Hacca è una piccola casa editrice marchigiana con una grande modernità, sia per quanto concerne i titoli che per le scelte editoriali. Stupisce da subito la grafica curatissima, lo stile e la selezione di autori e testi che ne sottolineano l’importanza del lavoro sottostante. Fondata e diretta da Francesca Chiappa, si occupa dal 2006 di pubblicare recuperi del Novecento e narrativa contemporanea. Propone titoli eterogenei ma accomunati da un’attività di ricerca che valorizza da un lato la tradizione della letteratura industriale italiana, dall’altro opere – di autori esordienti e non – nelle quali gli immaginari narrativi sono tracciati riservando un’attenzione particolare al linguaggio, spesso innovativo se non sperimentale. Vi presentiamo qui due romanzi del loro ampio catalogo 2023 che abbia letto e recensito per voi.
NOTTE- Elisabetta Pierini- di Valeria Rombolà
Dopo il successo de “La casa capovolta”, che nel 2021 è valso all’autrice il Premio “Calvino”, Elisabetta Pierini torna con un romanzo dalla scrittura fascinosa in grado di tenere il lettore incollato alla pagina. Ambientato in un paese dove non succede mai niente, sarà l’arrivo di un nuovo parroco (Don Filippo) a ribaltare pagina dopo pagina il senso della realtà e a svelare l’intima verità dei protagonisti che deboli e spaesati vivono la loro “notte”. La Pierini fa addentrare il lettore in una verità cruente e in grado di ribaltare l’ apparente calma. Insieme a Don Filippo, epicentro narrativo del romanzo, si intersecano le storie lontane ma in realtà vicinissime degli altri protagonisti, su uno scenario oscuro e inquietante. Un libro potente in grado di generare un un fortesenso di straniamento che “il lettore non sa fino a che punto assecondare” (Il Resto del Carlino). Nel titolo viene celato tanto del senso del romanzo: una lenta e progressiva rivelazione della “luce” di verità nascosta dietro una notte di menzogne e sospetti infondati.
L’ORO E’ GIALLO-Benedetta Fallucchi-di Francesca Bono
Che questo romanzo, opera prima di Benedetta Fallucchi, abbia un che di originale, lo si intuisce già dal titolo. Immaginate quanto questa impressione si concretizzi nel momento in cui si palesa la protagonista indiscussa di questa narrazione: la pipì. È infatti attraverso il rapporto con la propria vescica che la protagonista esprime, scoprendoli talvolta nel corso della narrazione, vissuti, pensieri, descrive eventi e ricordi. Blocchi fisici e psicologici sono abilmente tracciati e resi tangibili da un’apparentemente scontata funzione corporea, in grado però, quando occorre, di “parlare” in maniera molto esplicita. “Elucubrare sulla propria vescica è un lusso”, scrive l’autrice. Ma lusso è anche riuscire a fare della pura e semplice minzione un filo conduttore, a volte un elemento di rivelazione, di un’intera storia di vita. È un linguaggio denso, carico di riferimenti e correlazioni temporali, che a un tempo confonde e costringe a tenere alta la tensione di pensiero, a fare da sfondo a questa irriverente modalità narrativa, perfettamente in linea con il taglio sperimentale adottato dalla casa editrice.
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