Il ricordo dell’artista attraverso le parole di Emanuele Farina Sansone
Il ricordo che vorrei trasmettervi non è tanto quello del Tabusso accademico o quello del Tabusso ritratto attraverso le numerose tappe della sua carriera di Maestro, che vanno dalla partecipazione alla Biennale Internazionale di Venezia o ai suoi sodalizi con le più prestigiose Gallerie del Nord Italia, prima tra tutte la Gianferrari di Milano o le torinesi Carlina, la Bussola, Biasutti e Davico; ma è la testimonianza in parte diretta ed in parte tramandatami dai miei genitori: Francesco era di casa e quando non lo era lui fisicamente, lo erano le sue opere ben rappresentate: la ragazza di Camparnaldo, il merlo, Sant’antonio abate, un dipinto dedicato a Georges Latour ed uno a Caravaggio con tutti gli aneddoti a questi dipinti legati.
Di li a sei mesi sarebbe stato il compleanno di mio padre e mia madre pensò di chiedere a Francesco, tramite il gallerista Silvano Gherlone, un dipinto che rappresentasse Sant’Antonio abate il protettore degli animali. Tabusso esaudì il desiderio ed in un fitto bosco di betulle rappresentò Sant’Antonio con a fianco un grosso grasso maiale, ma, come la storia ci insegna, i committenti sono molto capricciosi ed a opera terminata gli venne richiesto, come fece Piero Soderini con Michelangelo per il naso del David, di rimuovere il maiale che a mia madre sembrava irriverentemente allusivo nei confronti di mio padre. Con un po’ di pennellate, quasi per incanto, il maiale si trasformò in un tronco di castagno segato alla base.
Come di consueto grandezza ed umiltà vanno di pari passo.
Per il dipinto rappresentante la ragazza di Camparnando, fu lo stesso Tabusso ad insistere con mio padre perché lo scegliesse per inserirlo nella sua collezione, quando lo dipinse si sentiva molto ispirato e lo stesso dipinto fu selezionato per rappresentare Tabusso nell’enciclopedia dell’arte. Tabusso dedicò la tela al sottoscritto con alcune parole di affetto sul retro.
Tra le opere pubbliche più prestigiose Tabusso realizzò a Milano una pala di 12 mt. X 8 mt. rappresentante San Francesco al Fopponino (Chiesa realizzata da Giò Ponti).
Quello che tutti sanno è che la pala è divisa in due parti e rappresenta San Francesco e Santa Chiara immersi in una natura che solo il Creatore può aver concepito. Otto trittici completano il percorso di San Francesco in preghiera, ma quello che non tutti sanno è quello che Francesco raccontò a mio padre andando a Milano per mostrargli la sua opera che, per dipingere una pala così alta, creò una imbragatura che gli consentisse di essere sospeso sopra la tela appoggiata al pavimento e che la macchinosità della vestizione lo obbligava a dipingere per diverse ore consecutive.
Mio padre spesso mi accompagnava nello studio di Tabusso in Corso Galileo Ferraris. L’odore dei colori era intensissimo e molto piacevole, ovunque c’erano tele appena iniziate e che mai avrebbe terminato, lavori terminati sui quali aveva iniziato a dipingere soggetti totalmente diversi, bozzetti, disegni, una modella si aggirava per lo studio ed era facile riconoscere gli occhi di molti dipinti di Tabusso negli occhi della modella stessa: occhi grandi ben delineati da una matita e riempiti con l’ombretto tanto da farli sembrare sgranati, quasi stupiti nell’osservare il mondo.
Allievo di Casorati, rappresentava un cesto di funghi in modo così evocativo da consentire alle papille olfattive dell’osservatore di restare coinvolte, dalle foglie, dal terreno umido e dai muschi sulla corteccia degli alberi. Ugualmente evocativi era il suo tomino di Rubiana, i salumi a pasta mista bovina e suina, la toma di lanzo, le mocette, le paste di meliga, il salame della rosa…..
La misticità dei suoi santi riportava ai loro sai intessuti a grossa grana che nulla concedevano di più che alla funzione di proteggerli dal freddo.
Le sue ragazze contadine lasciavano intendere che la loro bellezza o freschezza sarebbe appassita di lì a poco dal duro lavoro dei campi
Questo è un francobollo della grandezza di Francesco Tabusso che ha l’unico scopo di consegnarvi un’immagine assolutamente inedita.
Emanuele Farina Sansone
Foto Saroldi
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