Il “Contemporaneo” si confronta, rispettosamente, con i secolari splendori artistici dello storico edificio
Fino all’8 dicembre
In apertura, alla nota di presentazione della mostra, si legge un aforisma di Cesare Pavese, tratto dal suo“Il mestiere di vivere”: “Solo ciò che è trascorso o mutato o scomparso ci rivela il suo volto reale”. Parole che possono aiutarci a capire il “senso” profondo che ha guidato gli ideatori di “Crossing”, la “mostra a quattro” ospitata fino a domenica 8 dicembre, in occasione di “Artissima 2024” e sotto la curatela della storica dell’arte Cristina Beltrami, in ben specifiche location di “Palazzo Madama” a Torino. La rassegna nasce con l’intento di tenere insieme le opere di quattro artisti/e di diversa formazione e provenienza, che hanno accettato di confrontarsi con “il volto reale” (in quanto pavesianamente “trascorso”) della vastissima Collezione della “Casa dei secoli, sintesi di pietra di tutto il passato torinese”, come il torinesissimo Gozzano definiva “Palazzo Madama”.
Ad aprire l’esposizione sono le “Panacée”, le tre “ingannevoli” sculture della francese di Mentone (classe ’67) Frédérique Nalbandian, collocate in cima allo “Scalone Juvarriano”. Tre monumentali figure, antichi reperti in marmo – verrebbe di primo acchito da affermare – che bene stanno lì dove si trovano. E allora vien da chiedersi: che mai ci azzecca il Contemporaneo? Ci azzecca, eccome! Provate infatti ad avvicinarvi. E … l’inghippo si svela! Dove? Nell’impiego inatteso dei materiali. Di “marmo”, come si sarebbe creduto, neppure l’ombra. La versione tripla della mitologica dea (personificazione della “guarigione universale” ottenuta per mezzo delle piante) si scopre aver preso forme dal sapiente utilizzo niente meno che di “stoffa” e “sapone”, quest’ultimo proveniente dal Saponificio “Fer à Cheval” di Marsiglia, fabbrica di antica tradizione con cui l’artista collabora da anni. Ed è allora, in questo ottico “gioco d’illusione”, che l’opera balza d’un colpo nei territori del “Contemporaneo”, “tracciando – è stato scritto – sia un dialogo tra forme che appartengono alla scultura antica sia omaggiando l’eredità dell’‘Arte Povera’ che proprio a Torino ha avuto uno dei suoi luoghi nevralgici”.
La seconda tappa ci porta nella museale “Sala delle ceramiche”. Qui troviamo le opere, 10 vasi di grandi dimensioni, realizzate da RunoB, giovane artista, cinese di nascita (classe ’92) e veneziano d’elezione, che porta a “Palazzo Madama” i suoi vasi realizzati durante la sua recentissima residenza a Nove (Vicenza) e interamente dedicati, in “chiave pop”, alla vastissima collezione ceramica del “Museo”. Visitando la sala, RunoB è stato colpito, infatti, dai motivi decorativi delle ceramiche antiche molto spesso “a tema culinario”. Di qui la decisione di reinterpretare in chiave contemporanea, attraverso incontenibili accensioni cromatiche, il tema del cibo chiamando in causa l’iconografia dei fast-food e della sempre più diffusa abitudine del take-away. Il contrasto tra il soggetto attualissimo e le classiche forme della storica manifattura vicentina rendono l’installazione di questo pittore-ceramista quanto mai attuale e soprattutto “efficace nel rileggere la produzione maiolica da una prospettiva nuova”.
Di preciso e singolare rigore costruttivo è poi il grande “Tondo” di quasi due metri realizzato appositamente per “Crossing” e omaggio al monumentale “Lampadario” del 1928 dei Fratelli Toso, al centro della Sala dedicata ai “Vetri”, dalla milanese (classe ’66), Marta Sforni, da anni impegnata, come suo soggetto per eccellenza, sul “lampadario veneziano”. L’originalissima e personale tecnica racconta questi “giardini pensili” per sottili velature che si concentrano, lambendo a tratti i confini dell’astratto, in particolare sui dettagli – le “bossette”, in termine tecnico, e i “fiori” – di questi sontuosi manufatti antichi.
Quarta e ultima tappa di “Crossing”, la “Veranda Juvarriana” dove troviamo la grande installazione di Giuseppe Lo Cascio, giovane artista palermitano (classe ’97) “particolarmente attento ai temi della memoria”. Le sue installazioni sono veri e propri “schedari monumentali, torri di Babele in metallo e cartoncino o lamine plastiche, che qui ribadiscono la ragione stessa del Museo, inteso come rifugio del sapere”.
Quattro tappe, quattro momenti di “inciampo”, in cui l’osservazione costringe a interrogativi e a salutari momenti di pausa. Per un “Crossing” nuovo e rigenerante. Per occhi e cuore.
Gianni Milani
“Crossing. Attraversare una collezione”
Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it
Fino all’8 dicembre .
Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; mart. chiuso
Nelle foto (Ph. Giorgio Perottino): Frédérique Nalbadian “Panacee”, 2021; RunoB “Un’evoluzione di un delivery rider”, 2024; Marta Sforni “Ritornello”, 2024; Giuseppe Lo Cascio “La Memoria è la cosa migliore che ho”, 2024
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