“Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti” Al “Museo della Montagna” di Torino

David Smart presenta il suo libro dedicato al grande alpinista triestino

Martedì 7 marzo, ore 18,30

Fra i più grandi alpinisti del Novecento, non solo d’Italia ma dell’intero panorama internazionale, cui si deve l’apertura di circa 200 nuove “vie” fra Dolomiti e Alpi Giulie, Leonardo Emilio Comici (Trieste, 1901 – Selva di Val Gardena, 1940), sarà ricordato martedì 7 marzo (ore 18,30) al “Museo Nazionale della Montagna” di Piazzale Monte dei Cappuccini 7, a Torino, attraverso la presentazione del libro “Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti” (Solferino) a lui dedicato dall’alpinista statunitense David Smart, intervistato, per l’occasione, dallo scrittore giornalista e alpinista torinese Enrico Camanni, all’interno della rassegna “Leggere le montagne”. Vincitore del “Banff Mountain Book Competition 2020” (per la categoria “Climbing Literature”), il libro di Smart é libro di narrazione, ma anche di sottile introspezione, teso ad indagare l’indubbia e particolare “complessità” di Comici, non solo fermandosi all’innegabile talento e alle molte “prime volte” che gli si possono attribuire, ma anche frugando in “quella sua personalità sfaccettata – si è scritto – interprete delle tensioni di un’epoca in cui spinte conservatrici e culto della modernità s’intrecciavano strettamente, anche quando si trattava di scalare”. A renderlo unico, per molti il miglior scalatore in assoluto negli anni compresi fra le due guerre mondiali, erano la “purezza di stile” e la quasi “mistica” ricerca della “linea esteticamente più pulita” da seguire per l’ascesa in vetta. “Folle ed eroico”: così il giornalista e scrittore Giorgio Ballario ebbe a definire nel suo libro “Fuori dal coro. Eretici, irregolari, scorretti” (Eclettica Edizioni), il gesto di scalare – com’era solito fare Comici – una parete con la tecnica della “goccia d’acqua”, cioè scegliendo sempre la via più dritta, a prescindere dalle difficoltà tecniche. E, del resto, scriveva lo stesso Comici nel suo “Alpinismo eroico”– pubblicato postumo da “Hoepli” nel ’42 – ricordando la conquista nel ’37 (da solo e senza corde) della “Cima Grande di Lavaredo”: “Da che cosa ero pervaso io? Da una forma di pazzia o di sadismo alpinistico, forse? Non so, ero ebbro, sì, ma cosciente: perché mi sentivo la forza fisica di superare lo strapiombo e la sicurezza morale di dominare il vuoto. Riconosco a priori che l’arrampicamento solitario su pareti difficili è la cosa più pericolosa che si possa fare … Ma ciò che si prova in quel momento è talmente sublime che vale il rischio”. Imprese rese possibili da un coraggio e da capacità fuori dal comune, che più volte avrebbero potuto mettere (e forse misero) a serio rischio la vita di Comici, il quale (tragica fatalità!) morì invece, il 19 ottobre del 1940, per un banale incidente – la rottura di un cordino di cui stava provando la tenuta – sporgendosi da una cengia nella palestra di roccia di Vallunga, a Selva di Val Gardena. Tradito, per sua leggerezza, da quella montagna che fu per lui “vita” a tutto tondo. E di cui si parlerà con ampiezza di racconti nella presentazione del libro di David Smart, dove pur anche emergono, però, i capitoli fondamentali della sua breve esistenza terrena: l’estrazione proletaria, la devozione per la famiglia, fino alle sue turbolente (pare) relazioni con l’universo femminile.

L’incontro al “Museo Nazionale della Montagna” è organizzato dalla casa editrice “Solferino” in collaborazione con il Museo di piazzale Monte dei Cappuccini, la Biblioteca Nazionale del “Club Alpino Italiano”, il “Salone Internazionale del libro” di Torino, “MontagnaLibri | Trento Film Festival” e “Premio ITAS del Libro di montagna”.

Bookshop a cura di “Libreria della montagna”.

Info: tel. 011/6604104 o posta@museomontagna.org

g. m.

Nelle foto:

–       Cover “Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti”

–       David Smart

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