Prosegue “Solchi”, la mostra di Federica Galli

Prosegue fino al 15 settembre 2024 la mostra Solchi di Federica Galli,inaugurata lo scorso 20 luglio al Museo Civico della Stampa di Mondovì (CN). La mostra, che ha accompagnato l’estate monregalese con laboratori, workshop e visite di approfondimento, è l’occasione per osservare da vicino l’opera della più importante esponente dell’arte incisoria italiana. Le opere in mostra, che coprono un periodo di oltre 20 anni (dal 1974 al 1997), offrono al pubblico l’opportunità di esplorare i temi principali dell’artista, con un particolare focus sui soggetti piemontesi. Le acqueforti di Federica Galli hanno interpretato con sguardo poetico e rivelatore il paesaggio, aspetto centrale di tutta la sua opera. L’abilità tecnica ha consentito all’artista di rappresentare condizioni ambientali ostiche agli incisori, quali la neve, la nebbia, la notte. Gli elementi che appartengono al mondo naturale, sia esso antropizzato o meno, sono i soggetti che la Galli utilizza per restituire all’osservatore uno sguardo inedito sulla bellezza e sul senso di divino che la permea. Grande assente delle composizioni dell’artista è l’uomo, mai ritratto all’interno del paesaggio; di essi, tuttavia, si avverte una sorta di presenza in absentia. “Solchi”, quindi, sono sia quelli tracciati da Federica Galli per rappresentare il paesaggio, quanto quelli impressi da esso nella sensibilità dall’incisore per giungere all’osservatore finale in maniera chiara e luminosa.

Federica Galli, Ritratto con foglie
courtesy Fondazione Federica Galli

La mostra e gli appuntamenti sono organizzati da Noau | Officina Culturale in collaborazione con la Fondazione Federica Galli di Milano.
In occasione della presentazione inaugurale, Lorenza Salamon – Direttrice Fondazione Federica Galli – ha così introdotto l’opera dell’artista italiana che compete con i grandi della storia di questa arte: “Una delle caratteristiche più peculiari dell’opera di Federica Galli era quella di svolgere il suo lavoro en plein air la si poteva vedere all’aperto, in un prato o sul sentiero di fronte alla veduta, che spesso era stata scelta dopo molti sopralluoghi e scatti fotografici. […] Molte volte i paesaggi che incideva con pazienza sulla lastra erano tra i più noiosi, i più scontati, […] ma è proprio dalla fedele riproduzione di quei paesaggi piatti, minimi, che riusciva a cavare la poesia della dedizione, dove si avverte chiaramente il tempo speso a ricavare il meglio dalle migliaia di segni lasciati sul metallo. Se si osservano attentamente le opere di Federica Galli, si noterà l’incredibile varietà di segni utilizzati per rappresentare il reale, in una quantità e qualità raramente riscontrata.”

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