Viticoltura resiliente. Il progetto per supportare le imprese vitivinicole


Fondazione Agrion coordina il progetto finanziato da Banca d’Alba per dare risposte immediate alla crisi climatica che colpisce i vigneti del territorio

È stato avviato il progetto “Viticoltura Resiliente” finanziato da Banca d’Alba e realizzato e coordinato da Fondazione Agrion. A promuovere e rappresentare maggiormente il progetto, insieme a Banca d’Alba, sono Giacomo Ballari, Presidente di Fondazione Agrion, Luca Luigi Tosa, Sindaco di Santo Stefano Belbo e Vicepresidente dell’Associazione Comuni del Moscato, e Pietro Cirio, Presidente dell’Associazione Comuni del Moscato e Sindaco di Loazzolo.

Il progetto, della durata triennale, nasce con l’obiettivo di trovare soluzioni immediate per fare in modo che i vigneti possano resistere a un clima sempre più impattante con ondate di calore anomalo e lunghi periodi di siccità intervallati da vere e proprie bombe d’acqua.

Il progetto pilota si sviluppa in tre aziende pioniere, ma i risultati saranno utili e significativi per tutto il comparto vitivinicolo piemontese.
Le aziende Tojo vini e Cascina delle Rocche di Moncucco situate a Santo Stefano Belbo e l’azienda vinicola Domanda di Calosso, caratterizzate da vigneti inerpicati sui Sorì, terreni in forte pendenza e con una particolare esposizione al sole, si trovano nelle condizioni di massima pressione per i fattori climatici sopra citati. Individuate con il supporto del Consorzio dei Comuni del Moscato, promotore con Agrion di questa iniziativa, le imprese sono state coinvolte in diverse tesi di valutazione in funzione anche delle criticità che hanno dovuto affrontare in questi ultimi anni.

L’AZIENDA AGRICOLA TOJO VINI

L’azienda vinicola Tojo è una cantina a conduzione familiare, fondata agli inizi del 1900 e situata a Santo Stefano Belbo, territorio collinare parte del patrimonio UNESCO. Impresa ben predisposta alla produzione vinicola e in particolar modo a quella del Moscato bianco, è condotta dai proprietari Francesco e Delia Bocchino.

La Cantina ha deciso di prendere parte al progetto e cominciare una collaborazione con Fondazione Agrion in seguito alle gravi problematiche riscontrate negli ultimi anni, causate dalla siccità e dalle temperature particolarmente elevate, che hanno danneggiato e “scottato” la produzione in vigneto.

La sperimentazione proposta da Agrion, Fondazione per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese, è l’utilizzo del caolino, un’argilla bianca che va a proteggere e limitare gli effetti del sole sulle viti grazie all’elevato potere riflettente. Si procederà all’applicazione del caolino a blocchi randomizzati alla dose scelta a partire dall’invaiatura ogni qual volta si prospettino temperature pari o superiori a 35°C. Il trattamento verrà svolto più volte nel corso della stagione in funzione dell’andamento climatico e pluviometrico. Verrà monitorato lo stato di salute dei grappoli, la cinetica di maturazione e differenze nei principali parametri delle uve alla maturità, con un focus sul quadro acidico e sull’accumulo di molecole aromatiche. Inoltre, verranno eseguite prove di micro vinificazioni per verificare che l’applicazione tardiva di caolino non abbia effetti indesiderati in vinificazione sulle componenti polifenoliche e aromatiche.

L’AZIENDA AGRICOLA DOMANDA

L’azienda vitivinicola a conduzione familiare Domanda è situata a Calosso, in provincia di Asti, tra le Langhe e il Monferrato. Un’impresa che, anch’essa facente parte dei Sorì, ha origine alla fine dell’Ottocento con Massimo Domanda e oggi è condotta dai pronipoti, Maurizio ed Eleonora Domanda.

L’azienda ha deciso di aderire al progetto “Viticoltura Resiliente” per affrontare le sfide sempre più pressanti imposte dal cambiamento climatico, date le gravi difficoltà affrontate negli ultimi anni nella gestione dei vigneti, messi a dura prova da temperature estremamente elevate e siccità persistente.

Per l’azienda Domanda, la proposta sperimentale di Fondazione Agrion è stata l’installazione di reti ombreggianti che hanno effetti sulla maturazione delle uve: queste, infatti, preservano il contenuto di acidità totale, riducono l’accumulo zuccherino, diminuiscono i danni da scottature sui grappoli e aumentano il tenore in clorofilla della chioma, riducendo al contempo lo stress fotochimico che sempre più spesso si verifica nei mesi di luglio e agosto, e infine, in alcuni casi, possono offrire anche protezione da danni da grandine. Verranno applicati due diversi tipi di rete con differente potere ombreggiante a blocchi randomizzati su porzioni di filari lunghe 30 m. Le reti saranno mantenute in posizione dalla completa allegagione fino alla raccolta. Verranno monitorate nel corso della stagione le differenze in termini di stato fitosanitario della chioma e dei grappoli, e le differenze relative alle cinetiche di maturazione e del tenore di clorofilla.

