Oltre Torino. Storie, miti, leggende del torinese dimenticato
Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce
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Il fil rouge di questa serie di articoli su Torino vuole essere l’acqua. L’acqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, l’acqua come elemento essenziale per la sopravvivenza delpianeta e di tutto l’ecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.
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1. Torino e i suoi fiumi
2. La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia
3. La Fontana Angelica tra bellezza e magia
4. La Fontana dell’Aiuola Balbo e il Risorgimento
5. La Fontana Nereide e l’antichità ritrovata
6. La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?
7. La Fontana Luminosa di Italia ’61 in ricordo dell’Unità d’Italia
8. La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma
9. La Fontana Igloo: Mario Merz interpreta l’acqua
10. Il Toret piccolo, verde simbolo di Torino
1. Torino e i suoi fiumi
Il fil rouge di questa serie di articoli vuole essere l’acqua. L’acqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, l’acqua come elemento essenziale per la sopravvivenza del pianeta e di tutto l’ecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.
Il 71% del Pianeta Terra è coperto d’acqua.
Il corpo umano è costituito di acqua per il 60%; alla nascita, il peso corporeo di un bambino è costituito d’acqua per l’80%.
Eppure, per capire quanto tale elemento sia essenziale è necessario fare riferimento ad altre cifre: gli studi dell’Unicef sottolineano che ogni giorno circa 700 bambini muoiono a causa di malattie causate dall’utilizzo di acqua non pulita; 2,1 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile e almeno 263 milioni di individui impiegano più di 30 minuti per raccogliere dell’acqua pulita. Secondo altre statistiche ONU sono ben 3900 i bambini che decedono ogni giorno per scarsità idrica.
Cifre, queste, terrificanti e obbrobriose, che dovrebbero comparire nelle nostre menti tutte le volte che per un po’ di calore, per stanchezza o anche solo per capriccio, ci fermiamo con tranquillità e noncuranza ad abbeverarci ad una fontana.
La definizione del termine “acqua” sul dizionario dice “trattasi di un composto chimico di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, è inodore, incolore e insapore, costituente fondamentale degli organismi viventi, in natura si trova allo stato liquido, (fiumi laghi, mari), allo stato solido, (neve, ghiaccio), allo stato aeriforme, (vapore acqueo).”
Continuando a leggere ci si accorge di quanto sia presente tale parola nel linguaggio, sia che si tratti di argomenti scientifici, sia che ci si riferisca a modi di dire o frasi fatte; vi è poi anche il richiamo alle proprietà purificatrici attribuite all’acqua nelle diverse culture e religioni.
Si parla di “acqua corrente”, cioè disponibile grazie ad un dato sistema di condutture; “acqua minerale”, cioè contenente minerali, utili e necessari per il funzionamento dell’organismo; per i puntigliosi esiste l’ “acqua frizzante”, per alcuni sistemi chimici si utilizza l’ “acqua distillata”. Si differenzia l’ “acqua dolce” dall’“acqua salata”, diversa ancora da quel che si intende per “acqua morta”, cioè stagnante, ancora diversificabile a sua volta dalle “acque bianche” e dalle “acque nere”. Distaccandosi daisignificati più terreni, possiamo fare riferimento a quell’acqua utilizzata nelle funzioni religiose, per questo definita “santa”; se esiste poi una sorta di via di mezzo tra la terra e il cielo, per coloro i quali usano un approccio salutistico o olistico, nella lunga definizione del dizionario, sono presenti le tanto elogiate proprietà delle “acque termali”. In ultima analisi, per sottolineare quanto tale parola sia presente non solo nell’immenso ecosistema, ma anche nel complesso universo linguistico, proponiamo ad esempio alcuni modi di dire: “acqua in bocca”, “fare un buco nell’acqua”, ragazza “acqua e sapone” ecc.
La questione non si esaurisce solo in un lungo elenco di espressioni linguistiche e di statistiche geologiche, una “cosa” di tale arcana importanza e ancestrale essenzialità non può che essere portatrice di significati nascosti, interni ed esoterici. L’acqua è un simbolo ricco di significati, è presente, sotto tale accezione nella Bibbia e nel Nuovo Testamento, è, inoltre, uno dei quattro elementi principali, (acqua, aria, terra, fuoco), a cui tradizionalmente sono attribuite qualità di intuizione e adattabilità. L’acqua è associata alla sfera femminile e alla passività. In alchimia è l’elemento associato al numero 2, simboleggia le polarità in antitesi all’unità, (identificata con l’elemento fuoco). Quando l’acqua si trova allo stato liquido può insinuarsi ovunque e assumere svariate forme, portando al significato traslato di “unione tra spirito e materia”.
La religione cristiana associa l’acqua a Cristo, in quanto sorgente che disseta eternamente. L’acqua è anche purificatrice, utilizzata durante il battesimo, quando i bambini vengono bagnati con l’acqua santa. L’acqua, dunque, pulisce non solo a livello materiale ma anche spirituale, proprio per questo è elemento essenziale in quasi tutti i rituali di purificazione. Nella religione ebraica, l’acqua, viene associata a Dio, perché ritenuta come sua manifestazione all’inizio della creazione. L’elemento viene anche associato al concetto di “nascita” perché essa “dona la vita”, così come accade durante la gestazione, che vede il nascituro immerso per 9 mesi in un liquido. Sono molte le culture dell’antichità in cui l’acqua era considerata fonte di vita, principio cosmico femminile e Madre, proprio in quanto generatrice. Per gli antichi greci i mari, i fiumi, i laghi erano nati da Oceano, figlio di Urano e Gea; rimanendo sempre in ambito classico, si pensi poi al mito di Narciso, vicenda in cui l’acqua è lo specchio che permette di scoprire se stessi.
