Il 18 maggio si è svolta a Palazzo Civico di Torino la Conferenza “I romeni in Italia tra vecchi stereotipi e nuovi orizzonti”, organizzata dall’Ambasciata di Romania in Italia, il Consolato Generale di Romania a Torino, insieme all’Istituto Di Studi Politici S. Pio V, Dossier Statistico Immigrazione – IDOS. L’evento, al quale hanno participato quasi 100 invitati, tra ricercatori, rappresentanti delle istituzioni italiane, forze dell’ordine, numerosi esponenti del mondo associativo e personalità romene che vivono nella regione Piemonte, si è tenuto presso la sede e con il patrocinio del Comune di Torino.
Durante il Convegno è stato presentato il volume bilingue “Radici a metà Trent’anni di immigrazione romena in Italia”, che comprende una serie di analisi e statistiche sociologiche multisettoriali, utili a capire le variegate dimensioni della presenza romena in Italia.
Sono intervenuti: l’Ambasciatore di Romania in Italia, Gabriela Dancău, l’Assessore Gianna Pentenero del Comune di Torino, Ioana Gheorghiaș, Console Generale di Romania a Torino.
“In questi 30 anni di immigrazione, la nostra comunità è cresciuta e si è sviluppata. I romenihanno superato il livello di bisogni basilari, come casa e lavoro, diventando nuovi cittadini inseriti nelle scuole e nelle università, come alunni e studenti, ma anche come docenti. Sono presenti nei luoghi di cultura, come artisti e creatori di bellezza, nei registri anagrafici delle camere di commercio, come imprenditori di alto livello”, ha affermato Ioana Gheorghiaș. Il console generale ha portato delle statistiche aggiornate con riferimento alla zona di competenza dell’ufficio consolare, statistiche che dipingono una comunità “proiettata verso il futuro”, con “oltre 4000 imprenditori, 1000 studenti negli amfiteatri dell`Università di Torino e altrettanti nelle aule del Politecnico , con migliaia di bambini e ragazzi di età scolastica che popolano le aule delle scuole di vario grado”.
“Torino è delle città italiane dove la complessità dei rapporti bilaterali tra la Romania e l’Italia si manifesta al massimo”, ha ricordato l’Ambasciatore Gabriela Dancău, elencando i numerosi eventi – economici, culturali, accademici – organizzati nell’ultimo anno proprio nel Piemonte, come frutto dell’ottima collaborazione inter istituzionale al livello bilaterale.
“Oggi è stato inaugurato il Salone Internazionale del Libro al Lingotto e non poteva mancare in questo contesto la presentazione del volume “Radici a metà – 30 anni di immigrazione romena in Italia”. La ricerca “riesce a cogliere fedelmente anche la dimensione umana che ha accompagnato l’immigrazione romena in Italia negli ultimi tre decenni”.
Parlando dello sviluppo del paese negli ultimi anni, l’ambasciatore ha parlato della trasformazione economica della Romania, ricordando il crescente scambio economico tra i due paesi, in continua evoluzione, anche a livelli decentralizzati.
A Torino, una città simbolo per l’industria automobilistica, ha menzionato che la Romania “produce oggi quasi lo stesso numero di autovetture quanto l’Italia, cioè 420.000 pezzi all’anno, 5 volte di più rispetto agli anni ’90”. Lo sviluppo del paese è dovuto anche agli sforzi e ai sacrifici dei romeni emigrati, tra cui spicca quelli arrivati in Italia. La comunità romena in Italia negli ultimi 30 anni ha subito enormi cambiamenti e oggi siamo testimoni di nuove esperienze di successo, senza necessità di evocare il carattere. L’integrazione individuale è frutto del loro lavoro, dei loro sacrifici, dell’impegno delle autorità romene, della Chiesa ortodossa, cattolica e greco cattolica, che sono state una guida e hanno portato sollievo e speranza e non per l’ultimo della disponibilità mostrata dalla società italiana che ha accolto la comunità romena all’estero. L’integrazione è anche frutto dell’impegno di istituzioni come l’IDOS e San Pio V, che, in una visione lungimirante, si sono fatte una ragione nello spiegare l’evoluzione positiva verso l’integrazione, a differenza di mostrare episodi isolati ai quali spesso la stampa e i politici hanno dato visibilità in questi ultimi 30 anni. Per questo ringrazio sentitamente i ricercatori e gli autori dei singoli capitoli”.
I curatori del volume, Antonio Ricci, ricercatore del Centro Studi IDOS e Miruna Cajvaneanu, giornalista romena, hanno presentato i dati e le conclusioni della ricerca, con un focus sulla presenza romena nel Piemonte.
Antonio Ricci ha presentato l’evoluzione, attraverso dati statistici, della presenza romena in Italia.
Eccone alcuni: “Nel 2020 i titolari di impresa nati in Romania sono 50.230, di cui 30.426 nelle costruzioni (si tratta di un vero e proprio passaggio verso il lavoro autonomo nello stesso settore in cui è tuttora convogliata una buona parte dei lavoratori romeni alle dipendenze, tanto che in taluni casi si tratta di para-imprese nate per soddisfare i rapporti di sub-fornitura). Negli anni più recenti l’imprenditoria romena ha trovato nuova linfa grazia alla progressiva apertura a nuovi ambiti di attività, trainata dal ruolo crescente delle donne.
