Prendete posto, dimenticate gli altri impegni: su Rai 5 è di scena il Teatro Regio

Venerdi 14 alle 22.45, e domenica 16 aprile alle ore 20.15, Rai 5 trasmetterà il documentario  “Regio 50. Ci si mette molto tempo per diventare giovani”, di Roberto Giannarelli e Francesca Nesler, che racconta il Teatro Regio di Torino in occasione del cinquantenario dalla sua riapertura.

Nella notte tra l’8 e il 9 febbraio 1936 un violento incendio distrusse il Teatro Regio. La città perse un simbolo del potere, un luogo di cultura ma anche un gioiello dell’architettura settecentesca. La città affidò immediatamente agli architetti Morbelli e Morozzo della Rocca la ricostruzione del teatro, ma quel progetto non vide mai la luce.

Nel 1965 i lavori di ricostruzione passarono in mano a un pazzo visionario: Carlo Mollino. Architetto, designer, fotografo e studioso torinese, Mollino rappresenta a pieno l’assunto che spesso il confine tra genialità e follia è impercettibile.

Mollino progettò un teatro dalle linee futuristiche, una navicella spaziale che sembra sospesa nell’aria e fu per questo molto criticato. I torinesi inorridirono scoprendo di non ritrovare il teatro che fu inghiottito dalle fiamme. Il teatro riaprì tra critiche feroci il 10 aprile 1973. Cinquant’anni dopo, la Rai celebra Mollino con un documentario che andrà in onda, su Rai 5, venerdì 14 alle 22.45 e domenica 16 aprile alle 20.15, all’interno di una lunga maratona di opere liriche prodotte e messe in scena al Teatro Regio.

E allora scopriamo che Mollino ha concepito il teatro pensando al corpo di una donna, simbolo di fertilità e che il palco ne rappresenta il ventre. L’intero spazio è a forma di uovo, senza coordinate, dove lo spettatore è destinato a perdersi. Ed ancora, il boccascena ricorda un televisore anni 60, il soffitto richiama la forma di una conchiglia, la platea è un’unica struttura di cemento armato degradante con una catena di palchi anch’essi degradanti, dalla visuale perfetta.

50 anni fa Mollino regalò alla città un capolavoro d’ingegneria capace di ospitare coloro che lo avrebbero riempito di cultura, bellezza, innovazione. Nel documentario ritroviamo dunque il direttore Noseda e lo scenografo e regista Poda, ma anche i grandi nomi della lirica come Raina Kabaivanski, ingaggiata nel 1973 per inaugurare il teatro insieme a Maria Callas. E della Casta Diva, Kabaivanski racconta con affetto e ammirazione gli insegnamenti su postura e canto

Lo speciale, che nasce dallo storico sodalizio tra Rai e Teatro Regio, è intitolato “Ci si mette molto per diventare giovani”, da una frase di Pablo Picasso. “Un documentario che racconta la storia del teatro ma che cerca di indagare anche le prospettive per il futuro” ha commentato Francesca Nesler, di Rai Cultura, alla presentazione per la stampa.

Il documentario fa parte di una serie di eventi per celebrare il 50 anni del Regio. Sabato e domenica è possibile, con visite gratuite, visitare la struttura e ficcare il naso dietro le quinte, scoprire l’incredibile groviglio di scale che si rincorrono a partire dall’ingresso o ammirare la maestosa torre del palcoscenico. Il sovrintendente Jouvin ha sottolineato la volontà di continuare a progettare eventi per attirare un pubblico quanto mai vasto, a cominciare dai giovani che con la Carta dedicata agli Under 30, possono acquistare biglietti a prezzi agevolati.

La mia sensazione, entrando qui, è sempre quella di essere in un luogo che potrebbe esser stato inaugurato ieri. Più che sospeso nel tempo, a me sembra che il Teatro Regio sia sempre un passo avanti, ad anticipare mode, infischiandosene delle critiche. L’esempio perfetto del carattere torinese. Buon compleanno caro Teatro Regio.

Lori Barozzino 

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