Le reti avranno una tessitura specifica al fine di riflettere al meglio i raggi solari, proteggere i grappoli dalle alte temperature e ridurre così il rischio di danni da scottatura. L’obiettivo è difendere e ottenere un prodotto finale di qualità superiore.

Oltre alle reti ombreggianti, Fondazione Agrion ha previsto l’installazione di sensori all’interno della chioma delle viti per monitorare in tempo reale la temperatura e l’umidità. Saranno proprio i dati registrati da questi sensori, insieme all’analisi delle curve di maturazione, delle molecole aromatiche e del monitoraggio delle malattie fungine, a dimostrare l’efficacia di queste soluzioni innovative.

LA CASCINA DELLE ROCCHE

Cascina delle Rocche di Moncucco è la terza azienda vitivinicola facente parte del progetto “Viticoltura Resiliente”. L’azienda, anch’essa a conduzione familiare, è situata sulla collina di Moncucco a Santo Stefano Belbo, e oggi è condotta da Beppe Scavino insieme ai figli Luca e Laura.

Proprio come per le aziende Tojo Vini e Domanda, anche Cascina delle Rocche ha riscontrato negli ultimi anni le stesse difficoltà nei propri vigneti e, di conseguenza, importanti scottature sui grappoli e siccità.
La soluzione proposta da Fondazione Agrion per questa azienda è invece l’uso di Biochar, un ammendante di origine vegetale da distribuire sul terreno nel periodo autunnale.
L’impiego di Biochar è una pratica agronomica sostenibile che migliora la fertilità chimica, fisica e biologica del terreno con importanti effetti sulla capacità di ritenzione idrica del suolo. Queste caratteristiche derivano dalla sua struttura che si contraddistingue per una superficie interna molto elevata. Questo ammendante verrà impiegato a blocchi randomizzati a una dose di 20 t/ha. Sarà distribuito con uno spandiletame e interrato a una profondità di 20 cm. Verranno svolti rilievi sul suolo durante la stagione per verificare le differenze in termini di contenuto idrico, conducibilità idraulica, densità apparente e resistenza a penetrazione. Il contenuto idrico nel suolo verrà anche monitorato continuamente attraverso l’installazione di sonde lungo il profilo del suolo stesso utilizzando sensori capacitivi posti a diverse profondità. Una stazione agrometeorologica sarà installata nei pressi del vigneto per la misura delle principali variabili meteorologiche (precipitazione, temperatura e umidità dell’aria). Inoltre, per ogni diversa tesi verranno svolti rilievi sulla quantità e qualità della produzione.

Ciò che ci si aspetta, come afferma Simone Bussotti, ricercatore di Fondazione Agrion e Responsabile della sede vitivinicola di Carpeneto, è “una migliore capacità di ritenzione idrica del suolo, un migliore risultato nello scambio cationico e anionico da parte del terreno e, infine, una minore riflettanza attraverso il colore nero dell’ammendante, e, dunque, una riduzione della luce riflessa dal suolo”.

Nel caso dell’azienda Cascina delle Rocche di Moncucco, ad avere un ruolo chiave è inoltre la collaborazione di Fondazione Agrion con il CNR STEMS, Istituto di Scienze e Tecnologie per l’Energia e la Mobilità Sostenibili del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che mira a fornire risposte efficaci alle sfide legate a clima, energia e mobilità. Grazie al suo supporto, si andranno a monitorare il contenuto idrico, la capacità di infiltrazione e la risposta del terreno all’ammendante, con il quale sarà inoltre possibile diminuire la riflettanza sui grappoli attraverso il suo colore nero.

I RISULTATI ATTESI

Giacomo Ballari, Presidente della Fondazione Agrion, afferma che la ricerca svolge oggi un ruolo quanto mai importante nel settore viticolo. La vite si trova ad affrontare stress multipli dovuti a variazioni climatiche totalmente inedite: da diversi anni si alternano eventi di pioggia estrema e lunghi periodi di siccità e temperature elevate per i nostri areali.
Quello che ci si aspetta dal progetto Viticoltura Resiliente è fornire un sostegno concreto alle aziende vitivinicole in difficoltà, messe a dura prova da un clima sempre più ostile. Spesso si parla di spostare i vigneti ad altitudini maggiori o a diverse latitudini: gli effetti sarebbero devastanti, perché si andrebbe a perdere una storia antica, con danni incredibili anche a livello paesaggistico e sociale, oltre che ovviamente per il settore agricolo. L’implementazione di innovazioni in vigneto per fronteggiare i cambiamenti climatici diventa quindi estremamente importante”.

L’obiettivo del progetto è non solo risolvere definitivamente i problemi messi in evidenza dalle aziende, ma anche e soprattutto, come afferma Francesco Bocchino dell’azienda Tojo Vini,“sviluppare strategie per aiutare i vigneti a reagire alle sfide climatiche”.
Entra qui in gioco Fondazione Agrion, che abbraccia il progresso e che, mediante ricerca e innovazione tecnologica, si impegna a implementare sul territorio piemontese nuove strategie, tra cui l’uso di ammendanti come il Biochar, l’impiego di reti ombreggianti e l’utilizzo del caolino per ridurre l’impatto climatico e al contempo garantire un prodotto finale di qualità.

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