Nel 2020 il valore aggiunto generato dai lavoratori stranieri in Italia è stato pari a 146,7 miliardi di euro, cioè al 9,5% del PIL, e tenuto conto che i romeni in Italia rappresentano oggi il 20,8% della presenza straniera, è doveroso riconoscere ai lavoratori romeni di contribuire ogni anno ad almeno il 2% del PIL italiano”.
In Piemonte c’è un’importante comunità romena, che comprende 73.074 lavoratori (64.739 dipendenti, 7.754 autonomi, 581 parasubordinati). Ci sono anche 4.028 pensionati (1.631 pensioni IVS, 1.858 pensioni assistenziali, 331 pensioni assistenziali, 208 più di una tipologia).
Ecco come viene distribuita la presenza sul territorio nelle varie provincie: Torino si trova al primo posto, con 88.068 presenze (42,2% sul totale degli stranieri), Cuneo – 15.775, Alessandria – 12.632, Asti– 6.724, Novara 3.683.
Miruna Cajvaneanu ha esposto alcuni aspetti qualitativi rilevati dalla ricerca, con luci e ombre. E’ stato notato come al livello associativo, l’impegno della comunità non è omogeneo e ha ancora margini di sviluppo. Molto più significativa è la dimensione religiosa (sul territorio italiano ci sono oltre 400 parrocchie ortodosse, e una cinquantina tra quelle cattoliche di rito latino e greco cattoliche. Dal punto di vista della cittadinanza attiva, sono pochi i cittadini romeni che esercitano il loro diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative ed europee, in qualità di cittadini comunitari. Dall’indagine sociologica realizzate nell’ambito della ricerca, è emerso che “i romeni si sentono a casa in Italia, come in Romania, e devono fare i conti con un’integrazione transnazionale sui generis. Interessante notare che il trasferimento della cultura romena alla generazione dei bambini risulti ridotto e generalmente limitato all’uso della lingua romena nello spazio familiare. Da questo punto di vista è probabile che il risultato finale possa essere l’assimilazione”. Inoltre, 46% dei romeni che vivono in Italia dichiarano si sentirsi “cittadini europei”.
Hanno raccontato poi la loro esperienza di successo in Italia: la designer Mioara Verman, Luciana Enescu, organizzatrice e promotrice di eventi caritabili di anvergura nel Piemonte e Viorel Bohotici, giovane ricercatore al Politecnico di Torino.
Luciana Enescu, nata in Bacău, ha lavorato prima come baby sitter, poi, dal 2003 ha iniziato un percorso nel campo dello spettacolo benefico. Dal 2013 con la sua “Eneselle Spettacoli” organizza e promuove diversi eventi di beneficienza, per realtà importanti come AIDO Torino (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, tessuti e cellule), FMRI Torino (Federazione Malattie Rare Infantili), Lila Piemonte (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids), FPRC (Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro, Candiolo).
Mioara Verman, sarta e stilista, vive a Torino da più di 25 anni. La passione e determinazione per il suo lavoro non è passa inosservata ed è diventata Presidente Federmoda – CNA Torino. Da quasi 17 anni gestisce la propria attività, è madre di due figli ed è spesso impegnata in svariati impegni sociali per i più fragili.
Viorel Ionut Bohotici è un promettente studente di Ingegneria Elettronica presso il Politecnico di Torino. Appassionato di Matematica, Fisica, Chimica, e Biotecnologie. Diplomato a Jesi in biotecnologie sanitarie, dall’età adolescenziale ha svolto innumerevoli attività nel campo della ricerca scientifica. Ha presentato i suoi progetti all’Expo di Dubai, ed in varie competizioni scientifiche tra cui il “Regeneron ISEF di Atlanta” dove è arrivato 4°. Grazie ai suoi progetti, ha preso parte alla serie “Science Fair” della prestigiosa “National Geographic”.
L’evento è stato moderato da Benedetto Coccia, ricercatore dell’Istituto di Studi Politici S. Pio V, che sottolinea la “vicinanza dell’anima” tra Italia e Romania, per citare uno studioso romeno. “Una vicinanza dovuta non tanto alle vicende che recentemente hanno indirizzato una quota consistente dell’emigrazione romena in Italia, rendendo di fatto il gruppo romeno
la comunità straniera più numerosa nel nostro Paese (quasi il 23% dell’intera popolazione straniera residente in Italia), quanto piuttosto alle comuni origini neolatine che hanno dato, sin dall’antichità, a queste due popolazioni, solide radici filosofiche, giuridiche e culturali comuni.” E da qui anche il nome della ricerca, “Radici a metà”, che si riferisce anche al sentimento di appartenenza, d’identità dei romeni che, ormai da anni, vivono in Italia.
Si tratta della terza edizione di una fortunata serie di Convegni con lo stesso tema, promossa dall’Ambasciata di Romania in Italia sul territorio italiano. Le prime tappe sono state in Campidoglio, alla presenza del Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e a Firenze, presso sede della Regione Toscana, con la partecipazione del Presidente della Regione, Eugenio Giani.
Foto Mihai Bursuc
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