Utili record per Stellantis, ma solo cassa integrazione per Mirafiori

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Mirafiori in cassa integrazione mentre Stellantis fa palate di soldi. Il gruppo ex-torinese ha raggiunto nel 2023 utili  record. L’utile netto del colosso automobilistico sorto dalla fusione tra Fca e Peugeot è cresciuto dell’11% a 18,6 miliardi di euro. Aumenta anche l’ operativo rettificato, dell’1% a 24,3 miliardi di euro, con margine sui ricavi pari al 12,8%.

I ricavi netti salgono del 6% a  189,5 miliardi, e le consegne di veicoli crescono del 7%. Le vendite di veicoli elettrici sono aumentate globalmente del 31% nel 2023, quelli dei veicoli a basse emissioni del 27% nel 2023.

Intanto l’ad Tavares cerca di stemperare le tensioni con il governo, ringraziandolo per gli incentivi che hanno consentito la produzione di 20 mila veicoli in più e rassicurando sull’importanza degli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano per l’azienda.

Sulla situazione a Mirafiori, che desta preoccupazione, interviene il presidente di Confartigianato Piemonte Giorgio Felici: “È oramai evidente a tutti che l’operazione Stellantis ha segnato la vendita ad altri, seppur camuffata da fusione, di tutto ciò che ha rappresentato la Fiat per Torino e l’Italia. La conferma viene dai numeri più recenti: ricavi e utili da record nell’esercizio 2023 e aumento delle vendite di elettrici e plug-in. Un Gruppo che viaggia a vele spiegate, ma che a Mirafiori mette gli operai in cassa integrazione e a oggi non pare in grado di prospettare nessun serio piano industriale di rilancio. Insomma, la solita storia per cui gli utili vanno a vantaggio di pochi mentre le perdite colpiscono gli anelli deboli della catena. Ovvero, operai e dipendenti Mirafiori e tutto l’indotto. Guardando al triste epilogo della dinastia Agnelli-Elkann, che un po’ come Vittorio Emanuele hanno solo il titolo ma sono rimasti senza il regno, bisognerebbe rivalutare il modello delle imprese artigiane, portatrici di una cultura di rispetto del lavoro, di presidio del territorio e di valorizzazione delle persone e dei loro talenti. La responsabilità sociale dell’impresa, sancita nella Costituzione, oggi trova la sua realizzazione nella media e piccola impresa, non certo in quei modelli imprenditoriali interessati sempre più alla dimensione finanziaria a discapito dell’economia reale. Fusioni e incorporazioni sono operazioni legittime dettate dalla necessità di fare massa critica per competere sui mercati, ma la politica dovrebbe finalmente discernere tra affaristi e imprenditori e adottare politiche di sostegno per questi ultimi ”.

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