È stato intitolato il 27 ottobre 2023 all’attrice torinese Caterina Boratto il giardino di fronte ai civici 3 e 4 di piazza Statuto a Torino, non lontano da dove abitava (all’inizio di corso Francia). Aprendo la cerimonia, la presidente della Circoscrizione 1 Cristina Savio ha ripercorso la vita di Caterina Boratto, che inizialmente sognava di cantare come soprano, ma che poi è diventata una diva del cinema, famosa in America e in Italia. Nel dopoguerra recitò anche per Fellini e Pier Paolo Pasolini e con grandi registi stranieri. Recitò in una quarantina di film e in una ventina di serie televisive. Dedicarle uno spazio nel centro cittadino – ha dichiarato – è un modo per fare memoria e dare visibilità alle grandi donne torinesi del passato. Paolo Ceratto, figlio dell’attrice, ha ringraziato da parte di tutta la famiglia il Comune di Torino e gli Uffici, il Circolo degli Artisti (che Caterina Boratto frequentava e che ha proposto l’intitolazione del giardino) e il Museo del Cinema. Ha quindi sottolineato l’amore della madre per Torino, dove è sepolta al Cimitero Parco, e il legame professionale con la città: qui recitò nel film Bel Amy di Sandro Bolchi nel 1979 e nella serie tv Villa Arzilla del 1990 diretta da Gigi Proietti.
Ha poi ricordato la citazione di un aneddoto del regista Fellini, riportatagli da Lina Wertmüller quando lavorava con lui al film 8½. Disse: “È lei chi ci dà la luce”. Era una donna sobria, elegante, concreta, semplice e operosa. Come la città di Torino – ha detto il figlio. Apparteneva a una generazione intrisa di amarezza a causa della guerra (perse anche un fratello a Cefalonia), ma – ha concluso Paolo Ceratto – ha vissuto protetta dell’ironia e dal suo motto “forza e coraggio”. Il direttore del Museo nazionale del Cinema, Domenico De Gaetano, ha raccontato il “melodramma” della vita di Caterina Boratto, donna e artista, tra le principali attrici del cinema torinese e italiano. Dedicarle un giardino – ha affermato – è un’occasione per far riscoprire la storia del cinema e rendere omaggio ai tanti talenti femminili dimenticati. Ha quindi segnalato che il Museo del Cinema conserva alcuni suoi scatti di Angelo Frontoni e molto materiale relativo ai suoi film. Infine, la presidente del Consiglio Comunale e della Commissione Toponomastica del Comune di Torino, Maria Grazia Grippo, ha celebrato la personalità e il percorso artistico e di vita di Caterina Boratto. Era una donna cosmopolita – ha affermato – che si sentiva cittadina del molto, sin da giovanissima, quando a 20 anni, dopo aver recitato nel film Vivere, fu chiamata a lavorare in America. Era una bellezza iconica e aveva un grande talento, che coltivò con passione. È un orgoglio per Torino, città del cinema, averla avuta e ora – ha spiegato – consegniamo la sua figura alla storia, non soltanto del cinema. Fu una donna carismatica, una diva del cinema, che si impegnò nella Resistenza e si dedicò anche alla famiglia: visse tre vite in una – ha dichiarato la presidente Maria Grazia Grippo. Alla cerimonia di intitolazione erano presenti, oltre ad autorità civili e militari, al gonfalone della Città di Torino e al labaro della Croce Rossa di Torino, anche la classe VB della scuola primaria Federico Sclopis e la VE del Liceo artistico Passoni. Caterina Boratto (Torino, 15.3.1915 – Roma, 14.10.2010). Nata il 15 marzo 1915 a Torino nel quartiere San Donato, orfana di padre, a soli 13 anni si diploma in canto e pianoforte. Diviene una star del cinema al suo esordio, con il successo del film “Vivere” del 1936, a cui fanno seguito altri film da protagonista. Nel 1939 viene scritturata dalla Metro come unica attrice italiana destinata alla prestigiosa “scuderia” di L.B. Mayer, dove lavorano i nomi più noti della cinematografia mondiale: Gable, Garbo, Garland, Tracy. Nel 1942, a seguito della dichiarazione di guerra dell’Italia agli Stati Uniti, si trova a dover lasciare Hollywood per far ritorno a Torino, interrompendo così il suo contratto settennale con la Mgm. Nel 1944 sposa Armando Ceratto, proprietario della clinica Sanatrix, sede di una base operativa del Cln.
Con il marito, darà protezione ad alcuni ricercati. In quegli anni, l’artista soffre il dolore per la fucilazione a Cefalonia del fratello Filiberto, il cui corpo non verrà mai ritrovato. Nel dopoguerra decide di dedicarsi alla vita familiare. I suoi due figli nasceranno nel 1946 il primo e nel 1954 il secondo. Caterina Boratto torna davanti alla cinepresa nel 1962 con una parte nel film “8 1⁄2” di Federico Fellini che vede in lei “una regalità completa” e la vorrà con sé per altri due film. Alternando cinema, televisione, radio, teatro, operetta, fotoromanzi e pubblicità lavora con oltre 40 registi, tra i quali anche premi Oscar: Bolt, Pollack, Wertmuller, oltre allo stesso Fellini. Caterina Boratto vivrà sempre l’eterno “ricominciare” degli attori, che devono essere sempre pronti a dare vita a nuovi personaggi, affrontare altre opportunità e superare momenti difficili. Per lei fu particolarmente critico il momento della morte di Pier Paolo Pasolini nel 1975, avvenuta poco dopo che avevano collaborato alla realizzazione di “Salò”. Accompagnata dal motto “forza e coraggio”, appreso in famiglia fin da piccola, l’attrice, in oltre 50 anni di carriera, s’impose sullo schermo valorizzando le proprie qualità: voce, talento, fotogenia, portamento, professionalità e bellezza, riuscendo così anche a sfidare con successo lo scorrere del tempo. Nel 2003 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi le conferisce l’onorificenza di Commendatore per meriti artistici.
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