Un trio al femminile conclude la stagione della De Sono con musiche di Schubert e Brahms mercoledì 15 maggio 2024, alle 20:30, al Conservatorio Giuseppe Verdi, in piazza Bodoni, a Torino
Si intitola “Vienna da camera” la serata conclusiva di mercoledì 15 maggio alle ore 20:30, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di piazza Bodoni, a Torino. Un concerto dedicato alla grande tradizione cameristica viennese. In scena un ensemble al femminile costituito da strumentiste sostenute nel presente e nel recente passato dell’associazione De Sono: Margherita Succio al violoncello, Beatrice Spina al violino e Chiara Biagioli al pianoforte sono chiamate ad eseguire la sonata per arpeggione D 821 di Franz Schubert e il Trio op.8 di Brahms. La sonata per arpeggione pianoforte in la minore D 821 fu scritta da Franz Schubert, a Vienna, nel novembre 1824. La sonata è l’unica composizione sostanziale esistente oggi per l’arpeggione (una chitarra ad arco). È stato adattato per archi e strumenti a corda, in particolare per il violoncello. Il pezzo fu probabilmente commissionato dall’amico di Schubert Vincenz Schuster, un virtuoso dell’arpeggione, strumento inventato soltanto nell’anno precedente. Quando la sonata fu pubblicata postuma nel 1871, l’entusiasmo per la novità dell’arpeggione era ormai sparito da tempo, insieme allo strumento stesso. L’arpeggione era un ibrido tra il violoncello e la chitarra. Suonato con l’arco, e tra le ginocchia come il violoncello, contava sei corde come la chitarra, della quale riprendeva la forma della cassa e l’aspetto della tastiera. Nel giro di pochi anni lo strumento cadde in disuso, trascinando nell’oblio anche la sonata di Schubert, e si dovette attendere il 1871 per assistere alla rinascita del lavoro nella nuova edizione arrangiata per violoncello, violino e pianoforte.
Il trio per pianoforte e archi n.1 in si maggiore op.8 di Brahms è un trio pianoforte, violino e violoncello. Composto negli anni 1853-1854, ad Hannover, venne rivisto nel 1891, ed eseguito la prima volta il 27 novembre 1855 alla Dodsworth Hall di New York nella versione del 1854, poi rieseguito il 18 dicembre 1855 a Breslavia. Il trio sarebbe rimasto uno dei lavori più cari al compositore, come conferma la revisione del 1890, quando venne ritoccato e sfrondato di quella ridondanza giovanile che ne appesantiva alcuni passaggi. Di conseguenza l’opera attuale è una sovrapposizione delle migliori caratteristiche espressive di due periodi estremi della creatività di Brahms: lo slancio travolgente, melodico giovanile e la lirica concisione del periodo maturo.
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria sul circuito Eventbrite.
Mara Martellotta
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