Un autunno di rinnovamento e grandi mostre a Camera con l’antologica dedicata ad André Kertész

Un dialogo fra quattro giovani artisti e artiste e gli Archivi Alinari e il primo percorso multimediale accessibile in Italia sulla storia della fotografia

 

Camera, il  Centro Italiano perla fotografia, sito a Torino in via delle Rosine 18, festeggia il 18 ottobre 2023 otto anni dalla sua inaugurazione.

“Si tratta di una data importante – spiega Emanuele  ChieliPresidente di Camera – e abbiamo appena chiuso una mostra straordinaria come quella di Dorothea Lange, che appariva come una scommessa, che abbiamo pienamente  vinto con ben oltre 30 mila visitatori.

Camera si presenta al pubblico con una veste nuova, frutto di un importante progetto di rinnovamento architettonico ancora in corso, unito alla creazione di un nuovo percorso, unico in Italia, visivo tattile dedicato  alla storia della fotografia. Questa evoluzione vuol fare di Camera un importante punto di riferimento per la diffusione della cultura fotografica in Italia, attraverso mostre, incontri, attività  educative e corsi per accrescere la conoscenza e stimolare il confronto in campo fotografico, approfondendo il racconto della realtà attraverso le immagini.

Camera si espande e propone, in contemporanea alla mostra nella sede di Torino, altre tre grandi mostre in altrettante città italiane, a Saluzzo, Forlì e Bassano del Grappa. Nel caso di Saluzzo è protagonista lo sguardo femminile in fotografia attraverso le immagini della storica Agenzia Magnum Photos ( dal 13 ottobre), a Forlì  viene presentata l’antologica di Eve Arnold ( dal 23 settembre), mentre a Bassano del Grappa dal 27 ottobre sarà  possibile ammirare la mostra su Dorothea Lange con i suoi racconti di vita e lavoro.

La mostra che apre l’autunno  di rinnovamento presso Camera è dedicata a ‘André  Kertész, l’opera 1912-1982’ e è  realizzata in collaborazione con la Médiathèque di patrimoine e de la photographie (MPP) di Parigi,  Istituto del Ministero della Cultura francese  che conserva gli oltre 150 immagini che ripercorrono la carriera di André Kertész, fotografo di origini ungheresi, nato a Budapest nel 1894, approdato in Francia nel 1925 e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1936, dove morirà nel 1985. La mostra segue le tappe biografiche dell’autore, a partire dalle prime fotografie amatoriali scattate nel suo Paese di origine  durante gli anni della prima guerra mondiale. In quegli anni Kertész affina il suo sguardo e mostra una certa capacità  di trasformare la quotidianità in immagini sospese tra sogno e apparizione metafisica, come accade nel “Nuotatore “, e negli autoritratti.  Sono poi celebri  le icone realizzate a Parigi nello studio del pittore Piet Mondrian, i ritratti di personaggi che hanno fatto la storia della cultura e del costume del Novecento, dal regista russo Sergej Ejzenstein alla musa Kiki de Montparnasse, allo scultore Ossip Zadkine. Nelle scene di strada, diurne e notturne, Kertész cerca “la vera natura delle cose, l’interiorità, la vita “, realizzando immagini che hanno contribuito decisamente a creare il mito  della capitale francese nella prima metà del secolo. Molto note anche le sue ‘distorsioni’, giochi nati dagli specchi deformanti dei Luna park,  che lo hanno reso una figura di primo piano anche nell’ambito surrealista.

La mostra,  curata da Matthieu Rivallin, responsabile del Dipartimento di Fotografia  della MPP, grande esperto di Kertész,  e da Walter Guadagnini, direttore artistico di Camera, celebra il sessantesimo anniversario della presenza del fotografo alla Biennale di Venezia.  La traccia delle opere in mostra si basa sulla lista manoscritta delle opere esposte in quell’occasione.

L’esposizione getta poi un attento sguardo e una luce nuova sulla lunga seconda parte della sua esistenza, trascorsa oltremare, in un clima culturalmente molto diverso. Si può notare, da una parte, la continuazione della ricerca dell’artista, ritornando sugli stessi temi, dall’altro lato l’effetto che le nuove architetture, i nuovi stili di vita, i nuovi panorami cittadini hanno sulle sue opere fotografiche.

