Infiltrazioni mafiose nelle autostrade e intrecci di potere scuotono la politica torinese

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L’inchiesta sull’ infiltrazione della ‘Ndrangheta negli appalti di manutenzione delle autostrade torinesi che ha portato a nove arresti nel capoluogo e a Brandizzo sta scuotendo la politica torinese.

Agli arresti domiciliari c’è anche l’ex dirigente della società autostradale Sitalfa Roberto Fantini, eletto in quota PD nell’Orecol, l’ente del Consiglio regionale cui spetta la vigilanza sulla trasparenza e legalità negli appalti.

Gli stessi segretari provinciali e regionale del Pd  Marcello Mazzù e Domenico Rossi hanno chiesto la revoca della nomina  di Fantini. Revoca accolta dal presidente della Giunta Alberto Cirio e da quello dell’Assemblea regionale Stefano Allasia.  Martedì  è  convocato il Consiglio Regionale e all’ordine del giorno è già stata inserita la “disdetta” dell’incarico.

Ad imbarazzare i dem torinesi è anche il coinvolgimento nell’inchiesta di Salvatore Gallo, 83enne ex esponente del Psi da anni vicino al Pd e in passato manager di Sitaf, l’autostrada Torino -Bardonecchia, indagato per peculato per presunti indebiti rimborsi spese da parte dell’azienda e per presunte pressioni e favori a conoscenti al fine di votare candidati Pd  alle ultime Comunali di Torino. Da precisare che non è indagato per mafia.

Ma l’imbarazzo è legato soprattutto  al figlio di Gallo, Raffaele, estraneo all’inchiesta, però capogruppo regionale dem e fino ad oggi probabile capolista alle  Regionali. Mettono le mani avanti Mazzù e Rossi: “verificheremo  con rigore le situazioni che stanno emergendo e le carte processuali, acquisendo ogni informazione disponibile”.


La Lega, che oggi attende Salvini a Torino per una manifestazione elettorale va all’attacco con una nota del Gruppo regionale: “Siamo  garantisti, non ci ergiamo a giudici del componente dell’Orecol, di nomina Pd, che è agli arresti domiciliari con l’accusa di aver agevolato le cosche mafiose nell’ottenimento di appalti milionari. Si tratta tuttavia di una fattispecie molto grave”.

“Per questo motivo ci pare surreale la presa di posizione del Pd del Piemonte, – aggiungono i leghisti – che si definisce come forza politica che conosce molto bene le infiltrazioni mafiose nel nostro territorio e paladina della lotta alla mafia. Forse, questa volta, sarebbe stato il caso di scusarsi con i piemontesi assumendosi la responsabilità per il possibile errore commesso”.

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