L’acqua ha anche un significato onirico: quando si sogna l’acqua, significa che l’inconscio richiama a sé significati di energia materna, legati all’ambito profondo e sentimentale, e può indicare stati emotivi diversi a seconda che l’acqua appaia limpida o torbida.
In alcune culture si parla di “prova dell’acqua”, momento importante per il cammino iniziatico, in cui si mette alla prova il candidato, chiamato a resistere ad una serie di difficoltà. La prova diventa metafora di una capacità di adattamento alle diverse condizioni di vita, che l’iniziato deve avere: o ci si adatta o si perisce.
Ma cosa centra il discorso dell’acqua con la nostra città? Ebbene, esso si collega al capoluogo piemontese più di quanto ci possa sembrare. Torino è posta alla confluenza di tre fiumi: il Po, la Dora Riparia e la Stura di Lanzo. Anche altre città sorgono vicino a dei corsi fluviali, ma il nostro è un caso particolare, infatti a Torino, città magica, città in cui si respira l’ascendenza egizia, si percepiscono le linee sincroniche, proprio i due fiumi, il Po e la Dora, assumono una particolare importanza. Analizzati in chiave esoterica, il primo rappresenta il Sole e la componente maschile, la seconda corrisponde alla Luna e alla parte femminile. Sui fiumi inoltre incidono correnti energetiche che, incrociandosi, generano un punto d’intersezione di peculiare forza. Chi si intende di esoterismo sottolinea che il castello del Valentino e il vicino Borgo Medievale simboleggiano forza e per questo si trovano in riva al Po. Il grande cimitero monumentale, invece, si situa sulle sponde del fiume più “notturno”, la Dora.
I due fiumi giustificherebbero dunque l’ambivalenza torinese: città solare e maschile, a cui fa da contraltare una città lunare, femminile, come una sorta di grande madre.
Non dimentichiamo, infine, che a specchiarsi sulle acque del Po c’è anche una chiesa assai particolare, la Gran Madre.
Tre sono i fiumi che bagnano Torino, ma due sono particolarmente cari alla cittadinanza, il Po e la Dora, i due corsi d’acqua diventano, infatti, protagonisti di un angolo di città, fissati in personificazioni statiche e solenni. Si tratta della piazzetta CLN, posta nel centro storico della città, appena dietro le due chiese gemelle di piazza San Carlo (Santa Cristina e San Carlo), lungo l’asse di via Roma in direzione di piazza Carlo Felice e dei giardini Sambuy. Prima del 1935 la piccola piazza era conosciuta come piazza delle due chiese.
L’aspetto attuale si deve alla ristrutturazione del 1935 prevista dal progetto di Marcello Piacentini, avvenuta in pieno periodo fascista, che riguardava il secondo tratto di via Roma e la zona circostante. Nel progetto erano comprese anche le statue di Benito Mussolini, Vittorio Emanuele III di Savoia e due fontane poste sul retro delle due chiese, con allegorie antropomorfe dei fiumi Po e Dora Riparia. Solo le ultime due statue vennero effettivamente realizzate e la piazza venne rinominata Piazza delle due Fontane, realizzate dallo scultore Umberto Baglioni nel 1973. Durante l’occupazione nazista la piazzetta si incupisce di un’ombra crudele ma purtroppo reale, e ospita il comando della Gestapo, ubicato presso l’albergo Nazionale. Alla fine della guerra, forse proprio per chiudere quella ferita storica, il nome della zona vene cambiato e dedicato al Comitato di Liberazione Nazionale costituitosi al termine del fascismo.
Il tempo scorre, proprio come l’acqua delle due fontane che guardano ieratiche il susseguirsi degli uomini e degli avvenimenti. Eppure anche loro hanno avuto delle peripezie da affrontare, nel1987 le fontane furono svuotate e messe fuori servizio a causa dell’usura della copertura della vasca e dell’impianto idrico.
Solo nel 2005, dopo un significativo restauro, vennero rimesse in funzione; nel 2013 altri lavori di ristrutturazione costrinsero la fontana del Po ad essere chiusa nuovamente, finché il 23 dicembre dello stesso anno vennero nuovamente inaugurate entrambe, con una cerimonia alla presenza dell’allora sindaco di Torino Piero Fassino.
Nel 2017 un pezzo di cornicione di marmo del retro della chiesa di Santa Cristina precipitò sulla fontana dedicata alla Dora Riparia, fortunatamente senza danni né alle perone né al monumento.
Infine, dopo varie vicissitudini, per il Po e per la Dora arriva il vero momento di gloria: la piazza venne scelta nel 1975 dal regista Dario Argento per alcune scene del film Profondo Rosso, rimanendo impressa per sempre sia in una delle pellicole cinematografiche più conosciute, sia nella mente degli appassionati dell’horror.
Alessia Cagnotto
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