IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Che la scuola italiana sia da gran tempo in crisi è cosa ovvia. Sono troppi anni che non si fa nulla per rendere la scuola italiana almeno non troppo distante dallo standard europeo. Con i docenti indottrinati che ha, più interessati alla Palestina che all’uso del congiuntivo, non risulta semplice, ma anche chi governa oggi la scuola non si rivela capace di provvedimenti di svolta che diano segnali di speranza. Nella seconda repubblica ci saranno anche state delle buone intenzioni volte finalmente cambiare la scuola italiana , ma nulla è stato fatto per far rinascere in Italia una nuova scuola dopo le macerie del ‘68. Ci sono stati interventi intesi a privatizzare la scuola pubblica, volta ad avvantaggiare la scuola cosiddetta paritaria che continua però a vivacchiare.
Nel campo universitario nulla di nuovo, se non la nascita di troppe nuove università private, molte delle quali telematiche, con troppo facile riconoscimento legale dei titoli di studio .Ha incominciato la ministra Moratti e si è messa in luce la ministra Gelmini ,senza ottenere nulla di ciò che forse voleva raggiungere, creando in compenso forti reazioni polemiche che ne rivelarono la pochezza politica: la sua cultura era inesistente. La destra ha pensato che il mondo scuola fosse ormai un’ enclave della sinistra da abbandonare a se’ stesso, dimenticando la funzione centrale esercitata dalla scuola in un Paese civile anche nel mondo dei social, anzi soprattutto in quel mondo devastante per un normale scambio civile di opinioni e per una formazione dei giovani adeguata.
I professori sono stati abbandonati a se’ stessi, anche se molti di essi sono una delle cause della crisi perché più politicizzati che preparati. L’attuale ministro dell’istruzione e del merito (un’aggiunta condivisibile se ci fossero serie azioni coerenti e concrete per combattere il facilismo demagogico) si lancia in polemiche che si risolvono in una frettolosa marcia indietro perché si rivela sempre poco documentato e superficiale ,più’ alla ricerca di un titolo sui giornali che ad affrontare un problema. E’ un giurista universitario non di grande autorevolezza, a metà tra la destra e la Lega . Dice lui stesso che non ha nulla a che vedere con Gentile e c’è da crederci perché la riforma Gentile non ebbe eguali e Valditara è anni luce dal ministro che il 15 aprile venne assassinato sotto casa a Firenze da Gappisti sconfessati dallo stesso CLN. Valditara in tutti i sensi non è Gentile e non è gentile neppure nei modi ,anche se poi è costretto a indietreggiare in fretta.
Anche per la distribuzione degli stranieri nelle scuole ha toppato perché il loro numero molto alto e concentrato in alcune zone delle grandi città, non è comprimibile, come dice Salvini. Il problema è più vasto e riguarda la denatalità tra gli Italiani. Valditara parla, parla, ma poi non agisce. La scuola non può attendere le sue sparate, necessita di una riforma d’insieme per farla rinascere, malgrado una classe docente per lo più scadente e indottrinata che potrebbe vanificare ogni sforzo perché si metterebbe di mezzo per sabotare, anche per nascondere la sua inadeguatezza culturale e professionale.
E’ un’opera ciclopica, quasi impossibile e Valditara non è l’uomo giusto ,come non lo fu la Moratti che per emergere deve ancor oggi usare il nome del defunto marito: un fallimento come ministro e come sindaco di Milano .Si pone la necessità di un cambio il più rapido possibile: il ministro ha già dato in pochi mesi il meglio e il peggio di se’. Andare avanti così non è più possibile .Abbiamo avuto alla Minerva il peggio del peggio anche con Renzi, Letta, Gentiloni e soprattutto Conte con una sua ministra davvero indimenticabile per i suoi banchi con le rotelle ed altre amenità.
Io ancora mi illudo che ci sia qualcuno nell’attuale maggioranza che sia un po’ meglio di Valditara. A volte basta poco: un po’ di coraggio e un po’ di competenza sono sufficienti nel fare la differenza.
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Caro prof. Quaglieni,
da quando conservo ricordi, all’istruzione non ci sono mai stati ministri particolarmente in gamba e degni di essere ricordati positivamente, salvo forse Spadolini. Anche l’attuale Presidente della Repubblica fece per qualche tempo il ministro dell’istruzione, senza particolari meriti. Valditara forse non è geniale, ma rispetto alla Moratti (pure voltagabbana) o a tanti che lo hanno preceduto mi pare un po’ meglio. La rivoluzione copernicana che auspichi nella scuola temo che sia ormai impossibile, proprio per le generazioni stesse di insegnanti cresciute in un certo clima (rabbrividisco quando sento chiamare Ilaria Salis “insegnante”!). Quanto alla distribuzione degli allievi stranieri in proporzione delle classi, so per esperienza diretta che cosa significa averne anche solo due o tre: dipende dalla provenienza, ma se i ragazzi sono magrebini, il problema si fa ancora più difficile