I figli di coppie gay

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Lo stop del Prefetto al sindaco di Milano alla trascrizione dei figli di famiglie omogenitoriali  ha suscitato un vespaio di polemiche.
 Gli attacchi al governo che applica la vigente legge, sono stati roventi. Non si parla di famiglie gay, ma di coppie gay, non è una differenza di poco conto. Che il Senato abbia bocciato  il “certificato europeo di filiazione”non credo sia uno scandalo e non necessariamente quel voto ci fa identificare  con l’Ungheria illiberale. Qui non si tratta di non tutelare i figli delle coppie gay, ma di accertare se l’affitto dell’utero come e’ stato definito un po’ brutalmente, sia lecito o non lo sia.
Giustamente si parla di coppie gay e non di famiglie, come alcuni invece le definiscono del tutto impropriamente. Credo che sia ancora lecito dire che l’utero in affitto stravolge totalmente l’idea di famiglia. Due donne o due uomini come genitori a me non sembrano accettabili perché distorcono in partenza   l’educazione dei figli. La famiglia e’ quella formata da  un uomo e  una donna, come dice la laicissima Costituzione italiana.  I diritti dei figli vanno tutelati sempre, ma il problema sono i genitori e il non diritto di generarli attraverso l’utero in affitto che la legge italiana per ora  non consente . Per altri versi non esiste negli ordinamenti un matrimonio gay, ma esistono le unioni civili . Esse non contemplano la “nascita “ di figli. La strada potrebbe essere l’adozione ma anche qui avrei delle forti riserve.
La sola idea di andare contro la natura che stabilisce  senza margini di dubbio che la procreazione si realizza attraverso il rapporto sessuale tra un uomo e una donna, mi sembra degna di una riflessione  approfondita. Anche lo Stato più laico non può stravolgere la natura.
Non confondiamo i diritti con i desideri e non dimentichiamo anche i doveri imposti ai genitori. Sarò attardato e oscurantista, ma io non riesco ad unirmi al coro anche questa volta. Io scelgo sempre il libero pensiero, mai l’omologazione. Anche  in questa occasione dissento perché capisco il problema umano, ma non accetto lo stravolgimento dell’idea di famiglia che offende la dignità stessa della donna ridotta a fattrice che il femminismo, ma non solo, non potrà mai accettare.
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