Magnifici Dadam! In mostra alla “Fondazione Giorgio Amendola” di Torino

Le opere di Giacinta Villa e di Loris Dadam

Fino al 31 luglio

Giacinta e Loris che volano uniti (lui con gli immancabili eccentrici baffoni, ma senza il bizzarro papillon che con un pizzico di civetteria esibiva quasi ovunque), i capi accostati, le mani nelle mani, su in alto oltre la scura luna, in mezzo a un tripudio astratto e gioioso di rossi, grigi, sfumature di blu, gialli e verdi.

Il dipinto é (e come poteva non esserlo) un “Omaggio a Chagall”, alla fiabesca“Passeggiata” con la moglie Bella Rosenfeld, sopra Vitebesk, opera del ’17, a firma del leggendario pittore bielorusso naturalizzato francese. L’“Omaggio a Chagall”, di cui si parla, fu invece realizzato nel ‘99 a olio su tela, da Giacinta Villa (Torino, 1943 – Les Issambres, Francia, 2003) e Loris Dadam(Trento, 1946 – Torino, 2018), compagni di vita e d’arte, grandi singolari sperimentatori della nostra pittura novecentesca e contemporanea, cui la torinese “Fondazione Giorgio Amendola”  (di cui Giacinta fu direttrice del “Centro Studi Arte e Contesto Sociale” e Loris “direttore scientifico”) dedica una suggestiva retrospettiva curata da Domenico Cerabona, direttore della “Fondazione” e da Daria Dadam (figlia di Giacinta e Loris), in programma fino al prossimo lunedì 31 luglio. La mostra, dal significativo titolo “Una storia di colori, forme e libertà”, racconta la vicenda artistica ed umana dei due, in un intrecciarsi e in uno scambio continuo di “segreti” del mestiere legati in un tutt’uno alla loro più intima storia d’amore. E proprio quell’“Omaggio a Chagall”, non per nulla realizzato a quattro mani, ritengo possa considerarsi la sintesi perfetta di un percorso artistico mutevole nel tempo, in un “far di colore e di segno grafico” di volta in volta positivamente influenzati dai “segnali amorosi” affettuosamente lanciati dall’uno all’altra e viceversa e ben sottolineati dallo scorrere in parete delle oltre cinquanta opere (comprese fra i primi anni ’60 al 2003, anno della morte di Giacinta) selezionate dalla figlia Daria, autrice della splendida prefazione al catalogo, sensibile lettera d’amore ai genitori.

“L’arte – scrive Daria, ripensando alle parole della mamma – è una questione di rapporti tra colori, linee, forme ed idee: ma come ‘espressione dello spazio mentale’ si può anche pensarla come una questione di rapporti tra persone”. Uno scambio di “amorevoli sensi”. Ma nondimeno di accortezze tecniche che indubbiamente hanno contribuito a “maturare” l’esperienza esaltante del colore e della luce-colore per Loris (ingegnere urbanista, storico e critico d’arte, nonché disegnatore “compulsivo” dal gesto rapido e istintivo) e per Giacinta che, dal suo Loris, percepisce la bellezza del dare voce allo “spazio interiore”, attraverso cromie che, dopo l’incontro fra i due, “diventano sempre più brillanti” e intense. Entrambi profondamente attenti al sociale e all’impegno politico (dalle lotte sessantottine, ai movimenti femministi e più in generale all’“autostima operaia”) Loris e Giacinta si incontrano nel ’74 alla torinese “Sezione Antonio Gramsci” del PCI e lì nasce per entrambi l’“amore della vita”. Ripeteva spesso Loris: “Farci conoscere è stata la cosa migliore fatta dal PCI in tutta la sua storia”. E anche in molte delle opere esposte alla “Fondazione Amendola” restano tracce, assolutamente “parlanti”, di quegli anni. Dalle “urlate” cromie sudamericane (a ridosso del golpe fascista in Cile) “Salario!” del ’74 a “L’operaio sociale” del ’76. Anni e opere fondamentali per Loris, accanto alle quali la mostra propone anche una ricca serie di disegni, che vanno dal periodo giovanile (gli anni londinesi) fino ai primi anni ’70, eseguiti d’istinto e con piena libertà di contenuti e segno. Ovunque e con qualsiasi cosa, pennini o china, rapidograph o pennarelli. Da “I critici”del ’65 (in cui si leggono passaggi da Rembrandt alle “pitture nere” di Goya) ai disegni “botticelliani” di pura linea dei “Pensionati” del ’67 fino all’accademico “Studio di mano e viso” del ’71. Il disegno resterà il suo chiodo fisso. A dimostrarlo quel“Look back to the past millenium” del ’99, dove il segno s’impone alla cifra cromatica nel recupero della figura sul tema dei rapporti di coppia.

Del percorso creativo di Giacinta Villa, la rassegna non tralascia (dopo le fantasiose prove giovanili e quelle legate allo specifico impegno socio-politico) le ultime, eclatanti fasi di una ricerca astratta e geometrica connessa all’autonomia di luce e colore, così come di una ruvida “svolta materica” (con l’inserimento del “legno” nelle sue “molteplici essenze e colori”) e dell’uso del colore nella “dimensione territoriale”, producendo una serie di opere urbane di grandi dimensioni fra cui le stesse facciate “in verde luminoso” dell’edificio che ospita la “Fondazione Giorgio Amendola”, in via Tollegno, a Torino.

Gianni Milani

“Una storia di colori, forme e libertà”

“Fondazione Giorgio Amendola”, via Tollegno 52, Torino; tel. 011/2482970 o www.fondazioneamendola.it

Fino al 31 luglio

Orari: dal. al ven. 9,30/12,30 e 15,30/19,30

Nelle foto: Giacinta Villa e Loris Dadam “Omaggio a Chagall”, olio su tela, 1999; Loris Dadam: “Salario!”, acrilico su tela, 1974; Loris Dadam: “Look back to the past millenium”, olio su tela, 1999; Giacinta Villa: “Composizione astratta con legni e …”, olio e vari su tela, 2000

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Auto Amica inaugurata a Riva presso Chieri

Articolo Successivo

Riapre al pubblico la piscina estiva Pellerina

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta