Come eri bella classe operaia. Appunto, come “eri” bella classe operaia. Eri…, ora sei ridotta a poche migliaia. C’è ancora chi vive nel mito del tuo ricordo, ma come si è più volte detto: la nostalgia non è una proposta politica. Il libro scritto dal Professor Romolo Gobbi che, a cavallo degli anni 70 e 80, fu indiscutibilmente il mio principale punto di riferimento culturale e politico.
Era dal 1989 che non lo vedevo e sentivo più. Proprio dal giorno della presentazione della prima edizione di “Come eri bella Classe Operaia”, alla libreria Comunardi. E 6 mesi fa, casualmente, passeggiando in riva al lago di Viverone, l’ho rincontrato. Immutabile nei suoi 86 anni portati magnificamente.
Romolo Gobbi scrive di sé “Il punto di vista operaio ha dominato la mia lunga e tormentata formazione politica dentro e fuori il Partito Comunista. Nel corso di questa esperienza mi sono incrociato coi principali protagonisti dell’operaismo italiano, dai quali mi distinguevo ( e mi distinguo?) Per un innato senso di ironia, accompagnato da profonda insicurezza, che mi hanno impedito di prendermi troppo e comunque sul serio. Anche nei momenti di maggiore coinvolgimento emotivo riuscivo in un certo punto a vedermi dal di fuori e a salvarmi dal settarismo. Ovvero sono stato settario a più riprese, ma mai a lungo sulle stesse posizioni”. E bravo Romolo, ottima sintesi su te stesso. Ed ecco. Una sua capacità: la sintesi. Scrive in modo asciutto. Senza inutili fronzoli ed in modo chiaro ed esplicito. Vero, ha un ” caratteraccio “, ma si sa che la perfezione non è di questa Terra. Passeggiando mi spiega: ho imparato questa sintesi scrivendo i primi volantini, quando studiavo e lavoravo per il Sindacato Torinese. Dovevo e volevo farmi capire dagli operai. Gli chiedo: posso parlare di te? Ma no, non è necessario. Io sono quello che ho scritto, io sono i miei libri.
Va bene, anche se per me è decisamente difficile. Allora mi abbandono a personali ricordi. Nel luglio del 1980 vacanze all’isola del Giglio. Giornata tipo, era una mattinata di sole e poi lui ed io passavamo il pomeriggio a chiacchierare. In realtà parlava di più lui, se si vuole il classico rapporto tra professore e discepolo. In particolare, mi descriveva cosa sarebbe successo in Fiat a settembre. Ero responsabile dei giovani comunisti delle fabbriche. Precisamente le cellule dei giovani comunisti erano al Lingotto, Mirafiori e alla Lancia di Chivasso. Dopo i 35 giorni di sciopero e i 23 mila in cassa integrazione ebbe inizio l’inesorabile declino quantitativo e qualitativo della classe operaia, del Movimento operaio e dell’operaismo. Ci fu un sussulto con la rivista “Laboratorio politico”, rivista promossa dai bei nomi dell’operaismo italiano, primo fra tutti Mario Tronti.
Romolo Gobbi ebbe la idea di realizzare un questionario rivolto ai giovani operai. La distribuzione del questionario fatta dai giovani comunisti. Oltre 200 risposte. Con relativa pubblicazione. Convocato dal segretario del PCI torinese fui ricattato: “Se firmi sei fuori dal Partito”. Stupidamente non firmai, appunto sbagliando. Poi, nel settembre del 1982, cambiai lavoro. Non frequentavo più l’Università ed i rapporti con Romolo si diradarono.
Prima della Bolognina uscì la prima edizione di Come eri bella classe operaia. Un libro decisamente autobiografico. Soprattutto un libro che sanciva la fine di quella esperienza politico intellettuale. Ancora una volta Romolo Gobbi anticipava i tempi della sinistra, del partito comunista, del sindacato classista sul viale del tramonto. Romolo Gobbi ci ha sempre abituati ed insegnato ad andare oltre, cercando delle verità nascoste dall’ideologia. Lo è stato nel superamento storico del Mito della Resistenza. Verità scomode ovviamente che venivano rifiutate proprio per la loro scomodità. Rifiutate, omesse e rimosse ma decisamente fondate. 40 anni fa Romolo parlava e denunciava l’aumento sconsiderato della popolazione mondiale.
Con tutte le conseguenze, sia di carattere alimentare sia sui possibili esodi migratori.
Emblematico l’esempio che fa nella seconda edizione. In Cina vengono allevati 400 milioni di maiali e l’allevamento dei suini è altamente impattante sull’ambiente. L’Europa non sa che fare sull’esodo di massa che sta avvenendo. Anche gli States non sanno che fare ed ora pure libici e algerini sono contro chi ha la pelle nera. Insomma, caos allo stato puro. 40 anni sono tanti e se la politica ed i politici, in particolare, fossero intervenuti decenni fa non saremmo in queste condizioni. In verità, anche i potenti della Terra sapevano ma non avevano la convenienza nell’intervenire. Ora mi sa che sia troppo tardi. Ma fa indiscutibilmente piacere sapere che professori ed intellettuali, seppur minoritari, come Romolo Gobbi, continuino nel non mollare e a scrivere ciò che pensano. Questa e stata la vita di Romolo Gobbi ed il suo insegnamento: prendere una direzione ostinata e contraria per cercare quei perché e quelle verità scomode, ma pur sempre verità.
PATRIZIO TOSETTO
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