Formidabili quegli Anni ‘70 in Barriera tra felicità e angoscia

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Era proprio brutta la moda negli anni 70.

Camicie con il collo a punte lunghe e poi quegli orribili pantaloni a zampa d’elefante. Anni ruggenti della prima crisi energetica. Delle domeniche a piedi. Dove si riscoprivano  le biciclette. Sia ben chiaro, non c’era nessuno che sgarrava. E poi girare in pullman o tram non era una novità. Si andava a piedi, quando si giocava in casa o in tram fuori casa. C’era sempre quell’odore acre di benzina bruciata e in inverno passavi le dita per togliere la fuliggine dai muri. In Barriera c’era anche chi viveva in negozi adibiti ad alloggi. Di giorno la saracinesca  alzata per ottenere un po’ di luce. Sentivi odori di cucina da improvvisati e pericolosissimi fornelli.
Giusto per una questione anagrafica siamo figli degli anni 70. Dove siamo passati dalla adolescenza alla maturità. Dalla  fine delle medie all’università. Anni in cui abbiamo perso la verginità in tutti i sensi. Anni di primi amori o di amori che sono durati anche trent’anni. E poi sport a gogò. Mi “diagnosticarono” instabilità psico-motoria. Insomma non ero capace a stare fermo. Così ginnastica artistica, atletica leggera , un po’ di calcio e pallavolo e poi, giusto per non farmi mancare nulla, ciclista per la squadra di Pezzani che aveva il laboratorio in via Feletto, quasi angolo corso Vercelli. E  la grande vittoria del liceo scientifico Albert Einstein in Barriera.
Anche i figli del proletariato volevano  laurearsi.
In Barriera arrivava tutta la zona nord. San Mauro o Settimo fino ad un bel pezzo del Canavese. Dopo il primo anno ci siamo inventati le ore di lezione di 50 minuti.
All’una del pomeriggio era tutto finito. Laboratori? Sulla carta c’erano. In pratica poca cosa. Alcuni “ritocchi” di fisica e qualcuno come Nando Cabrini che si sforzata di insegnarci la teoria della relatività.
Per allora , forse, la scuola più moderna. Ampi spazi, addirittura 2 palestre con canestri annessi. E due primi posti ai giochi studenteschi. Mica sono noccioline.
Il territorio era nostro e crescevamo. Furono dieci anni di felicità ed angoscia. Uno strano misto tra totale libertà e paura di quello che avveniva. Gli anni 60 furono appannaggio del terrorismo stragista nero. E proprio agli inizi anni 70 la fondazione delle  Br e il terrorismo rosso non si fermò più. Da un lato il 1975, quando tutte le grandi città d’Italia erano governate dalla sinistra. Dall’altra il 1976 con il recupero della Dc che sembrava immortale. Da un lato il colpo di stato fascista in Cile e dall’altro la libera generazione  del Vietnam del sud: il primo maggio a Saigon stanno sfilando i vietcong.
Pure l’Africa era in subbuglio. Mpla in Angola vincerà. Ed anche il Portogallo, Spagna e Grecia diventavano democratici  e Berlinguer si inventava l’euro comunismo. Speranze e delusioni si alternavano velocemente.
Bocciato a scuola e mio padre morto troppo presto. Sposo solo a 21 anni Antonella. Vero che non durerà tutta la vita ma che meravigliosa figlia come Alice oggi Avvocato che, fortunatamente, ha preso dalla madre.
E non siamo solo al ricordo. Quando si gira la boa,  navigando verso i 70 anni, c’è anche voglia di valutazioni esistenziali e morali.
Del resto l’etica è parte di noi. Gli anni 70 furono anche, se non soprattutto, questo:  anni formativi. Furono anche anni violenti, troppo violenti , ma pure anni di speranza. Indubbiamente contradditori.
Un po’ come  è stata la nostra vita.
Anni in cui è valsa la pena averla vissuta.

PATRIZIO TOSETTO

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2 Comments

  1. Ho studiato all’Einstein in quegli anni, quando c’era ancora la CEATc con gli scioperi degli operai sempre supportati da noi studenti. La nebbia e la puzza di gomma erano la regola e si miscelavano a a quella del caffè, il Liceo era nel bel mezzo delle due fabbriche. Durante i cortei si urlavano slogan terribili, pensavamo fossero solo parole, fino a quando non s’infiltravano gli estremisti che le volevano attuare, e fu così che capii che non andava molto bene e noi studenti tranquilli ci allontanavamo presi per crumiri. Appena maggiorenne tra il quarto e quinto anno mi sposavo per amore, ma era l’unica soluzione, la famiglia non appoggiava le mie scelte, era l’unico modo per uscirne. Ho fatto le domeniche a piedi, ma le mie lo erano sempre, la differenza era che non c’erano le macchine. Sono tra quelle che continua la storia e guarda al passato ma per andare avanti e tentare di migliorare il futuro. Nel 1976 conseguivo la maturità scientifica, penalizzata dai prof di sinistra che ostentavano il 6 politico per tutti, fu leggermente di più, ma devo dire grazie a loro se il giudizio è stato appiattito verso il basso, con maggiori difficoltà successive per trovare lavoro. Ce l’ho fatta lo stesso e ne sono orgogliosa, dopo 20 anni mi sono iscritta all’università lavorando, prima non era possibile e mi laureavo in tempi da record. Questa ex ragazza di barriera ce l’ha fatta, ora continua a lavorare è nonna e sta scrivendo su molte di queste cose, partendo dal suo percorso da migrante fino a Torino con ironia e senso critico. una domanda continua a sorgermi? Ma come ci vestivano e ci pettinavamo, certo che ne avevamo di voraggio

  2. diplomato nel 84, hai riportato a galla bellissimi ricordi. Le interminabili passeggiate in Corso Giulio, le serate in Piazza Respighi, la giovinezza, insomma.

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