Tra questi scatti si ricordano quelli spettacolari del porto di New York o dello skyline della Grande Mela, in cui appaiono le Torri Gemelle oggi scomparse, o le immagini della  casa dell’architetto Philip Johnson, contraltare a quelle scattate nella casa di Mondrianmezzo secolo prima.

Cartier Bresson ebbe modo di affermare che “Tutto quello che abbiamo fatto o che abbiamo intenzione di fare Kertész  lo ha fatto prima”.

La mostra   e’ patrocinata dall’Accademia d’Ungheria, Regione Piemonte e Città di Torino.

Una seconda esposizione ospitata da Camera è che si inaugura contemporaneamente a quella di André Kertész si intitola ‘Nuova generazione.  Sguardi contemporanei  sugli Archivi Alinari” e presenta le opere inedite realizzate da quattro artisti e artiste di giovane età tra i più promettenti in Italia, Matteo De Mayda, Leonardo Magrelli, Giovanna Petrocchi e Silvia Rosi.

La mostra, con il progetto allestitivo di Andrea Isola, è promossa da Camera e FAF Toscana, Fondazione Alinari per la Fotografia, a cura di Giangavino Pazzola e Monica Poggi, con l’intento di incrementare il patrimonio fotografico pubblico attraverso la committenza di progetti inediti e di giovani artisti e artiste.

Leonardo Magrelli ha visionato le oltre 223 mila fotografie digitalizzate e presenti sul portale della Fondazione Alinari e ha selezionato una rosa di immagini che testimoniano la eterogeneità della raccolta.

Nel suo progetto ‘57 giorni di immagini’ Magrelli decontestualizza e reinquadra questi materiali per far assumere nuovi e diversi significati. I tagli ravvicinati rendono ancora più complessa l’interpretazione, portando ad un distanziamento fra le immagini e i riferimenti culturali e storici di cui sono portatrici.  Medesimo meccanismo è applicato alle didascalie, che l’artista allontana dai rispettivi scatti, per suscitare nello spettatore un senso di sospensione e di incompiutezza che lo porterà ad attivarsi per dare una propria lettura a ciò  che vede. Silvia Rosi riflette, nel suo progetto Protektorat, sulla forza delle immagini e delle parole nella costruzione di una verità storica.

Nella sua pratica artistica Giovanna Petrocchi riusa materiali prelevati da archivi accessibili online per mezzo della tecnica del collage digitale. Partendo da fotografie appartenenti al fondo Giuseppe Wulz presenti negli Archivi Alinari, Petrocchi ha scansionato delle carte da visite piuttosto insolite per dar vita a una divertita schedatura in divenire con il paesaggio fantastico. Questo tipo di immagini riproducono ritratti in piccolo formatomolto diffusi a fine Ottocento.  Matteo De Mayda lavora in collaborazione con enti di ricerca ambientale per esplorare  la dimensione di trasformazione della laguna di Venezia.

Infine Camera ha rivolto lo sguardo a tutti i pubblici possibili, allestendo, nella Manica Lunga, la nuova esposizione multimediale permanente dal titolo “La storia della fotografia nelle tue mani”, che ripercorre le tappe fondamentali della storia della fotografia. Si tratta di una lunga timeline costruita attraverso pannelli, contenuti digitali, video e testi scritti, nata dalla volontà delle persone non vedenti o ipovedenti di approfondire l’affascinante storia della fotografia. Sono presenti pannelli visivo tattili realizzati grazie alla sofisticata tecnica dell’adduzione,  che consente una rappresentazione fedele dell’immagine e la presa in rilievo in resina trasparente in corrispondenza dei tratti principali del soggetto.

Ciascun pannello è  corredato da descrizioni in Braille, accompagnato da dettagliate descrizioni video in LIS (LINGUA DEI SEGNI ITALIANA) Nel percorso sono intervallati alle immagini dei video, fruibili mediante schemi dotati di un sistema di semplificazione di ultima generazione che favorisce un audio puntuale non invasivo.

 

Mara Martellotta

 

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