IL PUNTASPILLI di Luca Martina
Quelli della mia generazione (baby boomers) ricorderanno forse ancora con nostalgia, come me, una poesia che, troppo lunga da essere inculcata a forza nella memoria, si imponeva, pur nella sua semplicità, per la profondità del suo significato.
Dopo averla letta per la prima volta in uno dei “Manuali delle giovani marmotte” (Nota per i più giovani: non si trattava di una trattazione sui simpatici e sonnolenti roditori…) ricevuto come regalo natalizio ne avevo rimediato, non ricordo come, una copia stampata in bianco e nero, niente di più che un semplice foglio A4, e l’avevo fatta incorniciare da mio padre.
Il “Breviario per laici”, come l’aveva definita Antonio Gramsci, il primo a tradurla nella nostra lingua, faceva dunque bella mostra nella mia cameretta e, quando mi sentivo più solo o triste, bastava gettargli una veloce occhiata per rimettermi di buon umore…. beh forse non era proprio così ma sì, insomma, si trattava comunque di una ventata di meditato ottimismo e pragmatica saggezza che non mancava di addolcire anche i momenti meno lieti.
Rudyard Kipling è diventato famoso per avere appassionato generazioni di lettori con il suo “Libro della Giungla” ma io gli sono stato sempre molto più riconoscente per questa sorta di bignami del Libro della vita.
A questo è tornata in questi giorni la mia mente intenta a cercare di partorire un augurio sincero, non di maniera, alla vigilia del tramonto di un altro anno pieno di tutto il bello e di tutto il brutto che noi umani sappiamo esprimere e sopportare.
Che davanti a voi si possa dunque affacciare il miglior futuro che potete immaginare e che la lettura di “Se” sia in grado di riportare alla mente i vostri più bei ricordi e suscitare le emozioni che solo la rivelazione (o la sua riscoperta) di un piccolo capolavoro possono provocare.
Giudicate voi se questi miei sforzi hanno raggiunto il loro obiettivo e se questo è un augurio che appaga le vostre aspettative.
Se, invece, il miracolo non riuscisse, cercherò di fare di meglio il prossimo anno… Se…
Se
Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;
Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.
Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c’è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”
Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!
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