Oggi. “Scrollare, cambiare canale, passare al contenuto successivo significa scegliere di non vedere veramente e il rischio che corriamo è quello di isolarci, di autocondannarci, e fingere che il mondo con i suoi problemi non ci riguardi.” Allora abbandonare il “non vedere”, la cecità che quotidianamente ci circonda e affrontare la “verità”. “La verità – dice Andrea De Rosa, che firma come direttore artistico la stagione 2023/2024 del TPE Teatro Astra, in un progetto triennale partito l’anno scorso e promosso con crescente successo dal pubblico di abbonati e non nell’introspezione del nostro rapporto con la verità scientifica, il titolo era “Buchi neri” – è un concetto sempre in movimento – si trasforma, si allontana, si avvicina – e provare a catturarla in questa sua perenne oscillazione è l’invito che rivolgiamo anche quest’anno al pubblico dell’Astra”. “Cecità” è il titolo che De Rosa ha dato alla nuova stagione, raccogliendo 25 spettacoli e ponendo ai differenti registi tre precise domande: chi è il cieco? cosa non vede o non vuol vedere? e perché? Una interessante summa di risposte (un trailer è del videoartista Donato Sansone, un taglio cinematografico che si riallaccia anche al “Chien andalou” di Bunuel) che, raccolta nel programma della stagione (una copertina che è una esplosione di parole, realizzata dalla agenzia creativa Arké) che da novembre a maggio accompagnerà lo spettatore, offre attraverso le parole dei diretti interessati la chiave di lettura delle diverse proposte. Molte verità stanno lì sotto i nostri occhi ma noi continuiamo a girare gli occhi dall’altra parte, ci teniamo lontani, siamo assenti. Ci rifiutiamo di comprendere quale sia la “vera verità”, “io so soltanto che ha la forma di una domanda. Un mio vecchio professore di filosofia diceva che le domande sono la vera verità, chiederci chi siamo è quello che ci contraddistingue. È il cammino che il teatro segue e insegue da sempre, sin dai tragediografi dell’antica Grecia, è la volontà di porsi delle domande tutti insieme, attraverso un rito collettivo.”
Nell’orizzonte di una stagione che prenderà il via con il sostegno di MiC, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, partner Intesa Sanpaolo, mentre affida alle parole del direttore le giuste componenti teatral-filosofiche, la presidente Maddalena Bumma snocciola rassicuranti dati che riguardano pubblico e incrementi. “Abbiamo registrato un aumento di pubblico del 22%, una decisiva crescita degli spettatori che plaude al lavoro e all’impegno profuso nell’annata appena trascorsa, spettatori che hanno dimostrato affezione e fiducia nei confronti del TPE confermando la tendenza di crescita che sta vivendo il comparto culturale cittadino. C’è da sottolineare una nuova tipologia di pubblico, sempre più abituato all’acquisto last minute che cresce assieme alla fascia giovane (universitari e under 30) e risponde positivamente alla particolare proposta tematica della direzione.” Un successo che comprende anche il riconoscimento dell’incremento massimo del 10% del contributo da parte del MiC; inoltre, attingendo al Pnrr, con l’inizio della stagione termineranno i lavori di efficientamento energetico.
All’alzata del sipario il 7 novembre la danza del coreogrago Virgilio Sieni che si è liberamente ispirato al romanzo “Cecità” di José Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998 (un virus sconosciuto è capace di rubare la vista alle persone, tutti all’improvviso diventano ciechi, “Cecità” è una rieducazione alla vista, a un nuovo modo di sentire il mondo, il cieco non è uno solo ma un gruppo di persone che, attraverso gesti, tocchi, contatti, sensibilità, acquisisce un modo diverso di sentire e di vedere le cose e gli altri). Nella vetrina immancabili i grandi classici, da “Edipo re” per la regia di De Rosa e nell’interpretazione di Marco Foschi, il grande cieco per eccellenza, forse non già Tiresia, ma il sovrano parricida e incestuoso, incapace di guardare con il cuore e con la mente alla grande verità che gli si pone davanti, alle “Supplici” euripidee dirette da Serena Sinigaglia, da “Tartufo” – la cecità di Orgone – per la regia di Jean Bellorini, prodotto dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e dal Théâtre National Populaire de Villeurbanne alle “Tre sorelle” di Cecov in cui l’azione s’accentra esclusivamente in Maša, Ol’ga e Irina, bandito ogni altro personaggio. La drammaturgia è di Riccardo Fazi, la regia di Claudia Sorace. Si segnalano ancora la ripresa in periodo natalizio di “Solaris” nell’adattamento di David Greig, “Wonder Woman”, dove Antonio Latella e Federico Bellini guardano all’attualità di uno stupro di gruppo, un fatto realmente accaduto a Senigallia soltanto otto anni fa, un fatto di cronaca che ebbe come risultato l’assoluzione degli imputati, avendo deciso la Corte d’Appello di Ancona di assolvere gli imputati dal momento che la ragazza risultava “troppo mascolina” per essere attraente. Il progetto Kepler-452 sarà rivolto al “Capitale” di Marx, drammaturgia e regia di Enrico Baraldi e Nicola Borghesi, impegnato il collettivo di fabbrica lavoratori GKN, ovvero autentici operai di una fabbrica occupata di Campi Bisenzio, un testo dove “cieco è chi non vede come chiudere una fabbrica e licenziare 422 persone provochi una enorme sofferenza”.
Mario Martone sarà tra i personaggi più interessanti dei “Dialoghi”, che la scorsa stagione videro la presenza di Paolo Sorrentino; mentre da febbraio a maggio otto titoli occuperanno lo spazio di Palcoscenico Danza, diretto da Paolo Mohovich.
Elio Rabbione
Nelle immagini: il manifesto della stagione “Cecità” del TPE; il direttore Andrea De Rosa; una scena del “Tartufo” per la regia di Jean Bellorini; una scena di “Solaris” con la regia di Andrea De Rosa.
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