d’integrazione ma di una convivenza dove noi siamo le vittime. Ci hanno cambiato il modo di vivere e se ci lamentiamo siamo additati come razzisti. E se rimaniamo sconvolti nel vedere le esasperazioni di un gay pride siamo appellati come omofobi. E ci manca poco che ci arrestano se manifestiamo un parere contrario. Questa non è più la mia città! La mia bella Turin, che tristezza.
P. P.
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